domenica 29 giugno 2008

Auguri, perfetta! Questi sono i giorni della celebrazione di ciò che abbiamo costruito! La vita è un dono meraviglioso e tutti, sempre più, sembrano accorgersene.

sabato 28 giugno 2008

E cantai loro questo canto dell'eremita che corre a cavallo:

"Mi prosterno ai piedi di Marpa pieno di grazie.
nel monastero di montagna che è il mio corpo,
nel tempio del mio petto,
al vertice del triangolo del mio cuore,
il cavallo che è la mia anima vola come il vento.
Se lo fermo, con quale laccio lo fermerò?
Se lo legho, a quale piolo lo legherò?
Se ha fame, quale pastura gli darò?
Se ha sete, a quale fiume dissetarlo?
Se ha freddo, in quale recinto chiuderlo?
Se lo fermo lo fermerò con il laccio dell'Assoluto.
Se lo lego, sarà al piolo della meditazione profonda.
Se ha fame, lo nutrirò con i precetti del lama.
Se ha sete, lo disseterò alla perpetua corrente del ricordo.
Se ha freddo lo chiuderò nel recinto del nulla.

Per sella e per morso, lo doterò di risorse e di scienza.
Lo guarnirò della solida camarra dell'Immutabilità.
Gli metterò la briglia dell'energia attinta nell'ispirazione profonda.
Il figlio della scienza lo cavalcherà.
Per elmo porterà il sigillo del Mahayana.
La sua armatura sarà fatta di attenzione, riflessione e meditazione.
Porterà sulla schiena lo scudo della pazienza.
Terrà la lancia della contemplazione.
La spada della saggezza sarà appesa al suo fianco.
Se il bambù, che è la sua mente, è flessibile,
lo raddrizzerà senza ribellione.
Lo rivestirà del pennacchio delle quattro virtù infinite.

Gli applicherà l'acuta punta della saggezza.
Avendo inserito la cocca profonda della misericordia
nell'arco dell'irrealtà delle cose,
e misurando a braccio teso la concentrazione mentale,
arciere, egli lancerà le sue frecce attraverso tutti i mondi.
Ciò che raggiungerà, saranno i credenti.
Ciò che ucciderà, sarà il loro egoismo.
E così, nemico, domerà la corruzione.
Amico, proteggerà le sei classi di creature.
Se galoppa, galopperà nelle pianure della felicità immensa.
Se insegue, raggiungerà il rango di vincitore.
Correndo in basso, taglia la radice della trasmigrazione.
Correndo in alto, raggiunge la sponda dei Bhodisattva.

Cavalcando un simile cavallo, si raggiunge la Bodhi.
Considerate se la vostra felicità è paragonabile.
Il mondo non offre felicità desiderabile."

Dissi. E i cacciatori, toccati dalla fede, si ritirarono.

- Milarepa -
Un concerto a sorpresa, per cominciare! Strumenti musicali da tutto il mondo: contrabbasso e chitarra araba, jambè, batteria e xilofono. Un senegalese suona uno strumento a corda particolarissimo, con una grande cassa armonica che tiene appoggiata alla pancia mentre ancheggia per il palco e sei corde che pizzica con forza. Ho visto uno strumento simile, ma più piccolo, tra i compagni marocchini. Gente da tutto il mondo: africani, latino americani, europei...musiche divertenti e poetiche, allegre e profonde, malinconiche ed emozionanti. E un vortice di emozioni che avvolge i quattro in ultima fila, che fa saltare in piedi le persone che applaudono, ballano, ridono. Insieme a me tre persone magnifiche.

