lunedì 31 dicembre 2007

Addio, addio duemilaesette. Sei stato un anno così ricco, così pregno di sofferenza, di indecisione. Come l'oceano restituisce il naufrago alla terra, così tu mi hai voluto affogare e poi salvarmi, solo al prezzo di stravolgere la mia stessa vita. Non temo la strada che ho scelto e guardo al futuro con ritrovata serenità, ma non è certo affar tuo, il modo in cui accoglierò tuo figlio. Ti ho odiato, a momenti. Altre volte ho abbracciato le tue ginocchia salde, chiedendo pietà per me e per i miei cari, ma alcuni di loro non sono stati risparmiati. Non ti perdonerò, per questo.

Ed ora guardati, ansimante, mentre muori e osserva me, che ti sopravvivo e vedrò crescere i tuoi figli. No davvero, non andrò a piangere lagrime (quale ironia, in questa parola!) sulla tua tomba, sebbene invecchiando ti sia dimostrato gentile e più affettuoso.

Lento il sipario già si chiude e, tra gli applausi di alcuni ed i fischi di altri, tra gli inchini ed i sorrisi, questa tragicommedia che hai messo in scena è pur finita.

domenica 30 dicembre 2007

Un'orda di barbari cristiani invade la mia casa, parlando di strani riti, di cui non capisco molto, in cui si ingoia una parte del corpo del loro dio, che non solo è dio, ma anche uomo. Al mattino frotte di bimbi randagi, squadroni della Salvezza, bussano alla mia porta ridacchiando, chiedendo cibo per i poveri e rispondendo con disprezzo troglodita ai miei sguardi dubbiosi sui loro intenti di saccheggiare la mia dispensa. Ogni ora del giorno è ritmata dagli impegni con questi strani dei che, a dir loro, prendono posto nell'infinito imprecisato, oppure tra le stelle, un po' a destra della galassia di Andromeda. Sono dentro di noi, fuori di noi, in mezzo a noi, sono amore e fratellanza, sono il mio terrore inespresso di fronte a tutto questo.

Mi spaventano, ma non voglio essere sgarbato con loro, non voglio scacciarli come si fa con i topi, con la scopa. Solo, come al solito, dico qui quello che vorrei urlare loro in faccia.

Ho consumato un'altra vendetta.

sabato 29 dicembre 2007

Albina

Crisalide diurna,
sciafila farfalla
che schieri abiti di seta
a difesa della tua fragile natura.

Una notte di latte
avvolge il tuo corpo di cristallo.
Petali di papavero
ti difendono dal sole.

Albina di pelle delicata,
d'occhi vacui e chiari,
è timido e spaventato
il tuo inchino alla vita.

mercoledì 26 dicembre 2007

Sono seduto ad un tavolo, bevo caffè, nel tentativo di dare al mio cervello un motivo per non impigrirsi. Ricopio formule da una pagina all'altra, improbabili e perigliosi viaggi di equazioni differenziali mi portano in mondi che non conosco comprendo. Sebbene accetti la loro esistenza. In rari momenti d'eccitazione, ogni cosa vola al suo posto, tutto sembra sensato. Per gran parte del tempo, mi osservo da fuori e mi dico "povero imbecille".

La mattina mi sveglio tardi per la stanchezza, ma soprattutto perché la preoccupazione di non riuscire si mischia alla poca voglia di fare, in un pendolo di indecisione. E così mi arrotolo nel letto, mi incarto nelle coperte come un sigaro nella foglia di tabacco. Ed attendo che una mente più sveglia e raziocinante mi strappi dal caldo e dal morbido per rimettermi su questo tavolo dannato.

