giovedì 30 ottobre 2008

Non tutti i pinguini si comportano come i loro simili. Uno di essi, mentre attraversa assieme agli altri le desolate lande antartiche in compagnia dei suoi simili si ferma, come disperso in un nulla bianco, rapito da non so quale intendimento o fulmineo atto di comprensione. Smette di sgambettare e dentro a quell'essere penetra tutto il vuoto esterno, tutto il ghiaccio cristallino di una subitanea realizzazione. E' solo, con le sue ali utili solo nell'acqua, indugia qualche altro istante. Infine si gira e punta diritto verso le montagne a cento chilometri di distanza, verso il cuore del polo, verso luoghi da dove nessuno dei suoi simili è mai tornato. Ed eccolo lì, lo vedo dentro di me, mentre cammina non più ridicolo ma sempre goffo verso l'ignoto e dentro nasce e si prende forma una domanda: perché? Dove te ne andrai pinguino solitario...

Ringrazio Werner Herzog per voler concedere agli esseri di questo mondo, soprattutto a noi uomini, il giusto spessore. Siamo così profondi ed unici, così perfetti nella nostra nudità ed invece ci ostiniamo a fingere. Solamente fingere. Sono così intensi i momenti in cui riesco a stabilire un legame vero con le persone, completi...but often we have to be at the end of the world to encounter our brothers.
Fa uno strano effetto: essere qui in una portineria a Trento, con l'autunno che fruscia tra le foglie gialle degli aceri seminudi e riguardare delle foto di se stessi mai viste, scattate in Mozambico qualche tempo fa sotto altri cieli. le stesse persone che erano con me vivono in una luce diversa. Forse questi scatti riscaldano semplicemente il cuore. E' stata una sopresa inaspettata.
la sveglia suona alle sette in punto. titiditiii titiditii apro gli occhi e subito li richiudo...molteplici pensieri si affollano nella mia mente come persone in coda per un biglietto alla stazione. si spingono e si confondono. chiudo gli occhi. riapro gli occhi e guardo l'orologio...ore otto e quindici secondi, dovevo essere al lavoro qualche istante fa. wake up. mi serve un paio di calzoni, di calzini, che felpa metto? calda, comoda, faccio lo zaino, sento voci in cucina: esco dalla stanza. Luciano fuma una sigaretta mentre si prepara un tè, è più sveglio del solito stamane. ci salutiamo. cric crac sento dei rumori dietro in corridoio, mi volto di scatto ed una donna di circa cinquant'anni mi sorride e dice "salve" "salve?" boh, rispondo incerto. è in camera di aldo. rincorro luciano in camera sua, oltre il salotto. "luciano ma chi è quella signora?" "pulisce la camera di aldo" "ma dovaldo" "aldo è andato via la settimana scorsa, ha avuto problemi con il permesso di soggiorno ed è dovuto tornare in albania". non me ne sono accorto, ci rimango male. non l'ho salutato, lui era sempre chiuso in camera oppure dalla sua ragazza a bolzano. che farà in albania adesso? strano strano strano e dietro quella signora pulisce la stanza che non avevo mai visto, la stanza spoglia che era di aldo che è tornato in albania. uffa. scendo le scale e fuori il sole squarcia brillante il cielo mattutino dopo la pioggia di ieri. ci sono nuvole pesantissime in cielo, grandi come navi da crociera e gonfie come mongolfiere. il bondone illuminato si riempe dei colori dell'autunno. accidenti. tira un vento forte ed antipatico. mi rinchiudo nel cappuccio. dovevo essere al lavoro quindici minuti fa e aldo è in albania ed è una bella giornata dopo la pioggia. dovrei scrivere di tutto questo, dovrei farlo.

mercoledì 29 ottobre 2008

Se c'erano ancora dei dubbi, da ieri pomeriggio alle quattro non ho definitivamente più giudizio. Anche l'ultimo dei quattro moschettieri smaltati che avevo in bocca è caduto, strappato alla vita ed al nervo sotto i terribili colpi di una pinza-sradica-denti. Non so a quali scelte pazze mi porterà questo avvenimento, ma di sicuro nessun potrà più rinfacciarmi di essere stato spregiudicato! Con così poco giudizio!