Riuscita la sorpresa? Ed è solo l'inizio...che orchestra, quella di Vittorio Piazza!

giovedì 26 giugno 2008

Ladies&Gentlman, che serate! Due sere fa ero qui fuori, in giardino, a giocare scacchi, bere vino e fumare fino a notte fonda. Che bel ridere che si genera in quei momenti, che vivere sereno e pieno, ricco come i tesori delle mille e una notte. E ieri lo stesso. Sangria frammista a chiacchiere, canzoni suonate seduti sulla coperta fatta dal bisnonna del chitarrista. Una donna stupenda ed allegra che saltella intorno con i suoi occhi vispi e dolci, che respira in perfetta armonia con il suo tempo, con i suoi anni. Un'altra che suona il cembalo, che mi umilia in un conflitto dispettoso a suon di blocchi di ghiaccio, un uomo barbuto quasi quanto me che suona fra martino con la fisarmonica. Altre persone che non si conoscono e lì, si conoscono. Perone amiche intorno.

Viviamo di quella gioia che non è universale, ma figlia di questo momento speciale, specifico, effimero eppure poetico, fatto di risate, brindisi e casino, di affetto, di esseri umani che si comportano come tali, che abbandonano i loro ruoli e sono capaci di abbracciare. Di esternare i loro sentimenti. In una spirale i cuori si perdono...e si rischia di finire appagati pur senza aver fagocitato i cinque chili di riso freddo poi gettati nell'organico. Questa è la realtà. Ed ora, ora mi sono appena organizzato per andare al lago. A studiarehehehehehehehehahahahahah!

Spensierato, quando serve.

martedì 24 giugno 2008

Una volta un il lama tibetano Buona-Novella disse "anche nella solitudine, i Ricercatori non sono mai soli ma, nella Pratica, intorno a loro lo spirito dei Buddha del passato, del presente e del futuro, li accompagna."

Oggi ho scoperto che un mio compagno di Viaggio, da molto tempo distante e da cui oggi ho ricevuto una missiva, si trova in una delle città più sacre del mondo, nella Jerusalem antica e mistica, dimenticata dal tempo, alla ricerca del Principio. Provo una grande gioia.

lunedì 23 giugno 2008

Il modo più semplice per definire i confini di una esistenza, di qualsiasi forma, è quella di dare ad essa un nome. Dare un nome alle cose che esistono significa appropriarsene, portarle da fuori verso l'interno. In questo modo l'universo si fa più chiaro, ogni cosa è più ordinata, numerabile e definibile. Il nome è una gabbia logica, che permette la scissione di A (ora nominato) da B (anch'esso ormai tra noi). Così l'uomo si difende, così l'uomo afferra ciò che non può conoscere e lo rende piccolo ed insignificante. Dove è possibile, nel silenzio, percepire il respiro dell'universo spesso ci capita di indicare i punti chiari sopra di noi e pronunciare una parola, cucire insieme innumerevoli costellazioni, raggruppare, secondo forme note, l'ignoto. L'immenso diventa una superficie piatta e bidimensionale. L'infinito una volta, arena di lunghe dissertazioni.

Ed è così che a volte smarrisco le stelle cadenti.
E' questa la quiete, prima della tempesta? Mani nelle nuvole è una tecnica davvero profondissima. Ad un primo livello esprime fluidità ed armonia corporea, è l'onda del mare nelle sue fasi di risacca e frangersi di onde. In seguito è uno strano formicolio alle mani, che si manifesta chiaramente, sottile ma intenso. E' poi spostamento di energia, mentre una mano raccoglie il frutto impalpabile dell'universo l'altra ne diffonde il potere purificatore, mettendo in contatto l'agopunto centrale della mano con l'incavo tra naso ed occhi. Quando i due palmi si osservano si può percepire la reciproca presenza e la presenza energetica tra le stesse. Più la posizione si avvicina alla terra, maggiore è la raccolta interna di energia, dai piedi verso 丹田, e maggiore è la raccolta esterna della mano. Ancora molto, di questa preghiera in movimento, è a me sconosciuto. Sono le profondità di cui non si scorge la fine a suscitare il fascino maggiore.

