martedì 30 dicembre 2008

Un anno volge al termine. Un altro ciclo è concluso e nell'ultimo grano della ruota nasce la la spinta per un ulteriore movimento in avanti. Molte cose, fuori e dentro di me, stanno cambiando. Cerco di rimanere stabile nell'instabilità che regola le cose del mondo, ma non sempre è possibile. L'anno che giunge porta con se il vento delle infinite nuove possibilità, sarà l'anno in cui prenderò per mano me stesso e mi accompagnerò più lontano possibile.

Negli occhi di una vecchia barba mozambicana ho scorto un guizzo di vita, tra le braccia della mia compagna mi sono abbandonato all'amore, riflettendo sui misteri di sirio ho avvicinato colui che chiamo maestro, nella voce degli amici ho riscoperto la mia terra.

Dera danda uthao, è tempo di partire.
Ove alberga il tuo cuore, amico mio? 
Da qui si riparte, da se stessi.
Ti sarò vicino nelle notti senza stelle.

lunedì 29 dicembre 2008

Sutra del Cuore

"Perché Sariputra:
la forma è vuoto,
il vuoto è forma,
non più occhi, orecchi, naso, lingua, corpo, mente,
né gesti, né paura, né male,
non più colore, suono, gusto, tatto, 
cose esistenti,
non più vecchiaia, né morte,
non più fine della vecchiaia o della morte,
non più sofferenza, non causa della sofferenza
o fine della sofferenza,
non è strada,
non è saggezza e non è vantaggio,
non è vantaggio!

Così Bodhisattva viveva nella Perfezione della
Comprensione,
senza intereferenza della mente.
Niente interferenza,
quindi niente paura,
oltre ogni illusione,
questo è il Nirvana!"

venerdì 26 dicembre 2008

La tua dama d'oggi
era un petalo di margherita:
deliziosa apparecchiava
la tavola del suo fascino.

Vestiva un passo di ballerina
riordinava i capelli chiari
in una delicatezza d'intenti
che ha rubato i tuoi occhi.

Ti ho visto sorridere
in segreto e magico accordo;
ho scorto un chiasso d'usignoli
dipinto sulle tue labbra.

Il vostro gioire di parole
normali ho colto nel rumore,
sentimenti di vetro rotti
nella macina dell'indifferenza.

Per un perduto momento
hai accarezzato quel fiore,
ma un fragile stelo d'istanti
trattenere non avresti voluto.

In quell'attimo andato
v'ho riconosciuto miei simili,
abbracciati al di dentro
sulle rive d'un blu oltremare.

giovedì 25 dicembre 2008

Home sweet home. Nella mia stanza vedo la conclusione di questa giornata di parenti, regali, denaro, affetto ed altro. Ho accompagnato le mie ore con una colonna sonora dolce e lieve, come se volessi a tratti ripararmi dal vociare chiassoso. E' necessario un luogo sereno per sciogliere i propri nodi e avvicinarsi ad una quasi fusione interna con le cose.

Ho sentito vicine le persone a cui voglio bene, quelle che ho abbracciato nel giorno e nella notte, quelle che ho potuto accarezzare solo mediante una telefonata ed ancora quelle a cui mi sono legato con un semplice messaggio.

Da molto vorrei riunire le persone importanti della mia vita, ma queste non potrebbero scorgersi l'un l'altra nella reciproca bellezza e probabilmente non si capirebbero. Quindi cerco di riunirle dentro di me, dove il mio sentire detta le leggi del mondo.
Un seme di speranza
s'apre oggi alla vita,
nel germoglio si cela
il figlio del padre.

Uomini appesi al sogno
s'apprestano a partire,
piange la madre commossa
scrutando i cieli futuri.

La fiamma imperitura
avvolge i cuori di luce,
vibrano stelle nascoste
nel corpo di esseri eterni.

Una spirale d'ascesi
coinvolge le anime tutte,
svolge il suo ruolo taciuto
il custode del vero.

L'umida nebbia di latte
opaca svela e trattiene
i misteri d'amore natalizi
in una grotta a Betlem.

lunedì 22 dicembre 2008

<<Tiiiiiiinnn>>. Aspetta. Che è stato? Hai sentito anche tu questo suono come di cimbali? Ma...un secondo..."hic et nunc"? Dov'eri? E dov'è la realtà ora? Dove s'è smarrita? Chi la vista? E tu, tu chi diavolo sei? Ed io chi sono? Perché emerge questa possibilità differente e gli uomini e le cose del mondo diventano per un attimo bidimensionali, senza spessore come disegnati su un velo di carta? E cosa importa ora? Quali sono le priorità per me, per te, per ogni uomo?

Un giorno l'arcangelo Michael caduto mi disse: "nel mio precedente volo ero  un dirigente della subaru italia e poi un dì mi chiesi che sarebbe successo quando davanti a dio, nel giorno più lungo, avrei potuto contare solamente il numero di auto vendute in una vita."

Si avvicina il giorno della ricorrenza della nascita del Maestro Gesù e forse oggi per la prima volta questa ricorrenza ha un senso. E badate, non potrei condividerlo praticamente con nessuno. Non prendetemi per sciocco.

venerdì 19 dicembre 2008

Ho visto cuori iniziare a battere, abbandonare la velleità delle cose futili e dedicarsi alla profonda unione tra gli esseri: come un fare l'amore con l'anima, pieno di passione. E' solo l'inizio, ma forse il passo più ricco di miracoli e diamanti.

Gli uomini buoni si trasformano in uomini di spirito, qualcosa accade e si scioglie, si lascia trasportare lontano pur con le proprie debolezze e le proprie paure. Tutto questo mi ripaga della sofferenza e del dolore, della fatica e delle sconfitte.

Ecco quello che sento.

giovedì 18 dicembre 2008

E per vivere in solitudine 

nella pace e nel silenzio

ai confini della realtà,

mentre ad Auschwitz 

soffiava forte il vento

e ventilava la pietà,

hai lasciato le cose del mondo,

il pensiero profondo 

dai voli insondabili,

per una luce che sentivi dentro,

le verità invisibili.


Dove sarà Edith Stein?

Dove sarà?


- Juri Camisasca - 

mercoledì 17 dicembre 2008

E' forse possibile, amico mio, che un sole di tulipani si mostri nel silenzio gelido della notte? Hai mai visto una donna con occhi simili ad una casa vuota, senza mobili, ne quadri appesi alle pareti? Hai mai percepito come una specie di relazione reciproca tra tutte le cose del mondo, dal micro al macro e nel tempo insieme, come se le leggi conosciute valessero a spiegare la realtà apparente, ma non quella delle cause prime? Non sei tu un uomo forse capace di scorgere la meraviglia e di riportarla in superficie, ove anche coloro i quali non riescono a vedere sotto le increspature dell'acqua ne rimangono contagiati?

Bentornato amico mio,  i diamanti del cielo sono propizi a coloro i quali navigano in acque perigliose, vicino alla sconfitta ed ancor di più alla realizzazione delle proprie, più intime, aspirazioni.

martedì 16 dicembre 2008

Quest'oggi mi sono sentito come in un deserto pieno di balocchi, ricco di distrazioni d'ogni genere, di luci colorate e neon natalizi, di occupazioni per grandi e piccini...e niente acqua da bere. E' incredibile, eppure quasi ovvio: non solo è possibile avere sete ogni giorno della settimana, ma soprattutto è necessario per sopra-vivere!

