martedì 31 marzo 2009

Doha, solo per alcune ore. Lontano le luci dei grattacieli che spuntavano luminosi di mistero tra le nubi notturne. Mi lascero` indietro questo luogo in un battito d`ali di farfalla. Rimane qualche ora fatta di snack, di attesa, di uomini d`affari con il turbante e donne indiane di passaggio. Sono partito.
Accade nell'imminente presente, proprio qui sotto i miei occhi. Qualche brivido percuote il mio corpo per le poche ore di sonno, ma non importa. Qualche piccola ansia e preoccupazione per il bagaglio, ma non importa.

La partenza è giunta ed oggi, davvero, riparto.

Come soleva dire qualcuno,
See you space cowboys.

lunedì 30 marzo 2009

Così ci salutiamo, amico mio. Vederti emozionato sull'uscio, intriso d'abbracci e dolcezza è stato l'arrivederci più profondo. Ti voglio bene e mi regali moltissimo. Buonanotte.

domenica 29 marzo 2009

Pausa Africana

Uma bola de fogo
da cor do meu intimo desespero
sobre as indicas aguas do mar.

E na solidão desvendo
o sentido maravilhoso de cada gesto
o mel de cada palavra
a ternura impar do silencio mutuo
e a compreensiva meiguice das tuas palidas maos.

Murmuro nome
o teu
enche a meia penumbra da tarde
e enigmaticos olhos garços
adoro.

Eu a pesada madeixa dos teus cabelos
cor da lua nova sobre o mar
afogo-a nos meus dedos
e amo na languida promessa.

Sonho contigo
e bistres palpebras tuas
semi-cerro com meus beijos.

- Josè Craveirinha -
Rileggo le poesie di Craveirinha, decritto la mia voglia di Mozambico attraverso le parole di un poeta ancora vivo, forse una delle edizioni più belle di poesia che mai mi siano passate per le mani, un regalo prezioso che mi sta accompagnando in queste ultime quarantott'ore italiane. 

Ieri ho salutato gli amici del kungfu, prendo uno spicchio dei loro cuori e li porto via con me, lontano. Brividi e febbre si sono presi i miei sorrisi, ma la loro dolcezza è stata nettare per la mia anima ferita dalla paura e dal dubbio.

Piove qui e piove a Beira. Piove sulle terre di ieri e sulle terre di domani. Penso alla dolce signorina che mi attende all'aeroporto, che mi ha regalato questa bella edizione delle poesie di Craveirinha che non lessi, prima della prima partenza, ma che leggo ora.

sabato 28 marzo 2009

Un cielo di nubi mi sveglia al mattino. Grigio come i pensieri che mi hanno accompagnato nella notte attraverso le ore di un dormiveglia estenuante. Per qualche ora ho perso la strada, ho perso la rotta delle mie intenzioni e pensieri inutili, infausti, sciocchi rimbalzavano nella mia testolina.

Nella debolezza ho provato odio verso le persone che mi hanno complicato la vita in questi ultimi tempi, con i loro ritardi e con il loro finto interesse. Ho provato paura e  frustrazione ed ancora una volta sono sceso negli inferi della mia mente.

Ora sono stanco. Ho infinite cose da fare e solamente voglia di dormire per il resto della mattinata. Non vedrò il sole prima di mercoledì. Non sono sicuro che riuscirò a mantenere la calma apparente. Non ne sono sicuro.

mercoledì 25 marzo 2009

Scivolo, a volte, in una visione emotiva senza tempo. Mi accade. Guardo fuori e non vedo case, uomini e vita. O meglio, vedo tutto questo in una dimensione diversa, sento il tempo espandersi verso gli estremi infiniti, percepisco ogni cosa accaduta e che accadrà come un unico vivo continuum con il presente.

Gli uomini, in questa visione, mi commuovono. Mi sembrano una parte piccola quanto un atomo. Li vedo apparire e scomparire come particelle microscopiche, con i loro meccanismi perfetti, con i loro automatici principi di azione e reazione. Perfetti, unici quanto piccoli e sacrificabili. 

Siamo qui da così poco e per così poco. L'universo è così vasto, vasto per davvero. Il tempo così vasto così al di fuori della nostra portata, delle nostre piccole menti. E la mia vita è così piccola, così fragile e così piena in tutto questa immensità, in questa immane disegno.
Una serata come altre, con la partenza che alita sul collo. Una lunga, eterna partita a Catan con gli amici. Una partita come le altre, ma con la partenza che alita caldo sul collo. Vento africano. Un bicchiere di vino ed una sigaretta ed uno strano sentimento di mancanza e forse ancora più una attenzione, come di chi lascia e si riempie degli ultimi istanti, lì assapora. Sto mangiando un casino di gelato. Cioccolato, vaniglia, nocciola. Voglio partire senza desiderio di gelato, effimero tentativo. Ho un piede in Africa...quali saranno i miei sogni lucidi stanotte?

martedì 24 marzo 2009

Stasera non ho voglia di cenare. Stasera ho voglia di partire per l'Africa, andare lì dove la terra è una sabbia sporca sulle strade. Ho voglia di rivedere la mia vecchia barba mozambicana, di vedere la morte e la vita oltre gli sciocchi preconcetti del nostro mondo vanesio. E' una critica, forse.