Rimango sempre colpito dalla brutalità e dalla violenza precisa, necessaria per staccare un osso dalla carne viva. Il sapore ferruginoso del sangue è gradevole soltanto per un po'.

lunedì 27 ottobre 2008

Vi è la possibilità che, cercando di raffinare la propria sensibilità, si diventi più vulnerabili. Sono stato avvisato in tempo. Cercando di essere migliori di se stessi è ancora più difficile vedere gli altri che rimangono fermi immobili. Non mi sento un supereroe, ma mi domando cosa provasse flash a vedere tutta la realtà in slow motion. Forse avrebbe desiderato che almeno qualcuno iniziasse a muoversi anche solo un poco più velocemente, invece di doverli salvare tutti lui, invece di prenderli in braccio e mettersi a correre per tutta la sua lunga eterna vita superveloce. Forse accade ed io sono pessimista.

Al solito, ho divagato.

venerdì 24 ottobre 2008

Chiudi gli occhi:
quale periglioso viaggio
ti riporta infine
alla Grotta del Cuore!

In quello spazio nascosto
dentro il tuo petto
nasce una fiamma,
avvolgente luce dorata.

Ed il buio cede terreno
ed ogni anfratto s'illumina
di sentimenti dimenticati
di un nuovo sentire.

Avvampa incessante
riscalda corpo e spirito
ovunque dilaga e pervade
più calda ad ogni respiro.

Nascono mille preghiere
poesie d'amore salgono al cielo
fiocchi di neve sanscrita s'adagiano
sui petali del fiore di loto,
sul legno vecchio di infinite
mani korlo danzanti.

Non esiste ritorno dall'intima bellezza di alcuni luoghi dell'anima.

giovedì 23 ottobre 2008

Manichino

Mistero immobile 
inverno di zigomi ghiacciati
gelido mimo senzavita
perché mi balbetti inadeguato,
fai il verso alla mia forma?

Vorrei affondare la mano
nel tuo sterno di plastica
e cavarne scricchiolanti
ventricoli di polistirolo,
vederne un timido pulsare.

Condannato a non vivere
e a non morire, nel terrore
attendo il momento
in cui mostrerai coraggio
per nutrirti d'un solo respiro.

In quella posa naturale
creato a mia orrida immagine
seduto in oscena somiglianza
sei la più morta e falsa
delle bestemmie viventi.

mercoledì 22 ottobre 2008

Ho fatto l'errore di mettermi davanti al teleschermo per una mezz'ora e dentro quel macchinario infernale giravano immagini di uomini e donne vuoti, come anfore piene di niente che si dibattevano, pesci fuori d'acqua in un mondo di emozioni stupide. Così mi sono messo qui al parlascrivi, in un rivoluzionario quanto vecchio atto di denuncia nei confronti della merda che il macchinario ci propina essere la vita umana.
Non è il sesso che ci tolgono, ma l'amore. Ed accade nel modo più subdolo: non abolendo l'amore per la pornografia, ma modificando poco a poco la percezione dell'amore, svuotandolo come un kiwi del suo significato, rosicchiato dall'interno. E' per questo che, quando scoprono di amarsi, i protagonisti non si abbracciano ma si pomiciano e si gettano per terra, lei già con le gambe larghe e lui con pretese di uscire soddisfatto. Lo sapete anche voi, non è vero? Lo sapete? Io dico che non siete così stupidi da non saperlo.
E mi piace, godo nel notare come questo sia il finale d'amore, che eleva i protagonisti al di sopra delle loro vite piatte e vuote iniziali. Così dobbiamo essere anche noi, elevarci dalle nostre vite piatte ed "amarci", preferibilmente sui tetti, che sia inverno o estate.

