sabato 19 luglio 2008

La partenza non è una cosa astratta. E' solida, come una pietra squadrata di granito. Ho abbracciato gli amici, salutato le persone giuste nel modo corretto, ho abbandonato la mia abitazione lungo il fiume per rimettermi in cammino. I secondi rubano secondi ai secondi. Il tempo si assottiglia. Lo zaino è pronto ed io con lui. Domani mattina prendo il treno.

Quando digiterò le prossime righe, sarò lontanissimo, in Mozambico.

venerdì 18 luglio 2008

Nella borsa dello spazzolino, che ho recuperato a casa dei miei, ho trovato la sabbia del sahara. Sto facendo lo zaino. Sono pronto a ripartire.

lunedì 14 luglio 2008

Il conto alla rovescia scandisce gli ultimi numeri. Meno cinque. Una parte di me scalpita pronta a prendere il volo verso terre lontane e ancora ignote, un'altra è smarrita tra i primi saluti e le ultime compere. Il cielo è terso, l'ansia non prevale anche se vorrebbe. Devo ancora fare un milione di cose in questi giorni, ogni secondo prezioso è perfettamente inserito in un disorganico quadro generale. Sabato si festeggia, assieme agli dei, si danzerà intorno al fuoco per il buon auspicio.

sabato 12 luglio 2008

Questa ocarina buffa e panciuta è un nuovo tentativo per avvicinarmi in modo leggero alla musica. Impugnata per il bocchino sembra una pistola spaziale. L'idea di portarla con me in Africa è legata alla possibilità di cantare, per ogni luogo, le note più adatte e far smarrire le onde sonore negli spazi più ampi.
Oggi ho montato la mia tenda da uno. E' tutto lo spazio necessario per un viaggiatore solitario. Forse sufficientemente stretta per non sentirsi troppo soli. Le ho già trovato un posto d'onore nello zaino.

giovedì 10 luglio 2008

Quando si perde un amico i prati al mattino piangono grosse gocce di rugiada salmastre. Sale una lieve brezza fra gli abeti e nasce uno strano concerto di rami secchi, di terra umida e cortecce screpolate. Fin da piccolo ho sempre saputo che basta un chiodo per far sanguinare la resina dall'albero ed anche nell'anima non sempre le cose tornano al loro posto, non sempre quello stesso chiodo viene poi estratto.
Chino il capo, il mento rivolto verso il mio stesso dolore, di cui forse sono in parte responsabile. Il mio continuo cangiar di forma non sempre viene accettato, non sempre visto di buon occhio, le espressioni di amore viste da altri occhi si trasformano in espressioni volgari, l'oro in bigiotteria. Vorrei non ricordare certe parole di cattiveria, vorrei non ricordare questo tuo piccolo errore che svela distanze incolmabili e ne produce altrettante.

Non so ancora per quanto tempo mi porterò dentro questo ticchettio di pioggia, sommesso ed attutito, nel profumo di muschio del sottobosco invernale.

domenica 6 luglio 2008

Acquazzoni estivi. Portano una atmosfera smorta, come se i colori non potessero brillare con il loro consueto splendore. Strimpello "la canzone dell'amore perduto" alla finestra, seduto sul parapetto, mi emoziono con le mie stesse parole. Nella mia vita iniziano a definirsi due categorie di persone, quelle capaci, almeno in parte, di vivere la vita e quelle invece che ci si aggrappano soltanto. E' una questione di intensità, di luce negli occhi. Luci capaci di accendersi nella penombra discreta dell'amore tra gli esseri umani o di spegnersi quando apparire è l'unica forma di esistenza possibile.

Come al solito, gran parte delle problematiche degli esseri umani sono legate alla densificazione della materia, alla nascita della realtà così come la pensiamo ed al tracciare un inevitabile confine tra Io ed Altro.

venerdì 4 luglio 2008

Solitudine che mi accompagni,
nemica presente
assenza solida
di ricerca solitaria.

Sei un deserto lunare
di ossidiana nerastra,
nell'afa e nel vento del Sahara.

Sei una distesa fangosa e brulla
di cani enormi che imprecano lontani
sporca di chiazze nevose e bagnate.

Sei una stanza umida e fredda,
un trucco di cemento screpolato
con un solo singolo letto.

Sei tutti i passi solitari
che il mio cuore muove
per evadere dal sentiero
che plasmi instancabile,
sotto i miei mocassini d'indiano.

Sei l'infinitesima prospettiva di me stesso
nata nell'insinuarsi ed ampliare
i confini del reale.
Certo, c'è parecchio da farsi il culo: relazioni, riunioni, impegni vari, ma non va affatto male. Studio in giardino, ascolto buona musica ed ogni giorno accadono eventi incredibili per valore ed intensità. Solamente due settimane all'Africa ed un nodo a livello emozionale che unisce trepidazione, paura, aspettative, voglia di restare e voglia di partire. Ieri notte, verso le tre, per la prima volta dopo qualche mese ho ripensato a quella solitudine del viaggiatore che a breve sperimenterò di nuovo, a quella desolazione profonda che mostra le cose per quello che sono nella loro realtà solida. Mi preparo psicologicamente e fisicamente. Inspiro. Non va affatto male.

giovedì 3 luglio 2008

Il lavoro notturno è un lavoro da puttane. Sono stato a fare il mio giretto fino alla residenza brennero, scendo dalla macchina ed una africana dal viso largo che mi coglie di sorpresa mi domanda se mi deve aspettare. "Sai, anch'io sto lavorando" mi è uscita naturale, mi è sembrata poi una rievocazione di quel "perchè io no?" di Amici Miei, all'incontrario. Via brennero, nella notte estiva è una vetrinetta - a volte nemmeno così attraente - di puttane in compagnia e di uomini soli, molti vecchiotti, che camminano solitari come se tornassero a casa proprio per di là. Tutta la tristezza è dalla parte di chi affitta un corpo e che passeggia solo per una via larga, alla ricerca di chissà quale soddisfazione dei sensi. Dall'altro lato ci sono storie orribili di sfruttamento, ma comunque, non tutta questa malinconia.