A mezzanotte e venti ricavo un intercapedine di tempo rubata alla notte per dissetarmi, in modo che il Cuore non smetta di battere.

sabato 13 dicembre 2008

Che piacere risentire la voce di un amico lontano, farsi raccontare un po il comeva, buttare lì qualche frase su se stessi, su come si evolve la vita. La distanza allontana, ma le festività riportano le persone alla loro casa, indipendentemente da quale luogo nel mondo abbiano scelto per il loro anno. Attendo che i viandanti ritornino a casa dall'Inghilterra, dal Canada, dall'Africa...ho un abbraccio in serbo per tutti loro.

venerdì 12 dicembre 2008

In questa settimana si sono verificati eventi difficili, dubbi interni ed esterni a me, piccoli crolli interiori. Mi rendo conto di aver perso momentaneamente il desiderio di riportare qui le piccole e grandi intensità della mia vita, ma forse sarebbe più sincero dire che in questo momento la scrittura mi riesce più complicata, come se premere le lettere sulla tastiera mi prendesse lo sforzo fisico di spostare un macigno.

mercoledì 10 dicembre 2008

Fantastica, bianca, soffice e bagnata, fredda, intensa, gelida ed emozionante. E' caduta dal cielo nero in fiocchi grandi come noci e le auto non sapevano che fare, impacciate, prese con le brache calate in mezzo alla strada. E le persone nemmeno, fuggono da ogni parte con ombrelli inadatti. Un uomo in auto mi domanda "ma lei sa il perché di tutta questa coda?" "per la neve!" rispondo e quella quasi offesa cade copiosamente da un ramo ricoprendolo manco fosse stata la mela di newton. Anch'essa voleva farsi notare! Io di per me ho fatto un pupazzo a tre palle in piazza italia, il primo pupazzo in centro storico della mia vita; una conoscenza di passaggio mi domanda con aria stupita "ma che fai?" "non si vede?, un pupazzo di neve!", alcuni turisti si complimentano per il mio snowman e rido a crepapelle per l'idrante scoppiato in via del suffragio. Rido di neve, penso di neve, mangio e bevo di neve quest'oggi!
Ieri sono stato dal medico. Disteso sul lettino, con il freddo dello stetoscopio sulla cassa toracica, dopo quel silenzio di pause dal respiro, mi ha accennato, per l'ennesima volta: "sai di avere un lieve soffio al cuore?". Il mio cuore non è perfetto, sbuffa, fatica ed ha il respiro grosso, un filino ansimante nelle situazioni di stress. Mi piace pensare che il mio muscolo più fondamentale non sia perfetto. Questo mi commuove. Se lui non è perfetto io stesso non lo sono: eppure questo non cambia nulla. Il mi cuore è vivo e non batte soltanto: respira.

sabato 6 dicembre 2008

Un giorno un uomo da sempre abile nello scalare, durante una ascesa si imbatté nell'entrata della grotta del monaco Vetta-che-Ride. Entrando nella sua casa lo scorse seduto a terra in profonda meditazione e, forse indispettito per non aver ricevuto alcuna accoglienza, egli esclamò: "quale senso può aver mai, tutto questo Ricercare!". Quindi voltò le spalle e si incamminò verso l'uscita, quando d'un tratto sentì dietro di lui una voce profonda, come se giungesse dal cuore della terra, che proferì: "è mai accaduto, nella tua lunga vita di scalatore, di raggiungere la vetta per accidente o caso? Sui sentieri montani è semplice solamente cadere nei burroni!". L'uomo attese alcuni istanti immobile, poi, uscito dalla grotta, riprese il suo cammino.
Ecco un momento di strana quiete, di calma piatta e forse ozio. Alcuni pensieri, confusi e pigri, riempiono e svuotano la mia mente mentre le ore si susseguono, domandandosi come sia meglio sfruttare il mio tempo. Credo di avere necessità di lasciar sedimentare alcuni aspetti di me stesso. L'ispirazione è scarsa e le parole, affaticate, compaiono sullo schermo con un tempismo ineguale, non scandite da un ritmo. Forse ho dormito troppo.

venerdì 5 dicembre 2008

Quante prospettive possono cambiare in un anno passato in dolce compagnia. Quest'oggi mettiamo sulla torta la nostra prima candelina...è volato veloce e carico di emozioni!

mercoledì 3 dicembre 2008

Artogeca levebisco sacca d'acqua con i pesci: oggi ho scoperto l'esistenza delle mnemotecniche. Condivido con voi tutti questa possibilità...

lunedì 1 dicembre 2008

Fragile stelo di papavero
è nascosto il tuo viso autunnale
s'un prato di rovere caduto
quando svolgi il nastro del cuore.

Nelle lunghe mani eleganti
stringi un rametto di larice
mentre affondi le radici
nelle oscure tenebre del tuo spirito.

Non può brillare un diamante
se chiuso in un quadrato di notte,
e si perdono le tue lucciole chiare
smarrite nel cielo buio di paura.

Fermerei la  ruota terrestre
per inondare d'un sole eterno
la tua fronte aggrottata da dubbi
che temo, ti perderanno.

domenica 30 novembre 2008

Sei personaggi in cerca d'autore. Cosa diavolo facevamo, chiusi in casa a digerire un pasto abbondante bevendo un bicchierino di grappa alle gemme di mugo. Fuori la neve copriva imparziale il bosco, le case e la strada; faceva freddo e tirava un vento antipatico, capace di ferire il viso ad ogni fiocco. Alle due del mattino, nella notte nera e bianca alla luce intermittente dei lampioni, eravamo sei puntini affaticati ed emozionati. Volevo solamente rotolare, sbandare, cadere, tuffarmi e nuotare, galleggiare e sprofondare in quel mare gelido che il cielo offriva generoso in dono. Non m'importava dell'oggi, nè del domani: vi sono stati momenti per cui l'unica cosa veramente fondamentale era riuscire a far rotolare una palla del diametro di un metro e mezzo ancora per qualche metro. Ho messo tutta la mia forza e gran parte del mio impeto per spingere, solamente spingere quella massa nevosa, all'unico scopo di spingere, solamente spingere ancora per un po'. Nessun reale obiettivo, tranne quello di rimanere bambino ancora per qualche istante. E poi il freddo ed il bagnato, che lentamente penetrano strato dopo strato fino alla pelle, quel momento in cui avresti preferito rimanere al caldo della stufa e che passa tanto rapido quanto intenso, subito sostituito da una ulteriore idea balorda, una slittata improbabile nella neve fresca, il desiderio di sotterrare qualcuno, un tuffo ad angelo per lasciare la propria orma sul pianeta.

Solo il cielo era testimone di quella gioia notturna; il cielo e quei piccoli esseri che rotolavano, sbandavano, cadevano, si tuffavano e nuotavano, galleggiavano e sprofondavano verso qualche altro attimo di felicità invernale. Forse oggi sono tremendamente stanco, ma nella notte abbracciavo un pupazzo alto due metri e trenta ed era tutto ciò di cui c'era bisogno.

venerdì 28 novembre 2008

Stamane, mentre al freddo camminavo per via san Marco, verso il castello, tra l'indice ed il medio della mano destra tenevo un bombolone alla crema. Lo reggevo senza usare l'utile pollice opponibile poichè il guanto ricopriva completamente questo dito, mentre gli altri quattro suoi amici spuntavano allegri e congelati dalla protezione di lana. Ebbene in quel momento la neve cadeva soffice e si adagiava sul mio bombolone, confondendosi con lo zucchero a velo, in un unico goloso strato bianco, proprio dove uno sull'altro si accatastavano i miei morsi famelici. Una spolverata di neve, sopra il krafen al mattino, fornisce al corpo umano il giusto apporto di diidrossido di ossigeno. Ed una magica atmosfera mattutina.

giovedì 27 novembre 2008

"Quanto a  lui, sostenuto da tale fama, dall'educazione ricevuta da piccolo, nonché dal suo aspetto divino, ancora più si sforzava di mostrarsi degno dei privilegi di cui godeva: creava ordine in se stesso per mezzo di pratiche di culto, della scienza e di un regime di vita particolare, dell'equilibrio dell'anima e del sacrificio del corpo, della calma nelle parole  e negli atti e di una inimitanbile serenità; né si faceva mai prendere dall'ira o dal riso, dallo spirito di emulazione o dall'ambizione, ovvero da alcuna forma di agitazione o avventatezza. Era come se un demone benigno risiedesse a Samo"

Tratto da "La vita Pitagorica", Giamblico.

martedì 25 novembre 2008

Home, sweet home!? L'inverno gelido stritola il mio arrivo notturno, ma non temo il freddo e resto allegro anche se piccole brutte notizie cercano di rovinarmi il bentornato. Molto molto bene, domani si ricomincia. E pensare che ieri mattina ero perso tra le viuzze della medina di Chaoen. Una parte di me ci sarebbe rimasta almeno per un mese.