Sopraggiungono anche pensieri interessanti, ma non c'è tempo per sviscerarli.
Peccato.

domenica 23 dicembre 2007

Nota a margine di una giornata di studio: c'è qualcosa di magico nella possibilità di una corrente, a parità di portata o di energia, di trovarsi in stato veloce o lento. Ma quasi nessuno lo può comprendere, perché alcune poesie sono scritte con la matematica, ed ogni aggettivo è praticamente perfetto, esattamente al posto giusto, esteticamente compiuto e con significato infinitamente profondo. Può una formula suscitare emozioni?

venerdì 21 dicembre 2007

Ultime ore, in questo luogo. Seduto di fronte ad uno schermo piatto, mi accorgo di essere alla fine di un breve percorso, che dovrò salutare alcune persone e probabilmente non rivederle mai più, anche se noi tutti fingeremo che non sia così. A volte si rivedono, per davvero.

Stanchezza dettata dal poco dormire, feste di natale in arrivo ed amici-conoscenti-sconosciuti che girovagano per la mia casa, per i miei spazi, bevendo, mangiando e intrattenendo se stessi e gli altri. Come sempre, vino e chitarre portano al raggiungimento di una felicità genuina, sebbene anch'essa effimera.

Si sta meglio in compagnia, anche se si è capaci di affrontare la solitudine. Ora panettone ed oransoda, prima degli addii.

giovedì 20 dicembre 2007

E' impossibile. Impossibile. Impossibile che io abbia sbagliato, impossibile che abbia commesso un errore. Perché mi abbai in volto queste parole? Ma errare è pur nella natura umana: impossibile è un bicchiere che cade verso l'alto, improbabile è che tu abbia sbagliato a contare i boccali di birra che ci hai servito. Non siamo automi, siamo persone, ti ricordo. Mi prendo la mia piccola rivincita su una cameriera troppo, troppo sicura di sé.

Per il resto, solo quando ti sfioro, quando ti sono davvero vicino, sto bene. Nella distanza creata dalle persone attorno, nei ruoli convenzionali che pure abbiamo deciso per noi stessi, non ci incastriamo come tessere gemelle di un puzzle, non ancora.

mercoledì 19 dicembre 2007

Mi rendo conto solamente ora che questa notte è stata particolare. Prima il sole morbido nella mia stanza nel dopocena ed infine mi sono ritrovato a guardare paura e delirio a las vegas sul divano fino alle tre, ridendo di tanto in tanto e tentando di immedesimarmi negli stati allucinati dei protagonisti. Infine, ho dormito sul divano fino alle sette e mezza, poi la luce mi ha svegliato e ho fatto un'ultima oretta di sonno nel lettuccio, per arrivare tardi come al solito a lezione.
Lezione si, ma di magistrale sregolatezza.

lunedì 17 dicembre 2007

Storno, rido, seduto sul pavimento. Troppo vino? Il fumo? I miei coinquilini che leggono la poesia n°XV delle poesie di amore e vita di neruda? La musica? Il pavimento è freddo. Persone dicono cose.
Ogni singolo istante, anche se meraviglioso, è in parte intaccato e corroso dal mistero dell'impermanenza. "Bruciare e scomparire è il destino di tutto le stelle", mi disse un vecchio indiano interrogato sul significato della vita. Anche della mia stella? Questi momenti così ricchi sono come granelli di sabbia che scivolano a terra dalle cavità tra un dito e l'altro: provo a trattenerli, invano. Ogni volta che affiorano alla realtà, come una bolla d'aria risale dal fondo dell'oceano, bisogna anche accettare che a breve scoppieranno senza lasciare traccia. Eppure, ogni cosa lascia una cicatrice, una impronta del suo passaggio, anche un coltello piantato tra pollice ed indice della mano. Ogni contatto lascia un segno.

Io, io quale segno lascerò?

venerdì 14 dicembre 2007

Che diavolo osservi, Orione. Clessidra del cielo, con la tua vita stretta, mi scruti vivere? Anch'io, di rimando, ti guardo e conto le ore del tuo passare notturno. Ci rivedremo al mattino?

lunedì 10 dicembre 2007

A volte, lo so bene, a volte la paura muove le intenzioni di ognuno di noi. Come un filo invisibile dirige paziente i gesti, le mimiche delle nostre persone, dei nostri pensieri. Tuttavia, tuttavia per essere felici, è necessario abbandonare ogni aspettativa, lasciar cadere ogni volontà di trattenere, di stringere ed afferrare. Ci vuole tatto. Io, personalmente, ho imparato a rimanere in equilibrio nel vento: non ho bisogno di nessuno, per stare bene. Ma il donare e la felicità, sono questioni differenti.