E avessi almeno un Socing da additare, ed invece niente. Il nemico rimane nell'ombra.
Sono le otto del mattino, ma non sono affatto stanco. Steso il futon sul pavimento si dorme come re e regine di antichi imperi giapponesi. A volte siamo la causa dei nostri stessi mali, ma è proprio mediante il cervello che possiamo agire per costruire il nuovo, per lasciarci dietro gli aspetti piccoli della nostra natura.

Thanks silbyinthesky e grazie anche a tutti gli amici che hanno accordato il loro spirito al mio, anche solo per un istante.

martedì 21 ottobre 2008

Mmmm mi sto ammalando? Very weird, avere mal di gola in quelli che dovrebbero essere i giorni speciali. I sentimenti autunnali sono giunti tutti con un mese di ritardo e sebbene sia solo l'ennesima transizione, la percepisco come un disequilibrio in me stesso. Ma ora combatterò con la doccia i pensieri negativi, devo sconfiggere i miei malumori per vivere bene con le persone intorno. Ci riuscirò.
Oggi è il mio compleanno: rubo una parentesi egoistica alle mie parole. Mi sento bene, questa giornata è iniziata al meglio, tra gli amici e le persone a cui voglio bene. Come finirà?

lunedì 20 ottobre 2008

Quanto possa essere difficile offrire un piccolo dono inaspettato ad uno sconosciuto è sorprendente. Non volevo buttare via un biglietto appena vidimato, alla stazione dei bus di Trento. Così mi sono adoperato per offrire il mio biglietto a qualche signora in attesa, a qualche ragazza di ritorno a casa dal liceo, a qualche vecchio con il bastone.

Gran parte di loro ha semplicemente bofonchiato qualcosa di sconnesso, facendo spallucce, mettendo avanti le mani con i palmi rivolti verso il basso come a marcare le distanze e ad intimarmi di fermarmi. Un signore si è arrabbiato quando gli ho spiegato che era gratuito, dicendo che lui non lo voleva e punto, il tutto con fare gentile e pacato, ovviamente. Così ridendo mi sono messo in tasca il mio biglietto appena obliterato e mi sono incamminato verso casa, riflettendo su come in fondo la gentucola non ami essere trattata in modo gentile, ma si aspetti anche il bastone.

domenica 19 ottobre 2008

Onda frangente ascendente

Con estrema fatica,
come un budello ritorto
che rimescola
in vorticosi gorgoglii,
risali lenta
placando i flutti.

Ben simili a noi
striscianti uomini lumaca
affronti l'esistenza:
d'echi di sofferenza
anche tu porti il marchio.

Dedicata a L.L. che a parole espresse il germe di questo sentimento durante una lezione nel laboratorio di idrodinamica.

sabato 18 ottobre 2008

Gocce di malinconia riempono d'un tratto un pomeriggio seduto nella noia. Solo uno schermo rettangolare per dialogare, forse anche con me stesso. Questo autunno ha per certi aspetti i colori delle cose complesse da portare a termine, dei percorsi difficili, dei progetti universitari che si sovrappongono ai progetti universitari, senza trovare un solo file del pc su cui valga la pena di lavorare.

Non trovo il bandolo della matassa, non riesco a capire dove si inghippi il meccanismo della felicità e dove si insinuino queste emozioni negative. Ho bisogno che le persone vicine mi stiano vicine, o forse che giunga velocemente il Marocco, con le sue cittadine vestite di azzurro, la sua gente calda come l'estate, che porti via questo ottobre di dubbio gusto.
Osservo in questi giorni come i rapporti umani subiscano delle modificazioni nel momento in cui subentri la necessità di far prevalere la propria visione delle cose. Quello che c'era prima, lo stare bene, viene dimenticato nell'isteria generale e, poco a poco, si possono osservare comportamenti "strani". Persone che dicono e fanno cose che prima non ti saresti aspettato, persone che dicono di fare cose come ti saresti aspettato, ma poi fanno tutt'altro. Persone che chiacchierano un po' a gruppetti, informazioni che arrivano di seconda, terza, quarta o quinta mano, spesso senza possibilità di risalire la china verso le fonti. Notizie contrastanti, una più misera dell'altra.