Si ricomincia,
dormi bene Sil.

sabato 22 novembre 2008

Oggi ho comperato una jallaba. Una specie di saio di lana intrecciata. Un fascino antico con cappuccio.

venerdì 21 novembre 2008

Ieri, soltanto per una mezz'ora, la luce elettrica ha abbandonato Chaoen e nella notte sono finalmente diventato osservatore imparziale ed invisibile di questa terra. Niente venditori di hashish, niente venditori di tappeti o finti tuareg emigrati. Nessun invito insistente a bere un tè. Nell'ombra ci sediamo discreti appena fuori dalla porta di un bar, dove al lume delle candele gli uomini, incappucciati nelle loro jallabe, giocano ai dadi e fumano il kif sorseggiando un latte macchiato. Entrando un uomo ci guarda e dice "salam aleikum". Si, per una volta soltanto, il mio volto ed i miei abiti non fanno la differenza.

Poi ritorna la luce.
Oriento la croce del deserto
chiave di viaggi tra le stelle,
cammino sotto i tuoi cieli di dune
dipinti di luce fioca e sinistra.

Si apre una piana lunare
mare di nera ossidiana,
non v'è orma di dromedario
sulle scheggie di pietra dura.

Dal turbinio confuso del vento
emerge un villaggio abbandonato,
un pugno di case di terra
una manciata di tombe lontane.

Non conosco il tuo cuore,
o Sahara di sabbia infinita,
ma strisciando sulla tua scorza
scruto i tuoi misteri di grani fini.

lunedì 17 novembre 2008

Viaggio nel medesimo frangente temporale a differenti livelli. Viaggio attraverso le terre marocchine, viaggio all'interno dei misteri semplici e complicati della mia compagna, viaggio dentro me stesso...ad ogni livello riscopro piccoli tesori, soprattutto in quei luoghi che ritenevo di conoscere meglio. Tutto assume prospettive sempre nuove ed appaganti.

venerdì 14 novembre 2008

Quali persone squisite vivono in questi luoghi marocchini. Si respira un'aria di pace, fascino e seduzione. E` come se piu di frequente gli esseri offrissero se stessi in dono, o almeno il proprio sorriso. Sento un sentimento di meraviglia e stupore.

mercoledì 12 novembre 2008

Vecchio poeta sgretolato
ancora bisbigli i tuoi versi
sussurrati come nenia lontana
mentre quelli incerti zoppicano
tra i tuoi nonricordo.

Ancor non sei tu pago
d'esporre carta logora
ai margini frivoli e duri
d'un mercato delle pulci?

Ti mostro un interesse discreto
e mi offri una poesia elegante:
esulti per la tua figlioletta
quando la svendi piccina
al primo mercante di schiavi.

lunedì 10 novembre 2008

Arrivederci, ancora una volta. Si, per poco.
Ma a rivederci comunque!

domenica 9 novembre 2008

Mancano circa ventiquattr'ore, qualcuna di più, al momento in cui richiuderò una parentesi universitaria della mia vita di viaggiatore per un breve cammino di qualche tempo. Attendo il momento della partenza, attendo la mia compagna di viaggio dagli occhi di cristallo per poter godere della poesia profumata del tè marocchino. Aspetto i momenti che verranno con euforica anticipazione. Preparare lo zaino è quasi diventato semplice, quasi usuale. Questo è un atto sincero.

Partiamo? Si, direi proprio che non potremmo attendere più di ventiquattrore.

venerdì 7 novembre 2008

Una volta al secondo anno di università scrissi due parole su un bigliettino e lo diedi ad una amica che era seduta nella fila avanti alla mia. Sul bigliettino vi erano scritte due parole. Ma lei non capì e rispose in modo buffo. Era una risposta buffa che ora non ricordo; forse ne rimasi un po' deluso, oltre che divertito. Ma a quel tempo non ne avevo idea di quel che significasse. Le parole, scritte in stampatello chiedevano "CHI SEI?". Ora posso capire il senso di ricercare se stessi, sebbene io non mi sia trovato ancora.

E tu invece? Chi sei tu?
Aspettando l'autobus numero 5

Gocce d'argento indugiano
appese agli aghi del cedro,
scivolano tra i rami scuri
le lacrime autunnali del cielo.

Dietro le fronde scompare
la consueta scena confusa,
rimane protagonista sul palco
una fronda di perle panciute.

Ogni chicco di nuvola
purifica i paesaggi di dentro
dei piccoli esseri, in attesa
sotto il grigio tetto della banchina.

giovedì 6 novembre 2008

La scienza è, nelle sue forme più basse e svilite, una tendenza fideistica a rimanere all'interno dei propri confini. Si sentono numeri: "utilizziamo il solo 6% del cervello", "alpha centauri dista tre milioni di anni luce", "il raggio della terra è di 6000 chilometri", "il colore verde ha una lunghezza d'onda di 500 nanometri". Quantità definite, a volte anche di facile comprensione per facilitare il tutto. Ma non capiamo, non capiamo niente. Se contassimo la vita in secondi invece che in anni sarebbe molto più evidente ogni perdita di tempo. La scienza butta a volte il suo occhio miope fin dove può farlo e dice "ecco, questo è il confine del mondo, per ora"...ma di quel per ora tutti ci dimentichiamo e torniamo ai tempi in cui si pensava che dopo le colonne di ercole finisse la Terra e tutte le navi svrum, giù in una cascata verso altre parti dell'universo. E se valuti possibilità differenti, al giorno d'oggi, devi pure difenderti ed argomentare!

mercoledì 5 novembre 2008

Piove. Mi concedo ancora qualche minuto prima di raccogliere i miei oggetti e teletrasportarmi in quell'inutile luogo di studio dove passo le mie giornate. Gioco con la mia ocarina, imparo la differenza tra una scalinata TTSTTTS ed una scala a chiocciola tipo TSTTSTT. Mi trasformo in allegria. Sono stato lontano per qualche giorno, mi chiedevo la sensazione di quei fedeli utenti che gettano l'occhio sulle mie terre interiori senza trovarvi nulla di nuovo. Sono accadute molte cose...

domenica 2 novembre 2008

Il giorno dei morti

Vecchio sdentato,
cervello da bambino!
Ansimavi cantando le ultime
dimentiche note fasciste,
biascicando allegro
teneri commenti osceni,
confondendo persone
care e sconosciute.

Con le tue preghiere anziane
bisbigliate affannose nella notte
con accanto la donna d'una vita
lontana nel letto vicino;
sognando avventure d'amore
hai lasciato la tua casa.

Così sei voluto partire
senza dar noia ad alcuno,
piano hai varcato il confine
sei partito in punta di piedi.

Dentro rimane il ricordo
mai vissuto e rubato
d'una foto ingiallita
d'uno sguardo fiero
appoggiato su baffi spinosi,
d'una gioventù così distante.

E queste lacrime in versi,
che suggerisci al mio cuore.

giovedì 30 ottobre 2008

Non tutti i pinguini si comportano come i loro simili. Uno di essi, mentre attraversa assieme agli altri le desolate lande antartiche in compagnia dei suoi simili si ferma, come disperso in un nulla bianco, rapito da non so quale intendimento o fulmineo atto di comprensione. Smette di sgambettare e dentro a quell'essere penetra tutto il vuoto esterno, tutto il ghiaccio cristallino di una subitanea realizzazione. E' solo, con le sue ali utili solo nell'acqua, indugia qualche altro istante. Infine si gira e punta diritto verso le montagne a cento chilometri di distanza, verso il cuore del polo, verso luoghi da dove nessuno dei suoi simili è mai tornato. Ed eccolo lì, lo vedo dentro di me, mentre cammina non più ridicolo ma sempre goffo verso l'ignoto e dentro nasce e si prende forma una domanda: perché? Dove te ne andrai pinguino solitario...

