domenica 30 novembre 2008

Sei personaggi in cerca d'autore. Cosa diavolo facevamo, chiusi in casa a digerire un pasto abbondante bevendo un bicchierino di grappa alle gemme di mugo. Fuori la neve copriva imparziale il bosco, le case e la strada; faceva freddo e tirava un vento antipatico, capace di ferire il viso ad ogni fiocco. Alle due del mattino, nella notte nera e bianca alla luce intermittente dei lampioni, eravamo sei puntini affaticati ed emozionati. Volevo solamente rotolare, sbandare, cadere, tuffarmi e nuotare, galleggiare e sprofondare in quel mare gelido che il cielo offriva generoso in dono. Non m'importava dell'oggi, nè del domani: vi sono stati momenti per cui l'unica cosa veramente fondamentale era riuscire a far rotolare una palla del diametro di un metro e mezzo ancora per qualche metro. Ho messo tutta la mia forza e gran parte del mio impeto per spingere, solamente spingere quella massa nevosa, all'unico scopo di spingere, solamente spingere ancora per un po'. Nessun reale obiettivo, tranne quello di rimanere bambino ancora per qualche istante. E poi il freddo ed il bagnato, che lentamente penetrano strato dopo strato fino alla pelle, quel momento in cui avresti preferito rimanere al caldo della stufa e che passa tanto rapido quanto intenso, subito sostituito da una ulteriore idea balorda, una slittata improbabile nella neve fresca, il desiderio di sotterrare qualcuno, un tuffo ad angelo per lasciare la propria orma sul pianeta.

Solo il cielo era testimone di quella gioia notturna; il cielo e quei piccoli esseri che rotolavano, sbandavano, cadevano, si tuffavano e nuotavano, galleggiavano e sprofondavano verso qualche altro attimo di felicità invernale. Forse oggi sono tremendamente stanco, ma nella notte abbracciavo un pupazzo alto due metri e trenta ed era tutto ciò di cui c'era bisogno.

venerdì 28 novembre 2008

Stamane, mentre al freddo camminavo per via san Marco, verso il castello, tra l'indice ed il medio della mano destra tenevo un bombolone alla crema. Lo reggevo senza usare l'utile pollice opponibile poichè il guanto ricopriva completamente questo dito, mentre gli altri quattro suoi amici spuntavano allegri e congelati dalla protezione di lana. Ebbene in quel momento la neve cadeva soffice e si adagiava sul mio bombolone, confondendosi con lo zucchero a velo, in un unico goloso strato bianco, proprio dove uno sull'altro si accatastavano i miei morsi famelici. Una spolverata di neve, sopra il krafen al mattino, fornisce al corpo umano il giusto apporto di diidrossido di ossigeno. Ed una magica atmosfera mattutina.

giovedì 27 novembre 2008

"Quanto a  lui, sostenuto da tale fama, dall'educazione ricevuta da piccolo, nonché dal suo aspetto divino, ancora più si sforzava di mostrarsi degno dei privilegi di cui godeva: creava ordine in se stesso per mezzo di pratiche di culto, della scienza e di un regime di vita particolare, dell'equilibrio dell'anima e del sacrificio del corpo, della calma nelle parole  e negli atti e di una inimitanbile serenità; né si faceva mai prendere dall'ira o dal riso, dallo spirito di emulazione o dall'ambizione, ovvero da alcuna forma di agitazione o avventatezza. Era come se un demone benigno risiedesse a Samo"

Tratto da "La vita Pitagorica", Giamblico.

martedì 25 novembre 2008

Home, sweet home!? L'inverno gelido stritola il mio arrivo notturno, ma non temo il freddo e resto allegro anche se piccole brutte notizie cercano di rovinarmi il bentornato. Molto molto bene, domani si ricomincia. E pensare che ieri mattina ero perso tra le viuzze della medina di Chaoen. Una parte di me ci sarebbe rimasta almeno per un mese.

Si ricomincia,
dormi bene Sil.

sabato 22 novembre 2008

Oggi ho comperato una jallaba. Una specie di saio di lana intrecciata. Un fascino antico con cappuccio.

venerdì 21 novembre 2008

Ieri, soltanto per una mezz'ora, la luce elettrica ha abbandonato Chaoen e nella notte sono finalmente diventato osservatore imparziale ed invisibile di questa terra. Niente venditori di hashish, niente venditori di tappeti o finti tuareg emigrati. Nessun invito insistente a bere un tè. Nell'ombra ci sediamo discreti appena fuori dalla porta di un bar, dove al lume delle candele gli uomini, incappucciati nelle loro jallabe, giocano ai dadi e fumano il kif sorseggiando un latte macchiato. Entrando un uomo ci guarda e dice "salam aleikum". Si, per una volta soltanto, il mio volto ed i miei abiti non fanno la differenza.

Poi ritorna la luce.
Oriento la croce del deserto
chiave di viaggi tra le stelle,
cammino sotto i tuoi cieli di dune
dipinti di luce fioca e sinistra.

Si apre una piana lunare
mare di nera ossidiana,
non v'è orma di dromedario
sulle scheggie di pietra dura.

Dal turbinio confuso del vento
emerge un villaggio abbandonato,
un pugno di case di terra
una manciata di tombe lontane.