Mi amareggia capire che la propria visione anche di aspetti miseri della vita valga il sacrificio di momenti di gioia futuri ed io stesso non voglio avere l'arroganza di escludere me stesso da questa cerchia di sfortunati che antepongono non se stessi, ma le proprie idee, agli altri.

venerdì 17 ottobre 2008

Grazie Magister,
con una settimana d'anticipo. 

Troppi diamanti sui sentieri montani.

giovedì 16 ottobre 2008

Il mondo femminile è meraviglioso. Lo dico senza ironia. In questo monto in cui viviamo noi uomini abbiamo la fortuna di mettere in atto la possibilità di amare le nostre donne e di rispettarle, possibilità che molti uomini di epoche passate, anche se dotati della sensibilità necessaria, non potevano cogliere dati i condizionamenti sociali. 

Non è bello avere la fortuna di riscattare qualche millennio di botte, di piatti lavati, di grossolaneria maschile, con i gesti di tutti i giorni? Vivendo davvero nel rispetto?

E poi siete bellissime.
Ed io si, forse sono un ruffiano.
Che bei modi di fare che hai, vecchia barba mozambicana! Me ne vado a letto con un sorriso.

mercoledì 15 ottobre 2008

E' un periodo strano. Le temperature sono primaverili, ma i giorni si accorciano come d'autunno. La luna la notte è un'iride bianca senza pupilla, osserva vaga gli accadimenti nel mondo. I faggi non sanno più se lasciare le foglie o se aprire le gemme, i piccoli uomini vivono frequenti raffreddori, tossi e febbricole. Le persone si arrabbiano più spesso, c'è nell'aria un clima di conflitto, gli attriti sono visibili ovunque si getti l'occhio, poche persone soltanto sono soddisfatte, anche se molte avrebbero ragione d'esserlo.

Anche coloro i quali pensavano di volersi davvero bene si comportano in modo strano l'un con l'altro. Speriamo arrivi il freddo a congelare i dissapori. Bisogna comunque fare attenzione.

martedì 14 ottobre 2008

Disequilibrio, stanchezza, noia, sonno, tristezza e sangue amaro. Come il radicchio rosso. Quando piccoli folletti antipatici danzano attorno al suo recinto è  più semplice che il toro imbestialisca e fugga.

Neti-neti!

Ed inizia la caccia alla bestia: merenda, yoga, espiri, doccia calda e automassaggio alla cute per riportare l'animale rinsavito nella stalla. Ed è così semplice, alla fine! E ritorno in me stesso.

lunedì 13 ottobre 2008

Poesia giocosa in quasi esametri e rima per il mio primo
maestro di arte marziale che stamane incontrai per la strada

Vecchio e stanco maestro bacucco
mezzo tigre e mezzo ciucco,
ingrigisci come il cane malmesso
che da sempre ti porti appresso.

Venerabile uomo di spada
che ormai solo la nebbia dirada,
del samurai mimi le azioni
ostinato nelle tue fissazioni.

Si maschera di grandi parole
l'equilibrio incerto di buio e sole,
sotto il tappeto sempre nascondi
la realtà che da tempo confondi.

Tenero è il ricordo che porto
nel grembo del passato ormai morto,
t'osservo con occhi gonfi d'affetto
mentre critichi un mio qualche difetto.

Ed auguro al tuo piccolo cuore
quando traspare tua debolezza
la gioia d'un uomo senza rancore
l'attimo in cui, cadrà la certezza.
Una foglia che cade alla sera non si può descrivere con le parole e per rispetto non cercherò di farlo ora. Un albero non chiede il permesso di soggiorno prima di crescere in un luogo ed i berberi sulle montagne dell'Atlante fanno un pane macinando il grano manualmente "che c'è bisogno di schwarznegger per sollevarlo" da quanto pesa.