Ringrazio Werner Herzog per voler concedere agli esseri di questo mondo, soprattutto a noi uomini, il giusto spessore. Siamo così profondi ed unici, così perfetti nella nostra nudità ed invece ci ostiniamo a fingere. Solamente fingere. Sono così intensi i momenti in cui riesco a stabilire un legame vero con le persone, completi...but often we have to be at the end of the world to encounter our brothers.
Fa uno strano effetto: essere qui in una portineria a Trento, con l'autunno che fruscia tra le foglie gialle degli aceri seminudi e riguardare delle foto di se stessi mai viste, scattate in Mozambico qualche tempo fa sotto altri cieli. le stesse persone che erano con me vivono in una luce diversa. Forse questi scatti riscaldano semplicemente il cuore. E' stata una sopresa inaspettata.
la sveglia suona alle sette in punto. titiditiii titiditii apro gli occhi e subito li richiudo...molteplici pensieri si affollano nella mia mente come persone in coda per un biglietto alla stazione. si spingono e si confondono. chiudo gli occhi. riapro gli occhi e guardo l'orologio...ore otto e quindici secondi, dovevo essere al lavoro qualche istante fa. wake up. mi serve un paio di calzoni, di calzini, che felpa metto? calda, comoda, faccio lo zaino, sento voci in cucina: esco dalla stanza. Luciano fuma una sigaretta mentre si prepara un tè, è più sveglio del solito stamane. ci salutiamo. cric crac sento dei rumori dietro in corridoio, mi volto di scatto ed una donna di circa cinquant'anni mi sorride e dice "salve" "salve?" boh, rispondo incerto. è in camera di aldo. rincorro luciano in camera sua, oltre il salotto. "luciano ma chi è quella signora?" "pulisce la camera di aldo" "ma dovaldo" "aldo è andato via la settimana scorsa, ha avuto problemi con il permesso di soggiorno ed è dovuto tornare in albania". non me ne sono accorto, ci rimango male. non l'ho salutato, lui era sempre chiuso in camera oppure dalla sua ragazza a bolzano. che farà in albania adesso? strano strano strano e dietro quella signora pulisce la stanza che non avevo mai visto, la stanza spoglia che era di aldo che è tornato in albania. uffa. scendo le scale e fuori il sole squarcia brillante il cielo mattutino dopo la pioggia di ieri. ci sono nuvole pesantissime in cielo, grandi come navi da crociera e gonfie come mongolfiere. il bondone illuminato si riempe dei colori dell'autunno. accidenti. tira un vento forte ed antipatico. mi rinchiudo nel cappuccio. dovevo essere al lavoro quindici minuti fa e aldo è in albania ed è una bella giornata dopo la pioggia. dovrei scrivere di tutto questo, dovrei farlo.

mercoledì 29 ottobre 2008

Se c'erano ancora dei dubbi, da ieri pomeriggio alle quattro non ho definitivamente più giudizio. Anche l'ultimo dei quattro moschettieri smaltati che avevo in bocca è caduto, strappato alla vita ed al nervo sotto i terribili colpi di una pinza-sradica-denti. Non so a quali scelte pazze mi porterà questo avvenimento, ma di sicuro nessun potrà più rinfacciarmi di essere stato spregiudicato! Con così poco giudizio!

Rimango sempre colpito dalla brutalità e dalla violenza precisa, necessaria per staccare un osso dalla carne viva. Il sapore ferruginoso del sangue è gradevole soltanto per un po'.

lunedì 27 ottobre 2008

Vi è la possibilità che, cercando di raffinare la propria sensibilità, si diventi più vulnerabili. Sono stato avvisato in tempo. Cercando di essere migliori di se stessi è ancora più difficile vedere gli altri che rimangono fermi immobili. Non mi sento un supereroe, ma mi domando cosa provasse flash a vedere tutta la realtà in slow motion. Forse avrebbe desiderato che almeno qualcuno iniziasse a muoversi anche solo un poco più velocemente, invece di doverli salvare tutti lui, invece di prenderli in braccio e mettersi a correre per tutta la sua lunga eterna vita superveloce. Forse accade ed io sono pessimista.

Al solito, ho divagato.

venerdì 24 ottobre 2008

Chiudi gli occhi:
quale periglioso viaggio
ti riporta infine
alla Grotta del Cuore!

In quello spazio nascosto
dentro il tuo petto
nasce una fiamma,
avvolgente luce dorata.

Ed il buio cede terreno
ed ogni anfratto s'illumina
di sentimenti dimenticati
di un nuovo sentire.

Avvampa incessante
riscalda corpo e spirito
ovunque dilaga e pervade
più calda ad ogni respiro.

Nascono mille preghiere
poesie d'amore salgono al cielo
fiocchi di neve sanscrita s'adagiano
sui petali del fiore di loto,
sul legno vecchio di infinite
mani korlo danzanti.

Non esiste ritorno dall'intima bellezza di alcuni luoghi dell'anima.

giovedì 23 ottobre 2008

Manichino

Mistero immobile 
inverno di zigomi ghiacciati
gelido mimo senzavita
perché mi balbetti inadeguato,
fai il verso alla mia forma?

Vorrei affondare la mano
nel tuo sterno di plastica
e cavarne scricchiolanti
ventricoli di polistirolo,
vederne un timido pulsare.

Condannato a non vivere
e a non morire, nel terrore
attendo il momento
in cui mostrerai coraggio
per nutrirti d'un solo respiro.

In quella posa naturale
creato a mia orrida immagine
seduto in oscena somiglianza
sei la più morta e falsa
delle bestemmie viventi.

mercoledì 22 ottobre 2008

Ho fatto l'errore di mettermi davanti al teleschermo per una mezz'ora e dentro quel macchinario infernale giravano immagini di uomini e donne vuoti, come anfore piene di niente che si dibattevano, pesci fuori d'acqua in un mondo di emozioni stupide. Così mi sono messo qui al parlascrivi, in un rivoluzionario quanto vecchio atto di denuncia nei confronti della merda che il macchinario ci propina essere la vita umana.
Non è il sesso che ci tolgono, ma l'amore. Ed accade nel modo più subdolo: non abolendo l'amore per la pornografia, ma modificando poco a poco la percezione dell'amore, svuotandolo come un kiwi del suo significato, rosicchiato dall'interno. E' per questo che, quando scoprono di amarsi, i protagonisti non si abbracciano ma si pomiciano e si gettano per terra, lei già con le gambe larghe e lui con pretese di uscire soddisfatto. Lo sapete anche voi, non è vero? Lo sapete? Io dico che non siete così stupidi da non saperlo.
E mi piace, godo nel notare come questo sia il finale d'amore, che eleva i protagonisti al di sopra delle loro vite piatte e vuote iniziali. Così dobbiamo essere anche noi, elevarci dalle nostre vite piatte ed "amarci", preferibilmente sui tetti, che sia inverno o estate.

E avessi almeno un Socing da additare, ed invece niente. Il nemico rimane nell'ombra.
Sono le otto del mattino, ma non sono affatto stanco. Steso il futon sul pavimento si dorme come re e regine di antichi imperi giapponesi. A volte siamo la causa dei nostri stessi mali, ma è proprio mediante il cervello che possiamo agire per costruire il nuovo, per lasciarci dietro gli aspetti piccoli della nostra natura.

Thanks silbyinthesky e grazie anche a tutti gli amici che hanno accordato il loro spirito al mio, anche solo per un istante.

martedì 21 ottobre 2008

Mmmm mi sto ammalando? Very weird, avere mal di gola in quelli che dovrebbero essere i giorni speciali. I sentimenti autunnali sono giunti tutti con un mese di ritardo e sebbene sia solo l'ennesima transizione, la percepisco come un disequilibrio in me stesso. Ma ora combatterò con la doccia i pensieri negativi, devo sconfiggere i miei malumori per vivere bene con le persone intorno. Ci riuscirò.
Oggi è il mio compleanno: rubo una parentesi egoistica alle mie parole. Mi sento bene, questa giornata è iniziata al meglio, tra gli amici e le persone a cui voglio bene. Come finirà?

lunedì 20 ottobre 2008

Quanto possa essere difficile offrire un piccolo dono inaspettato ad uno sconosciuto è sorprendente. Non volevo buttare via un biglietto appena vidimato, alla stazione dei bus di Trento. Così mi sono adoperato per offrire il mio biglietto a qualche signora in attesa, a qualche ragazza di ritorno a casa dal liceo, a qualche vecchio con il bastone.

Gran parte di loro ha semplicemente bofonchiato qualcosa di sconnesso, facendo spallucce, mettendo avanti le mani con i palmi rivolti verso il basso come a marcare le distanze e ad intimarmi di fermarmi. Un signore si è arrabbiato quando gli ho spiegato che era gratuito, dicendo che lui non lo voleva e punto, il tutto con fare gentile e pacato, ovviamente. Così ridendo mi sono messo in tasca il mio biglietto appena obliterato e mi sono incamminato verso casa, riflettendo su come in fondo la gentucola non ami essere trattata in modo gentile, ma si aspetti anche il bastone.

domenica 19 ottobre 2008

Onda frangente ascendente

Con estrema fatica,
come un budello ritorto
che rimescola
in vorticosi gorgoglii,
risali lenta
placando i flutti.

