sabato 31 ottobre 2009

Mal d'Africa significa una inondazione di ricordi che ti sommergono, ti prendono e ti portano via, in altre realtà, dove non sei. Se non fossi forte mi lascerei prendere, mi lascerei andare, mi abbandonerei alla corrente degli eventi. Se non fossi debole probabilmente farei lo stesso. Tuttavia me ne sto nel mezzo ed anche se ogni scelta è quella giusta, sento l'emotivo che si sbriciola sotto l'incubo del caldo, delle zanzare. Forse sto invecchiando. Da una parte mi trattiene il mal di me, l'amore per la direzione che desidero prendere, dall'altra mi tira il mal d'Africa con le sue visioni, con i suoi colori, con quella sua intensità smisurata, sconosciuta al resto del mondo. Io, nel mezzo, ma con un occhio di riguardo per me stesso.

venerdì 30 ottobre 2009

Le vie dell'Africa sono vie terrose. E' come se la terra ti entrasse nelle pieghe della pelle per rimanervici. Ritornano i ricordi, riaffiorano i volti dal passato prossimo, le gioie, le difficoltà. Le zanzare. Sono stufo di zanzare. Odio le zanzare. Accetto che esse esistano, ma le odio. Non perché succhino il sangue, ma per la sostanza pruriginosa che iniettano. Ma che assurda vita divisa, separata tra passato, presente e futuro quasi a compartimenti stagni, con un filo conduttore, certo, ma sempre nascosto, non troppo chiaro e visibile.

Be or not to be,
Live or not to live,
Leave or not to leave.

Una decisione va presa nell'arco di sette respiri,
uno, due...

giovedì 29 ottobre 2009

Laurea si, una specie di libertà che ti sale lungo una schiena. Decidere che fare, lungo tutto l'arco della giornata. Dottore, si, ma per quanto? Alcuni eventi mi si appiccicano addosso e già a breve devo decidere, nuovamente. Ma è sera adesso, le ombre si fanno più dense. Devo rifletterci a mente sgombra.

domenica 25 ottobre 2009

...cos'è questo silenzio? Perché la tastiera non produce più quel ticchettio sonoro di lettere in fila, avanti marsh!, una dietro l'altra? Cos'è questo spazio dove di tanto in tanto getto un pensiero, ne faccio un oggetto di lettura o forse addirittura di pensiero altrui? V'è un senso in questo? Ogni tanto alcune persone mi dicono "leggo il tuo blog ogni tanto!". A volte penso che vorrebbero dirmi che ci trovano qualcosa di interessante, sul mio blog, ma preferiscono dirmi soltanto che lo leggono. Io, di per me, invece mi imbarazzo. Manco fossi uno di quelli che scrive quel che pensa su una pagina internet come fosse uno spazio altro dal reale e si vergogni a portarlo in una conversazione. A volte, per mia fortuna solo a volte, confesso che avrei quasi voglia di chiuderlo questo spazio. Quante cose ho scritto in due anni...ma...e le poesie...perse indietro, nei giorni...non sono attuali? Non sono fresche di giornata? Le mie bimbe...penso a loro stasera. Mi sento un padre poco presente, le ho trascurate parecchio.

Ma a breve, qui si conclude un ciclo. Poi che c'è? Dietro al muro...
...cammina cammina cavallino, via lontano dalle mura giallastre della Fortezza. Verso la città, lontano dai bastioni e dalla ridotta nuova. Lontano dal deserto, là da dove, me lo sento, giungeranno i nemici.

Nonsense.

martedì 20 ottobre 2009

Ecco, correggo errori d'ortografia disseminati nella mia tesi, ascolto la voce elegante, aulica e poetica di Branduardi e tutto d'un tratto, proprio un istante fa, dentro mi torna quell'aria di certi luoghi marocchini, quel buio quando di luci sulla terrazza del Riad Rahba dove stavo a Marrakech, il rumore lontano di una discoteca. E' l'inizio di un violento ritorno di luoghi, volti, gesti, atti passati, andati per sempre eppure vivi, come fossero qui, davvero, adesso, vissuti di fresco. Così ancora una volta riscopro quanto sia fragile il concetto di reale, qui davanti allo schermo a correggere errori e con dietro gli occhi una cascata di Ouzud che romba nel caldo di mezzogiorno.

lunedì 19 ottobre 2009

Prendi due giovani uomini e mettili seduti nell'oscurità di un bosco, con il vociare degli alberi nel vento, i silenzi prima e dopo lo spezzarsi di un ramo ed i rumori della civiltà lontana. Cosa fanno? Che diavolo cercano di ottenere con il loro stare immobili? Perché? Dormono eretti? Cosa li spinge a perseverare? Perché non parlano, perché non cercano il tepore di un tè caldo? Sbagliano o fanno bene? E' inutile il loro sforzo? Oppure no? Cosa ricercano?