Ironizzi, arma potente, sulle debolezze umane: mimi il vecchio tirchio che si tiene tutto il denaro e lo porterà nella tomba, ti domandi come esistano Maestre d'asilo per tua figlia, persone confuse che si nomano con una delle parole più profonde.

Cerco di camminare con una postura che si addica ai nostri discorsi, il nostro comune amico se ne sta con le mani giunte dietro la schiena come un anziano, o come una persona riflessiva, e tu te ne stai lì, gesticoli nel tuo giubbotto di jeans dopo il lavoro e con fare allegro ci togli il tappeto, quello berbero costruito con intrecci di parole, da sotto i piedi.

Safari njema, Fatah.

domenica 12 ottobre 2008

Il Cuore di Caia è un luogo dove le persone si trasformano, dove finalmente lasciano andare l'apparire e semplicemente vivono al di fuori del falso. Dove solo le emozioni sincere contano e si esprimono, dove gli uomini piccoli e grandi si incontrano, dove mutano i loro percorsi ed ogni oggetto assume la sua forma reale, lontano dall'apparenza. Solo dove non c'è nulla, nemmeno la bellezza della terra, dove ogni cosa viene a mancare ed esiste solo l'assenza, in quei luoghi i cuori finalmente si ricongiungono e si stringono.

Rammento che uno dei momenti più sinceri dei miei viaggi lo vissi nella brutta città di Xining, dove in un parco lastricato di cemento tra le case popolari due bimbi mi mostravano i loro pattini a rotelle e non avevano nulla, ed in quel nulla si nascondeva la realtà solida ed io gli sorridevo ed ero loro grato. Quanti monti e templi e volti e musei più vicini e lontani ho dimenticato, mentre quei due bimbi mi guardano stupiti, ricongiunti nel Cuore di Caia, assieme ai loro fratelli scuri.

In queste terre per gli astronauti non esiste la cattiveria. La cattiveria non esiste. I viaggiatori non possono non essere buoni, perché il mondo dona loro miele per lo spirito e quest'ultimo si fortifica e allontana la sofferenza, proprio dove tutti pensano essa si espliciti con più violenza.

sabato 11 ottobre 2008

Increspature lievi del volto,
un lento rovinio di mura chete.
Sorrisi appena accennati
ed una malinconia sottile.

Non sono i tuoi occhi
lentiggini di stelle africane?
Sei forse le vie terrose
sei forse l'antica alma
di questa isola di sogni perduti?

Vorrei abbracciarti
come l'oceano indiano,
sentire del tuo cuore il fragore 
frangere come di onde.

Vagabondare per i tuoi misteri,
ilha spettinata de mozambique.

venerdì 10 ottobre 2008

Mentre mi ammalo, amico mio, bevo una tazza di latte e miele sloveno, vecchio di due anni. Vecchio come il nostro incontro di quasi un anno fa, cervo sloveno. Chissà su quali monti brucherai ora all'approssimarsi dell'inverno, quale vita avrai scelto per i tuoi palchi enormi, orgoglio del bosco. Mi manca quel tuo sorriso furbo, quello con cui cavi le maschere ai comportamenti umani, quello con cui sfogli gli uomini come albi di fumetto, anche con noncuranza. Mai dovrebbe nascere troppa distanza tra due amici, al punto che, come ora, non conosco le tue strade, non saprei raggiungerti nei tuoi pensieri e tu nei miei.

Avrei voglia, in una sera d'inverno, di posarmi come un falco su un ramo d'osso e discorrere assieme e ridere e scherzare come un fuoco sotto il freddo cielo.

giovedì 9 ottobre 2008

Vi siete mai domandati perché la Natura abbia creato, nella sua infinita saggezza, il maschile ed il femminile? Perché vi sia bisogno dell'unione di due creature per fare in modo che la vita abbia inizio, almeno ai piani alti dell'evoluzione su questo pianeta. Perché non tre? Perché non uno soltanto, se tre sono troppi, perché proprio due e perché l'atto della compenetrazione e del completamento sia più marcato, dove l'evoluzione sia maggiore?