Ben simili a noi
striscianti uomini lumaca
affronti l'esistenza:
d'echi di sofferenza
anche tu porti il marchio.

Dedicata a L.L. che a parole espresse il germe di questo sentimento durante una lezione nel laboratorio di idrodinamica.

sabato 18 ottobre 2008

Gocce di malinconia riempono d'un tratto un pomeriggio seduto nella noia. Solo uno schermo rettangolare per dialogare, forse anche con me stesso. Questo autunno ha per certi aspetti i colori delle cose complesse da portare a termine, dei percorsi difficili, dei progetti universitari che si sovrappongono ai progetti universitari, senza trovare un solo file del pc su cui valga la pena di lavorare.

Non trovo il bandolo della matassa, non riesco a capire dove si inghippi il meccanismo della felicità e dove si insinuino queste emozioni negative. Ho bisogno che le persone vicine mi stiano vicine, o forse che giunga velocemente il Marocco, con le sue cittadine vestite di azzurro, la sua gente calda come l'estate, che porti via questo ottobre di dubbio gusto.
Osservo in questi giorni come i rapporti umani subiscano delle modificazioni nel momento in cui subentri la necessità di far prevalere la propria visione delle cose. Quello che c'era prima, lo stare bene, viene dimenticato nell'isteria generale e, poco a poco, si possono osservare comportamenti "strani". Persone che dicono e fanno cose che prima non ti saresti aspettato, persone che dicono di fare cose come ti saresti aspettato, ma poi fanno tutt'altro. Persone che chiacchierano un po' a gruppetti, informazioni che arrivano di seconda, terza, quarta o quinta mano, spesso senza possibilità di risalire la china verso le fonti. Notizie contrastanti, una più misera dell'altra.

Mi amareggia capire che la propria visione anche di aspetti miseri della vita valga il sacrificio di momenti di gioia futuri ed io stesso non voglio avere l'arroganza di escludere me stesso da questa cerchia di sfortunati che antepongono non se stessi, ma le proprie idee, agli altri.

venerdì 17 ottobre 2008

Grazie Magister,
con una settimana d'anticipo. 

Troppi diamanti sui sentieri montani.

giovedì 16 ottobre 2008

Il mondo femminile è meraviglioso. Lo dico senza ironia. In questo monto in cui viviamo noi uomini abbiamo la fortuna di mettere in atto la possibilità di amare le nostre donne e di rispettarle, possibilità che molti uomini di epoche passate, anche se dotati della sensibilità necessaria, non potevano cogliere dati i condizionamenti sociali. 

Non è bello avere la fortuna di riscattare qualche millennio di botte, di piatti lavati, di grossolaneria maschile, con i gesti di tutti i giorni? Vivendo davvero nel rispetto?

E poi siete bellissime.
Ed io si, forse sono un ruffiano.
Che bei modi di fare che hai, vecchia barba mozambicana! Me ne vado a letto con un sorriso.

mercoledì 15 ottobre 2008

E' un periodo strano. Le temperature sono primaverili, ma i giorni si accorciano come d'autunno. La luna la notte è un'iride bianca senza pupilla, osserva vaga gli accadimenti nel mondo. I faggi non sanno più se lasciare le foglie o se aprire le gemme, i piccoli uomini vivono frequenti raffreddori, tossi e febbricole. Le persone si arrabbiano più spesso, c'è nell'aria un clima di conflitto, gli attriti sono visibili ovunque si getti l'occhio, poche persone soltanto sono soddisfatte, anche se molte avrebbero ragione d'esserlo.

Anche coloro i quali pensavano di volersi davvero bene si comportano in modo strano l'un con l'altro. Speriamo arrivi il freddo a congelare i dissapori. Bisogna comunque fare attenzione.

martedì 14 ottobre 2008

Disequilibrio, stanchezza, noia, sonno, tristezza e sangue amaro. Come il radicchio rosso. Quando piccoli folletti antipatici danzano attorno al suo recinto è  più semplice che il toro imbestialisca e fugga.

Neti-neti!

Ed inizia la caccia alla bestia: merenda, yoga, espiri, doccia calda e automassaggio alla cute per riportare l'animale rinsavito nella stalla. Ed è così semplice, alla fine! E ritorno in me stesso.

lunedì 13 ottobre 2008

Poesia giocosa in quasi esametri e rima per il mio primo
maestro di arte marziale che stamane incontrai per la strada

Vecchio e stanco maestro bacucco
mezzo tigre e mezzo ciucco,
ingrigisci come il cane malmesso
che da sempre ti porti appresso.

Venerabile uomo di spada
che ormai solo la nebbia dirada,
del samurai mimi le azioni
ostinato nelle tue fissazioni.

Si maschera di grandi parole
l'equilibrio incerto di buio e sole,
sotto il tappeto sempre nascondi
la realtà che da tempo confondi.

Tenero è il ricordo che porto
nel grembo del passato ormai morto,
t'osservo con occhi gonfi d'affetto
mentre critichi un mio qualche difetto.

Ed auguro al tuo piccolo cuore
quando traspare tua debolezza
la gioia d'un uomo senza rancore
l'attimo in cui, cadrà la certezza.
Una foglia che cade alla sera non si può descrivere con le parole e per rispetto non cercherò di farlo ora. Un albero non chiede il permesso di soggiorno prima di crescere in un luogo ed i berberi sulle montagne dell'Atlante fanno un pane macinando il grano manualmente "che c'è bisogno di schwarznegger per sollevarlo" da quanto pesa.

Ironizzi, arma potente, sulle debolezze umane: mimi il vecchio tirchio che si tiene tutto il denaro e lo porterà nella tomba, ti domandi come esistano Maestre d'asilo per tua figlia, persone confuse che si nomano con una delle parole più profonde.

Cerco di camminare con una postura che si addica ai nostri discorsi, il nostro comune amico se ne sta con le mani giunte dietro la schiena come un anziano, o come una persona riflessiva, e tu te ne stai lì, gesticoli nel tuo giubbotto di jeans dopo il lavoro e con fare allegro ci togli il tappeto, quello berbero costruito con intrecci di parole, da sotto i piedi.

Safari njema, Fatah.

domenica 12 ottobre 2008

Il Cuore di Caia è un luogo dove le persone si trasformano, dove finalmente lasciano andare l'apparire e semplicemente vivono al di fuori del falso. Dove solo le emozioni sincere contano e si esprimono, dove gli uomini piccoli e grandi si incontrano, dove mutano i loro percorsi ed ogni oggetto assume la sua forma reale, lontano dall'apparenza. Solo dove non c'è nulla, nemmeno la bellezza della terra, dove ogni cosa viene a mancare ed esiste solo l'assenza, in quei luoghi i cuori finalmente si ricongiungono e si stringono.

Rammento che uno dei momenti più sinceri dei miei viaggi lo vissi nella brutta città di Xining, dove in un parco lastricato di cemento tra le case popolari due bimbi mi mostravano i loro pattini a rotelle e non avevano nulla, ed in quel nulla si nascondeva la realtà solida ed io gli sorridevo ed ero loro grato. Quanti monti e templi e volti e musei più vicini e lontani ho dimenticato, mentre quei due bimbi mi guardano stupiti, ricongiunti nel Cuore di Caia, assieme ai loro fratelli scuri.

In queste terre per gli astronauti non esiste la cattiveria. La cattiveria non esiste. I viaggiatori non possono non essere buoni, perché il mondo dona loro miele per lo spirito e quest'ultimo si fortifica e allontana la sofferenza, proprio dove tutti pensano essa si espliciti con più violenza.

sabato 11 ottobre 2008

Increspature lievi del volto,
un lento rovinio di mura chete.
Sorrisi appena accennati
ed una malinconia sottile.

Non sono i tuoi occhi
lentiggini di stelle africane?
Sei forse le vie terrose
sei forse l'antica alma
di questa isola di sogni perduti?

Vorrei abbracciarti
come l'oceano indiano,
sentire del tuo cuore il fragore 
frangere come di onde.

