giovedì 31 dicembre 2009

E' la fine. Un anno si chiude. Porto i segni della svolta, ho voglia di nuovo, di chiudere e riaprire. Molto è accaduto, cambiato, ancora nuovamente stravolto. Programmi e progetti che senza mai fine si intersecano e si scompaginano, alcuni pericoli evitati. Il futuro è gravido di risposte. Per questo adieu, un altro anno è dietro.
Il filosofo è aperto al dubbio, è sempre in cammino, il porto in cui arriva è soltanto una tappa di un viaggio senza fine, e occorre sempre tenersi pronti a salpare di nuovo.

- N. Bobbio -
La pace è un bene assoluto, condizione necessaria per l'attuazione di tutti gli altri valori.

- N. Bobbio -

mercoledì 30 dicembre 2009

La libertà si può usare per il bene e per il male. La libertà si può anche sprecare. E a furia di sprecarla, un giorno o l'altro (vicino? lontano?) la perderemo. Ce la toglieranno.

- N. Bobbio -
La mitezza è l'unica suprema potenza che consiste nel lasciar essere l'altro quello che è.

- Norberto Bobbio -

venerdì 25 dicembre 2009

Chinare il capo.
Fare parte del sistema.
Entrare a far parte della società condivisa.
Cercare sicurezza, trovare un reddito.
Agire come altri hanno agito nel passato.
Non prendermi il tempo per me stesso.
Cercare un lavoro.
Mettere a "frutto" quello che ho studiato.
Essere ragionevole.
Produrre.
Essere realizzato.
Diventare importante.
Avere potere.
Essere qualcuno.
Fare parte del sistema.
Fare parte del sistema.
Fare parte del sistema.

Sorridendo raccolgo indizi su come il grande Velo di Maya pretenda di inspessirsi davanti ai miei occhi appena ne sollevo uno strato, come la crosta solida che si forma su di una ferita dopo averne scalfito una piccola superficie. Tutti coloro che sono all'interno mi indicano la strada per raggiungerli in un luogo dove non voglio essere, e l'insistenza globale, la forza totale di mille microscopiche attrazioni, è tale da trascinarmi nella direzione errata per interi giorni, per spaventarmi, per annebbiare la mia mente ed accecare la mia vita. Tutti coloro che hanno accettato il compromesso lo consigliano come il male minore. Giudicano come una bizza il mio apparente "non voler fare". Chiamano vizio quello che è pregio.

Chiedo scusa. A tutto questo io dico no. Potete starmi vicino, se lo desiderate. Io ne sarei felice. Ma non potete portami dove non posso andare. Non v'è giudizio da parte mia, non v'è leggerezza, anzi vi è difficoltà ed accettazione di un peso, di un compito arduo. Io scelgo ancora di camminare a piedi scalzi sulla lama affilata dell'incertezza. Prima perderò tutto il resto, poi i miei sogni.

Prima perderò tutto il resto, poi i sogni.
Prima perderò tutto il resto, poi i sogni.
Prima perderò tutto il resto, poi i sogni.

Sarò un sognatore?
L'attesa

Aspettare,
ad un crocicchio,
per tutta una vita
qualcuno
che deve venire
e non sapere
da dove.
E accorgersi
infine
che è dentro
di noi.

- Gino Creazzi -

giovedì 24 dicembre 2009

Bagna la pioggia la neve e sotto, il prato ancor verde. E' un natale di lacrime al cielo, un natale umido, pieno di speranze ma anche di interrogativi irrisolti, di futuri incerti e non scritti. Poi un ragazzino al piano di sopra distrugge Stille Nacht fuori dal flauto, ogni sofferta nota esce dalla plastica come fosse un ultimo respiro. Chissà quali grandi doni porterà la notte a coloro i quali non amano inchinarsi alla sconfitta, a coloro che anche se non va, non importa ed amen, si volta pagina. Quel flauto e la pioggia e la neve disciolta e le bandiere tibetane che sventolano nel freddo del ventiquattro dicembre sono un fiore di poesia all'occhiello di un reale un po' avaro, ma comunque presente qui, ora, davanti a me.