Razionalmente è stupido rispondere a questo quesito. La risposta "perché è così" è distruzione della curiosità e dello stupore sotteso a questa domanda. Anzi, chi risponde in questo modo forse non può nemmeno comprendere la profondità di questo aspetto. Per ora ragionare in questi termini mi porta solo a stupirmi di quanto incredibile e complessa sia questa realtà.

Cosa faremmo, in fondo, di un mondo di soli maschi o di sole femmine?
Nel silenzio del mattino iniziano le mie poche ore lavorative alla residenza brennero, solo cinque minuti a piedi da casa. E' incredibile come sia possibile ritrovarsi, retribuiti allo stesso modo, in una portineria tranquilla e sei ore per studiare, oppure in un ufficio incasinato, confuso, dove se non si lavora si viene ripresi. Bisogna saper scegliere.

mercoledì 8 ottobre 2008

Confusione. Puzza di sudore. Le mani diventano appiccicaticce e l'aria pesante, ricca di mal di testa aleggianti, di vibrazioni di ventole in sottofondo. Alcune persone stanche tolgono gli occhiali e si stropicciano gli occhi, altri masticano una penna. C'è un brusio di fondo, ma nessuno parla davvero. Tutti bisbigliano formule e le bisbigliano con una voce sufficientemente alta da far sentire agli altri che stanno lavorando su roba seria, ingegneria serrata, non boiate da primini. "Allora modifichiamo quelle sezioni" "dovrò inevitabilmente rifare l'idrologia" "qui non sta scavando un cacchio" "non si può modificare la struttura". Così fuggono le nostre vite, così perdiamo la nostra energia ed alla fine anche noi puzziamo del puzzo di questa aula. 

C'è bisogno di una pausa caffè.

lunedì 6 ottobre 2008

Ordine sordo e muto

Debole come un uomo
tu mi chiami, ebreo.
Vago per il mondo e sogno
realtà e persone usuali.

Come combattere i demoni
come esistere e sorridere
se distante è la mia terra
se muoiono i miei fratelli
se il mondo non ha cieli
per le albe dei miei risvegli.

Le mie braccia di carne
muteranno in arti d'acciaio
e cuori e sorrisi ed affetti
cingerò tra braccia di pietra.

Lacrime fredde di ghiaccio
induriranno i volti giovani
e cieco fuori e dentro
difenderò l'uguale, ucciderò il diverso.

Mai più schegge d'odio
feriranno i tralci della vite:
sarò ordine sordo e muto, generoso
restituirò il mio dolore.
I sometimes wake up in the middle of the night and suddenly remind that I was dreaming about Africa: dreaming colours, smiles, emotions and the smell of the ground. What happened to a man if he lives few hours per day on the other side of the world? And then someone shows me a picture about Mozambique in a magazine and while eating dinner I remind the Beira's airport and that guy there working with luggages and speaking five languages, and that sensation of freedom that is possible to feel when you ride a car sitting in the back part, with the wind on your face.

I think about my Africa of the past, about Africa in my present and about my Africa of the future.

domenica 5 ottobre 2008

Buffola angiola ricciola
con ali così piccole e goffe
dove vuoi volare?

Vorrei offrirti in dono
l'ampio abbraccio dei rapaci
l'eleganza d'angoli del ghepardo
il canto del bosco di maggio.
Mostrari il mondo cui anela
l'altezza del tuo sentimento.

T'osserverei incantato
come lo spazio ed il tempo
come la pietra ed il mare
come creatura preziosa.

Ti scruterei nascere, vivere, morire.

sabato 4 ottobre 2008

Dopo aver parlato assieme di un Inchino allo sprofondamento del Triangolo Divino nel Triangolo della Materia, nella notte, un Ricercatore pose al suo compagno questo quesito: "Perché il Divino si è incarnato? Perché non è rimasto in se stesso, nella sua eterna perfezione?"