Vagabondare per i tuoi misteri,
ilha spettinata de mozambique.

venerdì 10 ottobre 2008

Mentre mi ammalo, amico mio, bevo una tazza di latte e miele sloveno, vecchio di due anni. Vecchio come il nostro incontro di quasi un anno fa, cervo sloveno. Chissà su quali monti brucherai ora all'approssimarsi dell'inverno, quale vita avrai scelto per i tuoi palchi enormi, orgoglio del bosco. Mi manca quel tuo sorriso furbo, quello con cui cavi le maschere ai comportamenti umani, quello con cui sfogli gli uomini come albi di fumetto, anche con noncuranza. Mai dovrebbe nascere troppa distanza tra due amici, al punto che, come ora, non conosco le tue strade, non saprei raggiungerti nei tuoi pensieri e tu nei miei.

Avrei voglia, in una sera d'inverno, di posarmi come un falco su un ramo d'osso e discorrere assieme e ridere e scherzare come un fuoco sotto il freddo cielo.

giovedì 9 ottobre 2008

Vi siete mai domandati perché la Natura abbia creato, nella sua infinita saggezza, il maschile ed il femminile? Perché vi sia bisogno dell'unione di due creature per fare in modo che la vita abbia inizio, almeno ai piani alti dell'evoluzione su questo pianeta. Perché non tre? Perché non uno soltanto, se tre sono troppi, perché proprio due e perché l'atto della compenetrazione e del completamento sia più marcato, dove l'evoluzione sia maggiore?

Razionalmente è stupido rispondere a questo quesito. La risposta "perché è così" è distruzione della curiosità e dello stupore sotteso a questa domanda. Anzi, chi risponde in questo modo forse non può nemmeno comprendere la profondità di questo aspetto. Per ora ragionare in questi termini mi porta solo a stupirmi di quanto incredibile e complessa sia questa realtà.

Cosa faremmo, in fondo, di un mondo di soli maschi o di sole femmine?
Nel silenzio del mattino iniziano le mie poche ore lavorative alla residenza brennero, solo cinque minuti a piedi da casa. E' incredibile come sia possibile ritrovarsi, retribuiti allo stesso modo, in una portineria tranquilla e sei ore per studiare, oppure in un ufficio incasinato, confuso, dove se non si lavora si viene ripresi. Bisogna saper scegliere.

mercoledì 8 ottobre 2008

Confusione. Puzza di sudore. Le mani diventano appiccicaticce e l'aria pesante, ricca di mal di testa aleggianti, di vibrazioni di ventole in sottofondo. Alcune persone stanche tolgono gli occhiali e si stropicciano gli occhi, altri masticano una penna. C'è un brusio di fondo, ma nessuno parla davvero. Tutti bisbigliano formule e le bisbigliano con una voce sufficientemente alta da far sentire agli altri che stanno lavorando su roba seria, ingegneria serrata, non boiate da primini. "Allora modifichiamo quelle sezioni" "dovrò inevitabilmente rifare l'idrologia" "qui non sta scavando un cacchio" "non si può modificare la struttura". Così fuggono le nostre vite, così perdiamo la nostra energia ed alla fine anche noi puzziamo del puzzo di questa aula. 

C'è bisogno di una pausa caffè.

lunedì 6 ottobre 2008

Ordine sordo e muto

Debole come un uomo
tu mi chiami, ebreo.
Vago per il mondo e sogno
realtà e persone usuali.

Come combattere i demoni
come esistere e sorridere
se distante è la mia terra
se muoiono i miei fratelli
se il mondo non ha cieli
per le albe dei miei risvegli.

Le mie braccia di carne
muteranno in arti d'acciaio
e cuori e sorrisi ed affetti
cingerò tra braccia di pietra.

Lacrime fredde di ghiaccio
induriranno i volti giovani
e cieco fuori e dentro
difenderò l'uguale, ucciderò il diverso.

Mai più schegge d'odio
feriranno i tralci della vite:
sarò ordine sordo e muto, generoso
restituirò il mio dolore.
I sometimes wake up in the middle of the night and suddenly remind that I was dreaming about Africa: dreaming colours, smiles, emotions and the smell of the ground. What happened to a man if he lives few hours per day on the other side of the world? And then someone shows me a picture about Mozambique in a magazine and while eating dinner I remind the Beira's airport and that guy there working with luggages and speaking five languages, and that sensation of freedom that is possible to feel when you ride a car sitting in the back part, with the wind on your face.

I think about my Africa of the past, about Africa in my present and about my Africa of the future.

domenica 5 ottobre 2008

Buffola angiola ricciola
con ali così piccole e goffe
dove vuoi volare?

Vorrei offrirti in dono
l'ampio abbraccio dei rapaci
l'eleganza d'angoli del ghepardo
il canto del bosco di maggio.
Mostrari il mondo cui anela
l'altezza del tuo sentimento.

T'osserverei incantato
come lo spazio ed il tempo
come la pietra ed il mare
come creatura preziosa.

Ti scruterei nascere, vivere, morire.

sabato 4 ottobre 2008

Dopo aver parlato assieme di un Inchino allo sprofondamento del Triangolo Divino nel Triangolo della Materia, nella notte, un Ricercatore pose al suo compagno questo quesito: "Perché il Divino si è incarnato? Perché non è rimasto in se stesso, nella sua eterna perfezione?"

Il compagno assorto si accorse di aver scoperto una nuova Frontiera, per ora invalicabile. "Mi piacerebbe sentire le risposte di Platone, in merito, e di tutti i grandi che compresero l'esistenza di questo accadimento", pensò.
Come prodigio germoglia
esile stelo di Consapevolezza,
nutrimento interno trae
tra profondi strati d'Essenza
ed affonda le radici nel Cuore.

Crescono robusti e snelli
lignei raggi di Spirito,
come mano che afferra
anelano di estrema Volontà
e tendono al Cielo.

Sbocciano fiori di gelsomino
per ogni velo di Natura,
frutti pieni e dolci
generosa offre la Pratica
e ad essa s'inchina l'Essere.

Così cresce, immobile e compiuto,
il Guerriero della Luce.

venerdì 3 ottobre 2008

Caos creativo

Mutila i miei ulivi di dolore
innalza al cielo mura d'odio
accerchia i miei soli ed adombra
la vita, che ride nel mio cuore.

Nel mugolio scuro della notte
troverà un tetto la mia casa
nella morte riscoprirò
il senso del martirio
una volontà di terrore.

Diventerò caos creativo
inventerò simulacri di sangue
inciderò bambini di schegge
dipingerò il terrore di mille orchi
sulla tela rossa dell'anima.

In frammenti puntuti di specchi
che taglienti e spinosi rifrangono
i tuoi sogni da incubo,
esploderà il mio rancore.

giovedì 2 ottobre 2008

Una delle idee più bislacche che ebbi in vita fu quella di cercare di convincere il mio cane, un husky dal manto lucido, al suicidio. Fu  un' operazione molto complessa, poiché il mio husky amava davvero la vita. Tuttavia non me la sentivo più di portarlo fuori a correre nei campi, avevo voglia di prendermi una lunga vacanza ed il canile non si addiceva al suo spirito libero. Non volevo darlo in pasto a qualche "amico dei quattrozampe", che lo avrebbe ridotto in un salotto. Così iniziai a spiegargli, durante la passeggiata delle sei, le teorie schopenaueriane del pessimismo cosmico. La sera uscivo in giardino per leggere ad alta voce una poesia del Leopardi, oppure qualche verso degli scapigliati. Gli piacque in particolar modo il "Canto notturno di un pastore errante dell'asia", si sentiva come quelle pecore, con una qualche consapevolezza in più. Poco a poco smise di mangiare, soprattutto perché mi ostinavo a rifilargli quei croccantini ricchi di tutte le vitamine e poveri di sapore: iniziò a vergognarsi per il suo alito mefitico. Per il suo settimo compleanno gli regalai "La nausea" di Sartre e così tutto per lui prese quella dimensione di orrida fisicità, di pesantezza, come se la natura fosse diventata una nemica invadente. Durante la passeggiata se ne stava con la testa bassa, abbaiava in modo spento, come un bofonchiare fiacco; preferiva di gran lunga stare a casa. Era davvero terribile vederlo in quello stato, mogio, senza voglia di vivere. Fortunatamente nessuno gli consigliò di leggere Nietzsche ed un giorno lo trovai in cucina, morto dissanguato. Non me ne ero accorto, ma da qualche mese camminava in modo accorto, tenendo le unghie ben lontane dal selciato e quelle iniziarono a crescere, fino a quando non furono lunghe abbastanza per permettergli di recidersi le vene della zampa. Una storia triste.