Ho voglia di partire.
Venne un fremito di notte
a coprire i tuoi seni.
Vennero labbra di luna
a ghermire i tuoi fianchi.

Avvolta in un buio
baluginare di stelle
umida e stanca riposi
mentre nuda ti vesti
della volta del cielo.
Lo domando. Quando un poeta può fregiarsi di tale titolo? Quando può spiegare, con certezza, di essere poeta? Che cosa fa di un poeta un poeta? Il semplice scrivere una poesia? Davvero tra il poeta ed il cretino intercorre la distanza tra una poesia riconosciuta ed una smarrita nel buio oscuro del tempo?

Non voglio fare poesia. Non voglio scrivere perché sono capace, se lo sono. Non è questo il punto. Mi interrogo tuttavia sulla mia natura.

lunedì 23 marzo 2009

Essere superattivi. Un milione di telefonate ed appuntamenti, spostamenti, traslochi, saluti, dedicare alle persone i momenti giusti, nell'ultima settimana prima della partenza. Organizzare visti, voli, bagagli, lettere. Permessi, che spiegano che non sono un terrorista, ma solo uno studente con un kit pieno di reagenti chimici per l'analisi dell'acqua come bagaglio a mano. L'Africa è qui davanti a me, per la seconda volta. Mi basta allungare la mano per sentire addosso la sua presenza, proprio ad un passo. Tutto si compie, sto trascurando alcune cose, ma faccio del mio meglio.

venerdì 20 marzo 2009

La valle tra i due fiumi, al sole fresco della primavera. Un vento gentile che mi accarezza il volto, si prende l'anima e la porta via, lontano, verso il cielo. Lì a terra rimane il mio corpo.






Non ricordo d'essere mai stato in Mesopotamia. Sento una nostalgia strana...perché ho pianto? Sto solo sognando...perché ho pianto?

mercoledì 18 marzo 2009

L'esistenza degli opposti: mediante il Tre il due ascende all'Uno.

Oggi capisco perchè Zarathustra si è dovuto allontanare dagli uomini prima di tornare tra loro. Era necessario per il suo ritorno.

martedì 17 marzo 2009

Fatico. Non riesco a fare le cose come vorrei. Ho poco tempo, frammentato in piccoli granelli di eventi e cose. Non sto propriamente bene. No. Non trovo aiuto. Queste due settimane...queste due settimane.
Ritorno alla mia casa, dopo aver rivisto i volti di alcune delle persone per me più care sulla scorza del pianeta. Care per motivi che non mi so bene spiegare, care perché d'un tratto m'immergo nelle loro esistenze e queste vibrano e camminano anche lontano da me. Inizio appena a dialogare per poi riprendere il treno.

Ho rivisto prospettive, modi di vivere differenti ed ho sentito, ancora, nuova apertura fuori e dentro di me. Le persone sono quasi tutto. Poi ritorno e rivivo la gioia serena dei miei affetti. Tra due settimane parto per l'Africa.

lunedì 16 marzo 2009

Due miserie
che mendicano un po' di ristoro...
lo chiamiamo amore.

Due solitudini
che si ingannano riempiendo di vuoto la loro disperazione...
lo chiamiamo amore.

Due vanità
che si contemplano utilizzando l'Altro come specchio...
lo chiamiamo amore.

Due paure
che narrano in eterno la propria giovinezza...
lo chiamiamo amore.

Due egoismi
che pretendono generosa dedizione...
lo chiamiamo amore.

Due fragilità
che si nascondono dietro a corazze di orgoglio...
lo chiamiamo amore.

Due presunzioni
che si illudono di essere "speciali"...
lo chiamiamo amore.

Due ansie di riconoscimento
che prendono, arraffano, divorano, consumano...
lo chiamiamo amore.

Beh, forse è meglio tacere.

- A. L. -

giovedì 12 marzo 2009

A volte i cinesi sono i cattivi, gli invasori del nostro bel centro storico, sono la repressione della popolazione tibetana. Questo, in dimensione ridotta ed attutita dall'esperienza vale anche per me. Il pregiudizio ed il postgiudizio possono nascere dalla stessa fonte. 