Il compagno assorto si accorse di aver scoperto una nuova Frontiera, per ora invalicabile. "Mi piacerebbe sentire le risposte di Platone, in merito, e di tutti i grandi che compresero l'esistenza di questo accadimento", pensò.
Come prodigio germoglia
esile stelo di Consapevolezza,
nutrimento interno trae
tra profondi strati d'Essenza
ed affonda le radici nel Cuore.

Crescono robusti e snelli
lignei raggi di Spirito,
come mano che afferra
anelano di estrema Volontà
e tendono al Cielo.

Sbocciano fiori di gelsomino
per ogni velo di Natura,
frutti pieni e dolci
generosa offre la Pratica
e ad essa s'inchina l'Essere.

Così cresce, immobile e compiuto,
il Guerriero della Luce.

venerdì 3 ottobre 2008

Caos creativo

Mutila i miei ulivi di dolore
innalza al cielo mura d'odio
accerchia i miei soli ed adombra
la vita, che ride nel mio cuore.

Nel mugolio scuro della notte
troverà un tetto la mia casa
nella morte riscoprirò
il senso del martirio
una volontà di terrore.

Diventerò caos creativo
inventerò simulacri di sangue
inciderò bambini di schegge
dipingerò il terrore di mille orchi
sulla tela rossa dell'anima.

In frammenti puntuti di specchi
che taglienti e spinosi rifrangono
i tuoi sogni da incubo,
esploderà il mio rancore.

giovedì 2 ottobre 2008

Una delle idee più bislacche che ebbi in vita fu quella di cercare di convincere il mio cane, un husky dal manto lucido, al suicidio. Fu  un' operazione molto complessa, poiché il mio husky amava davvero la vita. Tuttavia non me la sentivo più di portarlo fuori a correre nei campi, avevo voglia di prendermi una lunga vacanza ed il canile non si addiceva al suo spirito libero. Non volevo darlo in pasto a qualche "amico dei quattrozampe", che lo avrebbe ridotto in un salotto. Così iniziai a spiegargli, durante la passeggiata delle sei, le teorie schopenaueriane del pessimismo cosmico. La sera uscivo in giardino per leggere ad alta voce una poesia del Leopardi, oppure qualche verso degli scapigliati. Gli piacque in particolar modo il "Canto notturno di un pastore errante dell'asia", si sentiva come quelle pecore, con una qualche consapevolezza in più. Poco a poco smise di mangiare, soprattutto perché mi ostinavo a rifilargli quei croccantini ricchi di tutte le vitamine e poveri di sapore: iniziò a vergognarsi per il suo alito mefitico. Per il suo settimo compleanno gli regalai "La nausea" di Sartre e così tutto per lui prese quella dimensione di orrida fisicità, di pesantezza, come se la natura fosse diventata una nemica invadente. Durante la passeggiata se ne stava con la testa bassa, abbaiava in modo spento, come un bofonchiare fiacco; preferiva di gran lunga stare a casa. Era davvero terribile vederlo in quello stato, mogio, senza voglia di vivere. Fortunatamente nessuno gli consigliò di leggere Nietzsche ed un giorno lo trovai in cucina, morto dissanguato. Non me ne ero accorto, ma da qualche mese camminava in modo accorto, tenendo le unghie ben lontane dal selciato e quelle iniziarono a crescere, fino a quando non furono lunghe abbastanza per permettergli di recidersi le vene della zampa. Una storia triste.

Poi partii per la Sardegna; due settimane di puro relax.
Approssimare per la prima volta nella vita i movimenti di una forma taoista, muoversi imitando l'eleganza dei maestri antichi e recenti lascia dentro la stessa sensazione che potrebbe provare un pianista novello improvvisamente invitato a suonare con i Bach, Rachmaninov, Beethoven di tutti i tempi. Questi movimenti non sono gli stessi, bensì l'evoluzione di altri provenienti da ere remote dell'umanità e celano, a chi li sa cogliere, aspetti profondissimi. Mentre che muove i suoi passi per la prima volta può solo balbettarli: tuttavia in questo balbettare si nasconde l'unica possibilità, un giorno, di fare della poesia in movimenti.