Poi partii per la Sardegna; due settimane di puro relax.
Approssimare per la prima volta nella vita i movimenti di una forma taoista, muoversi imitando l'eleganza dei maestri antichi e recenti lascia dentro la stessa sensazione che potrebbe provare un pianista novello improvvisamente invitato a suonare con i Bach, Rachmaninov, Beethoven di tutti i tempi. Questi movimenti non sono gli stessi, bensì l'evoluzione di altri provenienti da ere remote dell'umanità e celano, a chi li sa cogliere, aspetti profondissimi. Mentre che muove i suoi passi per la prima volta può solo balbettarli: tuttavia in questo balbettare si nasconde l'unica possibilità, un giorno, di fare della poesia in movimenti.

martedì 30 settembre 2008

Così il monaco Vetta-che-Ride scese a valle per incontrare suo fratello spirituale, Spirito-che-Gioca. Dopo averlo abbracciato ed aver ascoltato i suoi discorsi il monaco disse: "In verità, fratello mio, tu in futuro potresti essere il mio amico più caro ed allo stesso modo potresti diventare il mio miglior nemico." In seguito con un gesto elegante srotolò il mala dal braccio sinistro, abbassò il capo e lo mise al collo, poi giunse le mani e si chinò in segno di rispetto.
Tornando verso la montagna si interrogò a lungo come fosse possibile che un uomo di spirito corresse il rischio di mettere il Cuore a servizio dell'Ego e non al servizio del Bene. Giunto alla sua grotta si sedette in meditazione e lì pregò a lungo con fervore e compassione affinché gli Dei concedessero al fratello, in un futuro, il nome di Spirito-che-Gioca-sulle-Vette.

domenica 28 settembre 2008

Eravamo giovani, dopotutto. Eravamo quattro. Ricordo che quella volta bevemmo parecchio e verso mezzanotte eravamo ubriachi e contenti. E giovani. Non sapevamo come le nostre vite si sarebbero sviluppate, come ci saremmo separati a breve, ognuno per la sua strada differente, per ritrovarsi solo di tanto in tanto per una rimpatriata, cercando di scimmiottare i vecchi motivi che ci tenevano legati, quelle battute ormai datate che però facevano ancora sorridere. Nick era tra noi quello meno esperto nel bere, tanto che Jack organizzò una vera congiura contro di lui, e noi tre anche, comperando di nascosto una bottiglia di rum che gli mostrammo quando ormai era troppo brillo per rifiutare un altro bicchiere. La scolammo velocemente con equità, un quarto a testa. Stavamo seduti attorno al tavolo in legno massiccio di una baita di montagna ed io ancora non fumavo. Fumare, a quel tempo, faceva ancora male alla salute. Poi uscimmo senza una ragione precisa e nella notte stordita camminammo un poco a bordo della strada statale che passava ripida lì vicino, senza una vera ragione o meta ma con la sola idea di protrarre più a lungo possibile quelle ore senza pensieri e ricordi fumosi. Frankie ebbe quella che poi definimmo all'unanimità una "sbronza premurosa" poiché non faceva altro che continuare a ripeterci incessantemente di prestare attenzione e camminare al di fuori della linea bianca a bordostrada. Temeva che qualcuno di noi fosse investito da una qualche auto immaginaria che non sarebbe mai passata a quell'ora della notte, su quella sperduta strada statale di montagna. Noi per contro camminavamo al centro della carreggiata, con una soddisfazione sottile, come se stessimo riprendendo potere su un terreno dove, durante il giorno, era pericoloso avventurarsi. Forse cercavamo di infrangere qualche regola semplice, per sentirci liberi. Liberi di camminare al centro della carreggiata. Poi prendemmo un sentiero che saliva verso le piste da sci, dove l'erba estiva iniziava a inumidirsi nelle prime ore di un mattino di maggio. Ci sedemmo sul prato e in quel momento Nick ebbe un crollo emotivo. Come se quell'atto di rannicchiarsi a terra avesse fiaccato le sue difese interiori e l'alcool avesse strappato dal suo cuore emozioni che credeva di aver dimenticato: pianse ricordando un amore andato male, ricordando dentro di sè, silenziosamente, i particolari di quella donna fresca e dagli occhi vispi ed azzurri che lo aveva preso, innamorato ed abbandonato nel giro di pochi giorni.  Lui amava innamorarsi e quindi si era gettato su quegli occhi con la forza e lo slancio di un parigino disperso sulle Prealpi. Tentai di consolarlo, ma sapevo che una buona dormita avrebbe fatto più di tutte le parole che la mia bocca, impastata e disarticolata,  potesse in quel momento pronunciare. Gli strinsi un braccio attorno alle spalle. Dopo poco tornammo tutti assieme dentro casa ed il letto ci aiutò a dimenticare le nostre risa e sostituì alla sensazione di leggerezza un pesante mal di testa mattutino. Nella notte Nick, che dormiva accanto a me, si alzò più volte per andare a vomitare. Era debole di stomaco e vomitava spesso in primavera e spesso anche quando si innamorava e spesso e soprattutto quando beveva. Tra noi era quello meno esperto nel bere, ma mentre piangeva, quella notte sulle pendici del Bondone, gli volemmo tutti un gran bene.
Di tutte le umane paure, la xenofobia è il cancro peggiore. E Diverso significa Altro in tutte le sue forme, non solo in quelle consuete a cui questa parola fa riferimento. L'esistenza dell'Altro ci terrorizza, ci spaventa, mette in discussione le nostre scelte, il nostro modo di vedere: se non è ben saldo il nostro Io vacilla, si sente minacciato, si sente violentato e rivendica ancora una volta il suo diritto alla vita. Così la xenofobia genera rabbia e guerra e dolore e voglia di prevalere sull'altro, di imporsi, di spostare nuovamente il  baricentro del mondo su se stessi: siamo egocentrici. E se tutti voi lettori la penserete in modo differente e non sarete in accordo, mi auguro almeno che non diate vita a queste stesse parole definendo un giudizio di valore per questo mio pensiero, per questa mia verità chiara, che mi angoscia perché diffusa a tutti i livelli.

Emanciparsi dalla Paura del Diverso dovrebbe essere un compito primario nella vita di ogni essere, poiché in questo modo ogni uomo o donna potrebbe semplicemente essere se stesso senza temere che gli altri seguano la propria differente via. E so bene, credetemi, che in quel "dovrebbe" pretendo di imporre la mia visione sulle tutte altre; anche se, a mia discolpa, posso dire di aver lavorato per anni su questi temi e quindi di conoscerli abbastanza approfonditamente.

giovedì 25 settembre 2008

Carta da musica

Sfioro con le dita
i mezzitoni del tuo cuore,
suono l'allegro del tuo corpo,
carta da musica.

Lungo le venature dei fianchi
intaglio liscio il legno delle viole,
di archi s'inarca la schiena
si flette come nudo e pallido crine.

La pelle è uno spartito muto
di sensazioni in legati ascendenti,
come cieco ne esploro le ottave
e indugio su armoniche di piacere.

Nel tuo morbido ventre,
nella minuta tastiera dell'inguine
compongo e scompongo versi giocosi
calcando i bianconeri del piano.

Vorrei dirigere, orchestra di vita
i tuoi sussurri di soprano
e dimentico concludere
in una euforia, sudata di applausi.
"E' difficile a dirsi" disse Nick Adams. Potevi forse dire che lei fece per prima ciò che nessuna ha mai fatto meglio? E parlare della gambotte brune, del ventre piatto, dei piccoli seni duri, delle braccia accoglienti, della lingua curiosa e saettante, dello sguardo appannato, del buon sapore della bocca, finché scomodamente, strettamente, dolcemente, umidamente, amorosamente, strettamente, dolorosamente, pienamente, finalmente, infinitamente, interminabilmente, illimitatamente, improvvisamente tutto finiva, e il grande uccello volava via come una civetta al crepuscolo, solo che nel bosco c'era ancora la luce del giorno e gli aghi di pino ti si appiccicavano al ventre.

- Enerst Hemingway, traduzione di Vincenzo Mantovani -

mercoledì 24 settembre 2008

Sulla corriera per Mocimboa
viaggio verso la libertà.
Le mani si schiudono in doni 
un pugno di conchiglie
e l'anima del mare.