Dove mi porta il futuro, adesso?

martedì 22 dicembre 2009

La neve è giunta. Oggi i cachi fuori dalla finestra sono dei babbi natale all'incontrario, ognuno di essi sembra nella distanza una faccina arrossata con in testa un cappellino a cono bianco, mentre i corvi ed i passeri ancora banchettano tra i rami, golosi come i giorni diversi da questo, che s'è vestito di bianco.

E' possibile, mi è già capitato, fare un po' di pulizia in testa e sostituire al magma caotico dei pensieri uno stato di osservazione capace di raccogliere dei dettagli del reale che solitamente sfuggono. Sfuggono al punto che per quasi tutti non esistono e basta, e non mi rompere i coglioni con 'ste cazzate! Invece ieri, mentre passeggiavo sotto le lacrime bianche, ho sentito per la prima volta la voce della neve. Ma non sono i "suoni della natura", poiché anche i luoghi e gli oggetti hanno una voce, anche il cielo, il sole e gli astri bisbigliano continuamente il loro umore. Al confronto le persone te lo vomitano addosso, da quanta irruenza mettono nel comunicare il proprio stato interiore. Una voce flebile che si perde nella confusione e nella distrazione.

Il cucciolo di lessie dei vicini, nel giardino, sotto il caco, cerca sconvolto un luogo dove fare pipì. E' la prima volta che vede la neve e non sa proprio come gestire le sue impellenze urinarie in quella coltre bianchissima e farinosa.

domenica 20 dicembre 2009

Come proiettili impazziti schizzano i passanti per le vie gelide. Io tra queste scompaio, divento un rigido pezzo di carne congelata, alla ricerca di un contatto con gli altri. I passanti molto spesso sono nella nostra vita, più che per strada.

Sono alto due metri circa. Le più alte montagne ottomila. La terra ha un diametro di 12000000 metri. Molti. Davvero? Il sole dista 149600000000 metri. E' molto? Non troppo. Sapete quant'è un anno luce? Sono circa 9460800000000000 metri. La stella più "vicina" è a quattro anni luce. Il centro della nostra galassia è a 12000 anni luce, pari a 113529600000000000000 metri. Molto? Non troppo. Le galassie più vicine alla nostra sono a circa due milioni di anni luce, pari a 18921600000000000000000 metri. Ma sono quelle vicine. Quelle lontane sono a miliardi di anni luce da noi, anche dieci, cioè 94608000000000000000000000 metri. Fuori, non si sa cosa c'è, potrebbe essere un universo tra infiniti altri.

Conclusione: se la "fikezza" si misurasse in metri, saremmo delle merde. Fortuna che c'è dell'altro e che, sotto di noi, ci sono gli atomi e le formiche, ancora più piccoli. Avanti con i regali di natale.

mercoledì 16 dicembre 2009

A volte leggo una mia poesia e mi sembra che darei la vita per lei. La leggo e mi commuove, come una figlia che cresce, ne cambio una parola, aggiusto la metrica, la rileggo, ripenso all'emozione che l'ha ispirata, rivivo i momenti andati. E' una fotografia interiore. Molte sono bellissime, altre non mi piacciono perché rileggendole non vibrano, la vita è fuggita dalle strofe ed una strofa morta è una strofa brutta. La poesia è un dono grande. Ogni poesia viva è un dono. I like it.

Isola di sogni perduti

Lievi increspature degli occhi
un lento rovinio di mura chete,
in volto una gioia accennata
ed anche una melancolia sottile.

Che siano forse i tuoi zigomi
lentiggini di stelle africane?
Che sia tu oggi l’antica alma
di quest’isola di sogni perduti?

Vorrei cingerti come l’oceano
rinchiude questa terra e sentire
schiantarsi il fragore del tuo cuore.