giovedì 19 giugno 2008

Il sole è finalmente tornato ad accarezzare questa terra fradicia di pioggia. Gli uomini escono e si riappropriano degli spazi esterni, godono del calore del nostro astro, che infonde energia e buone intenzioni dentro di noi. Ogni oggetto con una storia è estremamente più prezioso dello stesso oggetto privo di passato, e questo valore ancora cresce se quella storia è una storia di gestualità profonde. I succhi di frutta sono più saporiti se bevuti dopo un allenamento intenso, acquistano il sapore della vita stessa. La tredicesima tecnica fondamentale è un regalo inaspettato. Anche una sera passata in quattro, quattro esseri umani che vivono come tali, è un dono prezioso. La luna è piena, i giorni più lunghi dell'anno sono alle porte: in slovenia i cervi festeggiano feste pagane, mentre io cercherò di spingermi, ancora una volta, un passo oltre i confini che oggi ho stabilito.

martedì 17 giugno 2008

Un grido aquilino di incredibile intensità permeò lo spazio vuoto: non accadde nulla, tutto l’universo continuò indifferente la sua vita. Non si udì rumore alcuno ma, ai remoti confini di quella dimensione, in luoghi che prendono nome di “Anello Esterno”, uno scattare di palpebre squamose rivelò la pupilla concava del serpente. Le orecchie, che nel lungo sonno giacquero assottigliate dietro alle corna ritorte, si drizzarono vigili, per meglio investigare la natura del suono che aveva provocato il risveglio; una vibrazione aveva rotto il Silenzio, come sarebbe potuto accadere per errore! Dalla terra la Compagna Leggendaria aveva emesso quell’ultimo verso ed il Dragone conobbe dentro di sé la certezza che da lì ad un anno solare sarebbe giunto il momento di fare ritorno al Pianeta. Ancora chiuso, ermeticamente sigillato per tempo incalcolabile, l’artiglio destro nascondeva il Dono delle Stelle. Lo mosse lentamente e con pacata sicurezza, ruotando il collo, fece scivolare quella polvere arcana lungo tutta la criniera smeralda. Ogni granello di tale alchemica sostanza aveva forma e colore differente: in quelle sfumature era celato il segreto della creazione. Quindi l’Animale-Dio cadde in uno stato di semicoscienza, intento a raccogliere dentro di sé la forza necessaria per il compito sovraumano che avrebbe portato a termine.
Ieri un uomo è giunto nella mia casa e, nell'uscire, ha portato via un piccolo mobile dalla mia camera. Una piccola liberia di sua proprietà. Non che fosse un oggetto importante, tuttavia ora vi sono libri sparsi in giro, mazzi di carte abbandonati sulle mensole, fogli in terra. Allo stesso modo, la sera, la vita è entrata in casa mia, ma questa volta mi ha dato un mese di preavviso. Quando si vive un tratto della propria esistenza, anche breve, con un essere umano si da sempre per scontato che quella persona a cui ora teniamo ci sarà sempre. Invece non è così: i rapporti umani sono un susseguirsi di parentesi spaziotemporali ben definite. Parto io, torna un amico dal Giappone, un'altro vola in Canada, un'altra anima verso l'Africa e così via. Giocando a pingpong per il mondo, come atomi impazziti d'un gas troppo caldo. E quelli che per un anno sono stati punti di riferimento, magari d'un tratto diventano punti interrogativi ed infine puntini di sospensione. Bisogna fare attenzione, a questi eventi, ed al contempo non lasciarsi intristire poiché qui risiede uno dei misteri della vita. Vivere il presente e non dimenticare il passato.