Tra i finestrini rotti
sguaiati gracidii umani
io sempre ricerco
senza sosta
con fatica estrema
e stanchezza
la libertà.

Lontano da tutto,
un pugno di conchiglie
e l'anima del mare,
s'increspano i miei tratti
e piango d'un pianto silenzioso,
inosservato e commosso.

martedì 23 settembre 2008

Nick Adams era seduto in treno verso casa: stranamente un treno lussoso. Aveva sete. Fuori i campi di granoturco intervallavano a singhiozzo le fabbriche dell'Interland milanese. Aveva sonno; bere il pomeriggio non è mai una buona idea, soprattutto se ti attendono le rotaie e l'attesa e tutto il tempo per sciogliere l'euforia d'una festa in un bicchiere di monotonia. Si addormentò per qualche minuto, fino a quando l'addetto alle bibite non urtò con il carrello delle bevande il suo ginocchio destro che nel sonno aveva preso troppo spazio sul corridoio centrale. Quell'invasione di campo era sgradita ed il carrello delle bevande aveva pensato da sé ad impartire una lezione alla sua gamba invadente. Di fronte un uomo di circa settant'anni compilava in modo meticoloso una piccola agendina con una penna stilografica ad inchiostro nero, la cui punta molto larga lasciava sulle pagine delle spesse striscie di china che ad ogni curva diventavano più sottili, per allargarsi di nuovo come nastri attorcigliati verso altre lettere, verso altre frasi. Evidenziava le note importanti con un pennarello rosso, perché, come aveva detto a Nick, tutto fosse in ordine e meticolosamente definito. Non sapeva che stava per morire e nemmeno Nick lo sapeva. Sentirono solamente uno stridere di ferraglia e come un suono di diecimila gessetti su altrettante lavagne che tutti assieme gridavano di un dolore rauco. Quell'urlo lancinante di rotaie ferite sulla curva secca del ponte sul Mincio, vicino a Peschiera, era tutto il vano sforzo del vagone di mantenersi in velocità sulla strada ferrata, di non lasciarsi sedurre e portare lontano dalla forza centrifuga che a tutti i costi cercava di tuffare il treno nel fiume sottostante. Poi solo silenzio e quella sensazione di rimescolio delle budella che in un primo, brevissimo e sciocco secondo Nick aveva ricondotto a quel Long Island di troppo, bevuto in compagnia a Milano poche ore prima. Prima del tonfo sordo l'uomo sulla settantina di fronte a lui richiuse l'agenda e le scritte eleganti di china nera e le note rosse scomparvero per sempre, come protette da quell'ultimo istintivo gesto di difesa. Con i suoi settant'anni, andava a Venezia a trovare una fidanzata fresca di qualche mese; una storia allegra. Ma non erano ancora intimi al punto da poter mostrare l'un l'altro i propri sentimenti e, quando morì, Nick questo ancora non lo sapeva.
Disteso e tranquillo
semplicemente comprendo
l'amore smisurato 
che eternamente provo
per me stesso.

Il mio corpo perfetto,
questa stanza sporca
nel fruscio delle foglie di banano;
l'incidere parole di pietra
nella danza elegante d'una penna.

E piano cresce la nostalgia
e germoglia un' idea di morte
e attaccamento e dolore e passione
e pianto sconvolto.

Davvero un giorno
lascerò tutto questo?

sabato 20 settembre 2008

In quale buia notte il nostro mondo ha perso la capacità di vestirsi dei colori dell'arcobaleno ed ha scelto come proprio stendardo il grigio, il blu, il beige ed il nero? E' stato forse come per quelle farfalle a Londra che durante la rivoluzione industriale erano diventate color inquinamento? Ritroveremo le nostre sfumature?

venerdì 19 settembre 2008

Feritoie nella notte,
fili di verde capovolti
sulle lune del tuo sguardo.

Intravedo una luce chiara,
sorpreso in prigioni d'affetto
sospeso in sogni di sapone.

A quelle visioni accosto
i volti del mio sentimento,
scosto i rami del salice
e navigo verso astri di specchi
ch' ancora non conosci.

giovedì 18 settembre 2008

Anisotropia

Differenti direzioni:
le nostre strade distanti
s' incrociano e scrociano
in luoghi comuni.

Non si può vivere insieme
se tempo e spazio
hanno diversi profumi.

mercoledì 17 settembre 2008

Pirati di stelle,
dame d'avorio:
rapite.

Attendono denti di perla
su uomini scolpiti, 
leggeri su un bianco contrasto
di sabbia rubata all'oceano.

Vagano gravide d'amore
deluse vergini d'altri mondi,
illuse ricercano il sogno
tra braccia di fascino scuro.

Spregiudicati avventurieri
in attesa di speranze lontane,
malinconiche regine nel tepore
d'un calore focoso ed umido.

Intersezioni d'esseri asimmetrici
legati d'un verde di banconota,
sotto il cielo arabo di Unguja.
Vivo di ricordi terrosi, del mastichio di polvere dopo ore ed ore di autobus traballante, di sorrisi sinceri e disperati, di una purezza legata al cuore sincero dei bimbi di Mtae. Devo trovare la via per coniugare il passato vicino con un presente che a volte non è così solido e reale. Se qui non ci fossero le persone, sarei perduto.

lunedì 15 settembre 2008


Oggi ho provato emozioni negative: è bastata una giornata al chiuso spirituale di una casa che non è più la mia. Non è colpa di nessuno, semplicemente è così. Ed io non sono un dannato studente fuori sede, a me uno stupido contratto annuale non lo possono fare. La possibilità che vi siano persone che hanno bisogno del proprio spazio indipendentemente da dove vivano i genitori, non è contemplata.

Scuoto la testa con un cenno di disapprovazione.

sabato 13 settembre 2008

La qualità della vita, in questa terra consueta, è un piacere sottile, di ritorno dalla grande madre Africa. Passare da un ingorgo alla periferia di Nairobi alla perfetta efficienza dell'aeroporto di Zurigo, poter comperare un milkshake, le hostess che ti chiedono "tea or coffee?" sorridendo sono le piccole soddisfazioni che esistono solo per contrasto con il passato. Forse a breve mi stancherò di nuovo di tutto ciò, ma per ora rimango incantato dalla magia del ritorno.

venerdì 12 settembre 2008

Semplicemente, a volte le persone incespicano sul cammino, muovono passi malsicuri, non come uomini, ma come pulcini spelacchiati. Ed in questo gioco di vicini e lontani si incrinano le relazioni, gli amori possono anche svanire, come risucchiati da un gorgo piu` grande di noi. Questo lo so da un bel po', ma tutte le volte che cio` accade ad una persona a cui voglio bene , anche dentro di me qualcosa si rompe, non come una slavina, ma piuttosto come un giacciolo che si spacca con rumore sordo e tonfa nella neve sottostante. Una piccola disillusione ed un abbraccio ad una delle perle piu` preziose di altri cieli.

mercoledì 10 settembre 2008

Tossisco per la strada, tra la gente che mi grida "hey rastaman!" ed io proprio sto esaurendo la voglia di essere simpatico e gioviale con tutti. Manca il finale, come alle feste Vigiliane, il momento in cui finalmente decidono di sparare in cielo una miriade di lucciole, tutte assieme. Il Cratere di Ngorongoro mi aspetta, abbiamo un appuntamento per domani mattina ed ho solo voglia di godermi quest'ultima avventura con lo spirito giusto.

Tutto e` gia` definito: ogni orario, ogni spostamento. Alle ore 14 di venerdi` partiro` da Arusha direttamente verso l'areoporto di Nairobi, alle 23.59 dello stesso giorno decollero` verso mondi piu` lattiginosi, in cui ancora una volta potro` guardarmi la pelle delle braccia e non sentirmi diverso. Per un po' sara` una bella sensazione.

A volte penso che dovrebbero imporre per legge di fare sesso solo con persone di colore diverso, cosi` risolveremo questo ridicolo problema delle razze in una generazione e non ci sarebbero piu` negri, musungu, musi gialli, fiche strette ad oriente e cazzi grossi in africa. Sono sovrassaturo di tutte queste boiate, cominciano a rimanere in sospensione dentro di me, fluttuanti e senza una precisa dimora.

giovedì 4 settembre 2008

Ringrazio Magister per avermi insegnato a scrivere questa parola con la lettera maiuscola davanti, per aver posto un limite netto e definito tra essere ed Essere.