Vorrei augurare, a tutti coloro che conosco e che soffrono, di riuscire a trovare il coraggio per gioire, anche di fronte alla sconfitta, a tutti coloro che hanno paura, di riuscire a scoprire la serenità nella sicurezza di se stessi. In tutte queste persone, includo anche me stesso, e scrivo "vorrei", perché davvero, non sono sicuro di potermi permettere un tale augurio.

domenica 9 dicembre 2007

Stasera in un bar per gay, dove mi divertivo a fingere di essere omosessuale, un amico mio frocio mi ha fatto ridere per una dozzina di minuti con la seguente battuta: "sai, per me le donne sono come libri aperti: le conosco perfettamente, perchè generalmente sono libri di tre pagine." Ma che ne sa, uno per cui la vagina è tra gli incubi peggiori!

C'è stato parecchio da ridere.

giovedì 6 dicembre 2007

Tutto svapora, irreale.
Non l'ho chiesto, non l'ho nemmeno sperato.
Un sorriso ebete stampato in faccia.
Reset, d'accapo, da zero.
Sordo tintinnio
di sbattere di bicchieri
i nostri denti allo scontro,
nell'incontro di morbide labbra.

Le nostre essenze inumidite
lentamente s'attorcigliano
l'una nell'altra diffondono,
in un'osmosi di sensazioni.

mercoledì 5 dicembre 2007

Buffe ore che si susseguono, alcune delle quali faticose, altre insaporite da un tocco di gioia color rosso calzini. Il futuro porta bislacchi avvenimenti e nel frattempo gli amici mi scrivono, mi raccontano le loro vite ed io attendo, paziente, di poter raccontare la mia.

martedì 4 dicembre 2007

Seguire, seguire sempre i propri moti d'animo, questo è l'imperativo per essere felici. Soddisfare ogni piccolo desiderio che affiora in superficie, anche se scomodo, anche se sarebbe forse più semplice non esporsi, rimanere arroccati dentro se stessi, rimanere soli. Mai confondere la vigliaccheria con i grandi problemi esistenziali. Questo è tipico dei vigliacchi intelligenti: leggere Shopenhauer perché si ha paura di uscire la sera. No grazie, non oggi. Basta questo per sorridere e poi, a dire il vero, non sempre il coraggio nello spiccare il volo porta allo schianto. A volte si sopravvive al salto.

E la risposta è no, non sono gay, anche se questi mi stanno spesso più simpatici degli altri. Solo per puntualizzare, prima di chiedermi come hai fatto a travisare tutto in modo così bislacco, esilarante e sconfortante. Per costringermi a muovermi.

lunedì 3 dicembre 2007

"Io scelgo la Via che passa attraverso i due campi di forza.
Poiché nulla di certo ed immutabile esiste nella vita, la mia certezza diventerà capacità di muovermi in equilibrio nell'incertezza.
Imparerò a camminare in bilico nella vita.
Imparerò a diventare medico di me stesso, curandomi le ferite che mi procurerò cadendo lungo la Via, alla ricerca della Verità."
Dicembre, dicembre di sentimenti complicati, di speranze di dolcezza e d'amaro caffè turco. Con un fondo denso e sabbioso, in cui puoi leggere un futuro. Vino, vino e persone, poche ore di sonno disturbato e momenti di svago appeso ad una corda, a trenta metri da terra. Parole complesse come "ipertricotico", considerazioni prive di senso alcuno e boriose. Chiacchiere con persone capaci d'ascoltare, contatti con altri esseri umani. Nessun fiocco di neve dal cielo terso, ma qualche breve momento felice.