Assorto tra queste vie terrose
vagabondare per i tuoi misteri,
ilha spettinata de Moçambique.

lunedì 14 dicembre 2009

Giunge il santo natale. Come ogni anno tutti più buoni ed anche un noto marchio di intimo femminile ha voluto fare il suo regalo alla ridente ma gelida cittadina dei Tre denti. Da qualche giorno a questa parte bambini, adolescenti, uomini e anziani possono godere in città del nuovo attraente spettacolo esposto in due copie ad ogni banchina dell'autobus. Conoscendo infatti i veri desideri della popolazione ed avendo tra l'altro scartato molte letterine di adulti e piccini (per sgravare il famigerato Babbo da una mole di lavoro sempre in aumento), il noto marchio ha pensato di donarci una nuova pubblicità: una donna seminuda, con seno prosperoso in reggiseno bianco, che ci guarda con fare ammaliante tutti i giorni, più volte al giorno, da ogni fermata del bus di Trento. Ci seduce mentre andiamo al lavoro, ci fa gli occhi dolci mentre torniamo a casa con le borse della spesa, stringe un po' il petto inarcandosi in avanti e mostrando il seno mentre passeggiamo con la famiglia o portiamo fuori i nostri animali domestici, ci chiede infine di svolgerle il nastrino rosso sulle mutandine prima di andare a letto con le nostre ragazze; perché certo l'uomo deve amare la propria donna, ma quella bella pubblicità si regala a noi nella nostra mente con tale lascività...

...così, mentre gli uomini distrattamente gettano l'occhio a quei manifesti, le donne continuano inconsciamente a chiedersi se quello non sia il modello da seguire e, per farsi carine, di propria spontanea volontà entrano nei negozi e comperano i completini in coordinato. Perché, come recita in questa stagione un piccolo opuscolo di un salone di parrucchiere, a natale la bellezza è ciò che conta. Questa strategia è stata adottata dal noto marchio sempre nella caritatevole ottica di aiutare il Babbo che, di portare in giro completini di intimo non ne aveva voglia, dato l'enorme volume occupato sulla slitta.

Esco al mattino ed ho freddo, il mio pisellino se ne sta rinchiuso, nascosto, imbacuccato sotto strati e strati di mutande, calzamaglie, canottiere, pantaloni e giacche (forse necessita di una microscopica sciarpetta?). Si fa proprio piccolissimo, poveraccio, perché se c'è una cosa che non sopporta è il freddo gelido di fine dicembre e di pensare a far lo spaccone in sto periodo ci pensa solo ed esclusivamente al caldo, davanti ad un caminetto, in dolce compagnia. Cosa diavolo pensavano di fare con quei cartelloni? Di risvegliarlo proprio nei momenti meno opportuni? O forse che il bambin gesù gradisca un natale fatto di piselli duri e marmorei? Forse che vi sia una intenzione dell'altissimo di risvegliare in noi il "natale del pube?". Ve lo siete chiesti, il perché?

giovedì 10 dicembre 2009

Bach si confonde con il roboante rantolare del motore della lavatrice. Chiudo la porta del bagno. Ho fatto ordine sulla mia scrivania. Ora sulla superficie liscia del tavolo rimangono, in ordine da destra a sinistra, una lampada rossa, una tazzina ocra da tè giapponese con fiori bianchi contenente un caffè macchiato quasi freddo, il portatile da cui Bach getta note nell'aria, il mouse, un bicchiere contenente due penne a stilo ed una a sfera. Fuori dalla finestra rimane il campanile del duomo, il tronco nudo e scheletrico dell'acero, nascosto dall'abete il caco, spoglio solamente fino a dove l'uomo è riuscito a salire per coglierne i frutti e da lì in poi più orgoglioso e reale di tutti gli alberi di natale, con le sue palle arancio ovunque sospese. All'orizzonte, dietro le cimase, la Paganella innevata ed il cielo. Ed il gelo del cuore si sfà e in petto scroscian canzoni, le trombe d'oro della solarità.

lunedì 7 dicembre 2009

Come una brina invernale,
un'aria di gelide lame,
attraversata da un letargo
senza fine ne principio.
Come un'erba ch'attende
i soli e le primavere
di innumerevoli anni a venire.

mercoledì 2 dicembre 2009

Sulla via, colui che cammina verso la luce lascia le ombre dietro di sé. Chi invece volta le spalle al grande sole inevitabilmente si troverà inanzi la grande sagoma buia in cui sempre muove i passi.

Lo stropiccìo delle foglie brune in autunno, l'aria di neve pungente come aghi...