Non conosco il tuo cuore,
o Sahara di sabbia infinita,
ma strisciando sulla tua scorza
scruto i tuoi misteri di grani fini.

lunedì 17 novembre 2008

Viaggio nel medesimo frangente temporale a differenti livelli. Viaggio attraverso le terre marocchine, viaggio all'interno dei misteri semplici e complicati della mia compagna, viaggio dentro me stesso...ad ogni livello riscopro piccoli tesori, soprattutto in quei luoghi che ritenevo di conoscere meglio. Tutto assume prospettive sempre nuove ed appaganti.

venerdì 14 novembre 2008

Quali persone squisite vivono in questi luoghi marocchini. Si respira un'aria di pace, fascino e seduzione. E` come se piu di frequente gli esseri offrissero se stessi in dono, o almeno il proprio sorriso. Sento un sentimento di meraviglia e stupore.

mercoledì 12 novembre 2008

Vecchio poeta sgretolato
ancora bisbigli i tuoi versi
sussurrati come nenia lontana
mentre quelli incerti zoppicano
tra i tuoi nonricordo.

Ancor non sei tu pago
d'esporre carta logora
ai margini frivoli e duri
d'un mercato delle pulci?

Ti mostro un interesse discreto
e mi offri una poesia elegante:
esulti per la tua figlioletta
quando la svendi piccina
al primo mercante di schiavi.

lunedì 10 novembre 2008

Arrivederci, ancora una volta. Si, per poco.
Ma a rivederci comunque!

domenica 9 novembre 2008

Mancano circa ventiquattr'ore, qualcuna di più, al momento in cui richiuderò una parentesi universitaria della mia vita di viaggiatore per un breve cammino di qualche tempo. Attendo il momento della partenza, attendo la mia compagna di viaggio dagli occhi di cristallo per poter godere della poesia profumata del tè marocchino. Aspetto i momenti che verranno con euforica anticipazione. Preparare lo zaino è quasi diventato semplice, quasi usuale. Questo è un atto sincero.

Partiamo? Si, direi proprio che non potremmo attendere più di ventiquattrore.

venerdì 7 novembre 2008

Una volta al secondo anno di università scrissi due parole su un bigliettino e lo diedi ad una amica che era seduta nella fila avanti alla mia. Sul bigliettino vi erano scritte due parole. Ma lei non capì e rispose in modo buffo. Era una risposta buffa che ora non ricordo; forse ne rimasi un po' deluso, oltre che divertito. Ma a quel tempo non ne avevo idea di quel che significasse. Le parole, scritte in stampatello chiedevano "CHI SEI?". Ora posso capire il senso di ricercare se stessi, sebbene io non mi sia trovato ancora.

E tu invece? Chi sei tu?
Aspettando l'autobus numero 5

Gocce d'argento indugiano
appese agli aghi del cedro,
scivolano tra i rami scuri
le lacrime autunnali del cielo.

Dietro le fronde scompare
la consueta scena confusa,
rimane protagonista sul palco
una fronda di perle panciute.

Ogni chicco di nuvola
purifica i paesaggi di dentro
dei piccoli esseri, in attesa
sotto il grigio tetto della banchina.

giovedì 6 novembre 2008

La scienza è, nelle sue forme più basse e svilite, una tendenza fideistica a rimanere all'interno dei propri confini. Si sentono numeri: "utilizziamo il solo 6% del cervello", "alpha centauri dista tre milioni di anni luce", "il raggio della terra è di 6000 chilometri", "il colore verde ha una lunghezza d'onda di 500 nanometri". Quantità definite, a volte anche di facile comprensione per facilitare il tutto. Ma non capiamo, non capiamo niente. Se contassimo la vita in secondi invece che in anni sarebbe molto più evidente ogni perdita di tempo. La scienza butta a volte il suo occhio miope fin dove può farlo e dice "ecco, questo è il confine del mondo, per ora"...ma di quel per ora tutti ci dimentichiamo e torniamo ai tempi in cui si pensava che dopo le colonne di ercole finisse la Terra e tutte le navi svrum, giù in una cascata verso altre parti dell'universo. E se valuti possibilità differenti, al giorno d'oggi, devi pure difenderti ed argomentare!

mercoledì 5 novembre 2008

Piove. Mi concedo ancora qualche minuto prima di raccogliere i miei oggetti e teletrasportarmi in quell'inutile luogo di studio dove passo le mie giornate. Gioco con la mia ocarina, imparo la differenza tra una scalinata TTSTTTS ed una scala a chiocciola tipo TSTTSTT. Mi trasformo in allegria. Sono stato lontano per qualche giorno, mi chiedevo la sensazione di quei fedeli utenti che gettano l'occhio sulle mie terre interiori senza trovarvi nulla di nuovo. Sono accadute molte cose...

domenica 2 novembre 2008

Il giorno dei morti

Vecchio sdentato,
cervello da bambino!
Ansimavi cantando le ultime
dimentiche note fasciste,
biascicando allegro
teneri commenti osceni,
confondendo persone
care e sconosciute.

Con le tue preghiere anziane
bisbigliate affannose nella notte
con accanto la donna d'una vita
lontana nel letto vicino;
sognando avventure d'amore
hai lasciato la tua casa.

Così sei voluto partire
senza dar noia ad alcuno,
piano hai varcato il confine
sei partito in punta di piedi.

Dentro rimane il ricordo
mai vissuto e rubato
d'una foto ingiallita
d'uno sguardo fiero
appoggiato su baffi spinosi,
d'una gioventù così distante.

E queste lacrime in versi,
che suggerisci al mio cuore.