अनिच्चाअनिच्चाअनिच्चा.

sabato 14 giugno 2008

Cosa si prova, dopo essere caduti in un buco nero? Un luogo dove nemmeno la luce non trova vie di fuga, dove anche gli universi sottili sono chiamati: per scomparire. Dove la morte non è il peggiore dei mali, dove regna un silenzio che vorrebbe gridare strappando da sé il proprio io, dove i visi si trasformano in smorfie ed il dolore stringe il cuore in una corona di spine uncinate. Dove i bimbi mostrano visi immobili, ceruli e smorti e le altalene non dondolano al vento; dove la gioia non esiste, perché non esistono occhi, orecchi, nasi e bocche ma solo enormi massi di pietra lavica.

L'assenza può essere più reale di ogni presenza.
Andata e ritorno dall'inferno.
Stò già meglio.

venerdì 13 giugno 2008

Il Poeta

Finché Apollo non chiede al poeta
Un santo sacrificio,
Tra le cure del vano mondo
Egli è, pusillanime, immerso;
Tace la sua lira;
Assapora l'anima un freddo sogno,
E tra i figli miserevoli del mondo,
Forse, egli è il più miserevole di tutti.

Ma non appena la voce del dio
Sfiora il suo sensibile udito,
L'anima del poeta si scuote,
come un'aquila risvegliata.
Egli allora si angoscia tra i piaceri del mondo,
E' estraneo alle chiacchiere umane,
Ai piedi dell'idolo del popolo
Egli non piega l'orgogliosa testa;
Egli corre, selvaggio e severo,
Colmo di suoni e di turbamento,
Sulle rive delle onde deserte,
Nei querceti dal largo mormorio...

- Александр Сергеевич Пушкин -

giovedì 12 giugno 2008

A volte provo vergogna per la mia situazione di squilibrio. Tanto più cerco di aprire il mio orizzonte, quanto più a volte cado facilmente nell'ansia, nella paura, nel vizioso vortice dei sentimenti negativi. Più mi sollevo, più è dolorosa la caduta. Ma non combatto contro pulci, questi nemici striscianti sono forse i più pericolosi, i più temibili. Già ora sono sufficienti trenta minuti legati al respiro, per farmi intuire dove si collocano fisicamente in me i problemi ed a avviarmi alla guarigione. Ma è una lotta molto serrata, sul campo di battaglia.

Bentornato. Sei stato via per un po'?
Grazie. Ho fatto un giro. Rieccomi in me stesso, comunque.
Due giorni senza scrivere...mi pare di smarrire gran parte dei pensieri che affiorano e che vorrei seminare in queste terre. Nel tremila e cinquecento avanti cristo, nell'antico Egitto, uno scriba seduto al tavolo la sera, pensò: "l'unica sfortuna nell'essere me stesso, è quella di non potermi avere come amico." Questo, nell'ottica della comprensione dell'esistenza di altri Io, al di fuori di me, è un pensiero sensato.

Ho concluso le lezioni all'università. Niente più ore di noia passate davanti ad una esistenza brutta, per tutta la mia vita. Ci sono stati anche alcuni momenti buoni, ma non la maggioranza. Sono stufo di lavorare, per il resto, tutto a meraviglia.

martedì 10 giugno 2008

Scrivere una lettera ad un amico lontano mi lascia sempre una buona sensazione, come se avessi gettato un ponte, nel mondo. Ora, a pranzo!

lunedì 9 giugno 2008

Oggi le stelle cadenti, come nastri colorati nel cielo pomeridiano, incidono le loro code di luce nell'infinito. Le sento picchiettare come gocce di pioggia sugli strati esterni dell'atmosfera. Non le vediamo, certo, ma non per questo non sono lì, non per questo smettono di esaudire i nostri desideri pagani. Per questo, tutto va bene.
Sono riuscito a sopravvivere a questa prima notte di lavoro della mia vita. Ho giocato a scacchi dalle 23 alle una del mattino, poi ho fatto due chiacchiere. Alla mezza sono partito per il giro delle residenze: pioggia, non trovavo le chiavi dell'auto, le residenze universitarie. Alle due e mezza stavo cercando di forzare il cancelletto di una casa privata di Povo, convinto che fosse il caseggiato dell'Opera Universitaria di Sprè. Un cane abbaiava in lontananza. Ritorno alle tre e mezza, poi solo un sonno confuso su un divano scomodo, fino al mattino. Nel dormiveglia mi pare di aver salutato due persone che passavano. Tenevo la felpa sul viso per la luce.