Mi basta poi un dialogo delicato con un diciassettenne di Lanzhou, con il suo italiano pulito ed il mio cinese dimenticato che mi suggeriva qua e là con estrema cortesia, per ricordare della gentilezza e premura che alcuni di questi cinesi esercitano con tanta abilità, come uomini evoluti e distanti.

lunedì 9 marzo 2009

La slovenia mi regala ogni volta il profumo della primavera. Per quest'anno niente potica, solamente iota del marinaio buddista. In effetti molte cose, in questo duemilaenove inoltrato, appaiono buddiste: Nacho il gatto buddista, l'orso sloveno buddista, le verdure miste buddiste e la iota. Poi Peter che si legge un libro intitolato "la vacuità" tra una lezione e l'altra ed il mio cervo preferito, che in tutto questo buddismo sente tutta la sua vena di sofferenza cristiana e soffre e non pensa alle donne. Non ha tempo.

Io da parte mia, scopro che sto invecchiando, che anche la moderazione non mi dispiace. Oltre al quarto di secolo, meno spregiudicato e più moderato. Gli amici miei hanno le galline, mangiano tsampa tibetana al mattino e per questo scorreggiano e ridono. E viaggiano solo quando non ci riescono proprio, a rimanere.


Poesia d'altri tempi lontani

Schiuse le palpebre
osservo il mondo che sfà;
nel volto emaciato di un uomo
nel rantolo che si strozza in gola
di un bimbo morto a metà.
Tratto da un diario che rileggo ora e che compilai circa otto anni fa.

Oggi ho capito una cosa. Tutto ciò che sarò lo sarò perché lo ho voluto io. Nessuno sarà l'artefice della mia vita all'infuori di me. Io costruirò la mia vita perché è una ed appartiene solo a me.

Mi domando se è possibile, oggi, non tenere fede alle promesse del ragazzo che ero. Se è possibile che io disattenda le mie stesse speranze. C'è molto da fare.

venerdì 6 marzo 2009

Ieri mattina facevo la doccia. Ho chiuso l'acqua, alla fine: dai capelli alcune gocce sono cadute sul mio palmo aperto. S'è creato un piccolo lago e le gocce vi cadevano ritmicamente, perturbavano la superficie...per un attimo. Poi niente. Poi ancora. Era l'acqua chiara di un lago montano. Era la mia mente.
Out of the cage. Sono libero di sognare il mio futuro, mi eleggo a demiurgo della mia zolla di terra, già penso alla semina per l'anno che viene ed ai frutti che porterà. Devo fare attenzione ai miei passi, poichè ognuno di essi, se mosso in libertà, mi porterà verso me stesso, ma se mosso sulla falsariga dei miei timori mi allontanerà da me.

Ora inizio a prepararmi per la partenza, inizio a salutare gli amici ed a mettere nel sacco il necessario. Il cielo è coperto, ma giunge silenziosa la primavera.

mercoledì 4 marzo 2009

Studio ed ascolto musiche divine. Le persone rimangono su uno schermo, come sulla superficie della mia realtà interna, come immagini su uno schermo tridimensionale. Mi eleggo a spettatore del mondo e degli eventi. Per un attimo, ne sono fuori. Mi domando: cosa penseranno mai questi personaggi? Chissà se la trama è ben scritta e coinvolgente...

...poi abbasso di nuovo lo sguardo, sulle mie care formule inutili.

martedì 3 marzo 2009

Una catastrofe psicocosmica 
mi sbatte contro le mura del tempo. 
Sentinella, che vedi? 
Una catastrofe psicocosmica 
contro le mura del tempo.

- Sgalambro? -

lunedì 2 marzo 2009



Emozioni pregnanti, odori forti del sentimento, affollano le mie visioni di questa sera. Per un attimo mi sento vicino ai miei compagni, in parete, un attimo dopo così distante, su questi libri, un attimo ancora e penso all'Africa, a questo conto alla rovescia che indica il valore -29. Penso alla mia compagna che già dorme nel suo letto, lontano da me e mi manca. Penso ai fiori stupendi che ho abbandonato sul mio cammino, persone che la vita ha allontanato da me. Mi commuovo pensando alle mie emozioni passate, come ad un qualcosa di esistito, ma separato da me.

Provo un grande affetto, grandissimo, per le persone che amo e che soffrono, o che hanno sofferto, o che soffriranno. Vorrei legare i loro cuori in un ordito di fili dorati, in una maglia indistricabile costellata di gemme dalla cura paziente della grande Madre, che unisce le vite degli esseri umani in un disegno più grande e ordinato. Vorrei dire "oltre" agli altri ed a me stesso.

E' tempo.

domenica 1 marzo 2009