giovedì 10 luglio 2008

Quando si perde un amico i prati al mattino piangono grosse gocce di rugiada salmastre. Sale una lieve brezza fra gli abeti e nasce uno strano concerto di rami secchi, di terra umida e cortecce screpolate. Fin da piccolo ho sempre saputo che basta un chiodo per far sanguinare la resina dall'albero ed anche nell'anima non sempre le cose tornano al loro posto, non sempre quello stesso chiodo viene poi estratto.
Chino il capo, il mento rivolto verso il mio stesso dolore, di cui forse sono in parte responsabile. Il mio continuo cangiar di forma non sempre viene accettato, non sempre visto di buon occhio, le espressioni di amore viste da altri occhi si trasformano in espressioni volgari, l'oro in bigiotteria. Vorrei non ricordare certe parole di cattiveria, vorrei non ricordare questo tuo piccolo errore che svela distanze incolmabili e ne produce altrettante.

Non so ancora per quanto tempo mi porterò dentro questo ticchettio di pioggia, sommesso ed attutito, nel profumo di muschio del sottobosco invernale.

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