...scendevano giù e giù, lungo la china dei propri pensieri, dentro, verso una profondità rispetto alla quale la notte sembrava emanare un pallido argenteo chiarore...non v'era che tentativo, ad altri spetterà di valutare il loro operato...

giovedì 15 ottobre 2009


- Encounters at the End of the World di W. Herzog -

martedì 13 ottobre 2009

Prima delle prime luci dell'alba

Vento che spazzi la notte,
nel mio stanco e tremante origliare
riecheggia il tuo lugubre verso
un tetro smiagolio di felino
che soffia ed artiglia le case.

Silenzio.
Poi stoc!
Un solo colpo muto,
si schianta un legno
di imposte malchiuse
e cristalli di vetro
iniziano a morire
in un gelido fragore
tintinnio vano
ultimo
fragile rantolo.

Nuovamente frusciare
il freddo assorda gli orecchi
di colui a cui non celi
la tua violenta conquista del buio.
Haiku primo

Ghiande sul palmo;
nulla, ovunque scorgo
la Differenza.


Poesia vissuta al mattino di domenica 11 ottobre 2009,
nei boschi di Arco.
Dedicata a pf, colui che mi guida verso me stesso.

lunedì 12 ottobre 2009

La liberazione è esercizio quotidiano.

tratto da un manifesto dell'Associazione Antifascista Sempre di Trento

giovedì 8 ottobre 2009

Non so che di mesto nell'aria

Un vago profumo d'oro e d'argento
inebria il mio mezzogiorno deluso.
V'è un'aria mesta di nebbia e di sole
come un'attesa di incerto destino.

Si erge un ostacolo eterno,
si apre un eterno cammino.
Emozioni perdute e nessuna ragione,
soffoca l'uomo nel caldo ottobrino.
Osserva, l'uomo perfetto. Osserva i suoi occhi. Guarda come la palpebra scatta, rapida, all'insù. Ecco. Il bianco della cornea, le sue rosse venature. L'iride ed i suoi raggi, l'imperfezione e la geometria. Il suo colore. La pupilla, nero nero pozzo. Dove? Verso dove? Questo è il limite esterno, di quel che accade dietro la pupilla, meglio non scrivere.

sabato 3 ottobre 2009

Il dubbio, la percezione dell'esistenza di una mancanza, del fatto che il reale non sia "tutto qui", è il primo diamante che l'uomo ordinario destinato a non essere tale può partorire. In questo primo momento il dubbio provoca sofferenza, poiché non vi è un moto verso il colmare questa mancanza, ma solo una constatazione dell'esistenza della stessa. Poi l'eros, nasce il desiderio, che è il miracolo, la miccia che innesca la possibilità di evoluzione. Desiderio di colmare quel vuoto. E' incredibile il fatto che il cosiddetto "vuoto esistenziale" sia percepito come pessimismo! Se c'è qualcosa di triste per davvero è proprio quell'atteggiamento di pieno, dove ogni cosa è perfettamente al suo posto e nulla scricchiola, tutto è coerente ancora prima di iniziare a guardare e quindi si rimane fermi, nell'ordinario. Il vuoto esistenziale è una benedizione e la percezione dell'esistenza di qualcosa "al di là" della siepe del Leopardi è il primo indizio dell'esistenza dell'Infinito.

Tuttavia se non si ha la fortuna in seguito di affilare la lama della propria volontà, l'eros rimane sopito, l'ordinario cerca di smorzarlo per inserirsi nell'unico mondo "visibile"; mentre in realtà è solamente la maledetta mente che ancora una volta castra sé stessa...da questa castrazione nasce tutto il novecento, tutta quella melancolia, come se l'oggetto del desiderio fosse ad un passo eppure invisibile, inebriante profumo d'amore e poi puf, nuovamente realtà di tutti i giorni. La volontà ci permette invece di procedere lungo il cammino e di acquistare quindi gli strumenti adatti per andare oltre e per oltre intendo non solo oltre all'ordinario, ma soprattutto oltre a quello che adesso è il mio limite; intendo tutto quello, quasi tutto, che esiste ed io non colgo.

Mancanza, desiderio di colmarla, volontà di agire, azione e progresso lungo il percorso. La ricerca è la meta, per parafrasare Dogen e renderlo digeribile ai "non addetti ai lavori". Chiudo con un aforisma della tradizione giapponese, rubato di recente dalle pagine di un libro...

Più grande il dubbio, più grande il Satori.

giovedì 1 ottobre 2009

Nero giallo cappello

Naso all'aria!
Ti nascondi all'ombra
di uno scuro cappello,
vistosa stranezza.
Ancora sopra un fiore
ostentata finzione di giallo
e sotto occhi persi,
figurino nero
smagrito e sognante.

Cammina cammina
coi tuoi passi di danza,
quei tuoi ideali distratti
le tue lune a tracolla
ed il tuo giallo fiore di carta
indizio di vita
d'un volto di sole.

Nemmeno mi guardi!
Resta pure, Naso all'aria,
bionda piccina vagabonda
con il cielo nel mezzo,
tra i piedi e la strada.