Ancora dieci minuti e potrò andarmene a letto per davvero.

domenica 8 giugno 2008

E' tornato il sole. Mi sveglio a mezzogiorno e mezza con le parole "Per scegliere davvero nella Vita, occorre Essere". Ed mi sento esattamente su questa strada, esattamente su un percorso a chiocciola verso il profondo ed infinito me stesso.

E' stato un fine settimana con i colori dell'arcobaleno dipinti sulle magliette di eroi per una mezza giornata, di canti goliardici, di casino, bevute, ematomi. Nel fare festa le persone sono meno fredde del solito. Dovrebbero semplicemente essere se stesse molto più spesso. Per le persone intime, anche i momenti di difficoltà diventano momenti di crescita e di comprensione. Siamo arrivati moralmente in finale nella disciplina del dragonboat, mi sono sentito un eroe nazionale per almeno venti secondi dopo il secondo tiro in porta durante il calcetto saponato, sono stato sconfitto a risiko. Tutto questo è solo felicità effimera e passeggera, ma tuttavia è pur sempre uno stare bene che ben dispone nei confronti della vita.
Per coricarmi con gioia tra le braccia della seduzione e del respiro gentile notturno.

sabato 7 giugno 2008

Qualche giorno fa ho avuto occasione di guardare un film di 50 minuti sulla ascesa da parte dell'alpinista francese Jean Christophe Lafaille del Makalu, il "Grande Nero", 8473 metri di altezza, uno dei punti himalayani più vicini al cielo di questo pianeta. Nel tentativo di proteggersi dal vento che su quelle cime viaggia fino a 200km orari la telecamera attraversa il cuore da parte a parte, poco a poco la solitudine sfoglia li strati esterni dell'anima, ne elimina le imposizioni sociali, ne elimina le preoccupazioni legate all'apparire. E' solo una smorfia che si intravede sotto gli strati di tessuto che coprono il volto, un accenno di sorriso che esprime tutto il percorso e l'aspirazione di un uomo. Di un uomo scomparso tra i 7400 e gli 8400 metri di altitudine. Sulle quelle cime, dove il corpo fatica anche al minimo sforzo, sono gli strati leggeri dell'uomo che con facilità raggiungono la vetta, ed è questa separazione - tra un corpo che arranca ed uno spirito che corre - che, forse, sopraggiunge la morte.

Mi chiedo se, per una qualche sorta di giustizia divina, salendo su picchi così lontani dai comuni esseri umani, non vi sia la remota possibilità di ascendere direttamente al cielo, di trapassare questo universo fatto d'atomi e di elevarsi al di sopra delle cose. Del resto, cosa si può cercare, da soli, così in alto?

mercoledì 4 giugno 2008

Quella odierna è una giornata ruvida, in cui gli attriti sono più evidenti, le difficoltà nell'atto di scivolare tranquilli negli impegni quotidiani sembrano più esplicite. Il fiume è in piena, ed il suo aspetto è mutato. Non scorre placido, ma porta con se rami e tronchi, due palloni da calcio, terra strappata agli argini e al letto. Intorno al mio viaggio estivo ho costruito oggi l'ennesima armatura di siringhe e pastiglie, il virus della febbre gialla circola indisturbato nel mio organismo. Lo sento chiaramente, mentre cerca di fiaccarmi, prima della sua sconfitta definitiva presente e futura. Le persone intorno a volte offendono la realtà nell'universo, lo fanno mostrando antipatia e cattiveria nei confronti di altri esseri come loro, lo fanno perpetrando il loro attaccamento alle cose terrene, agli oggetti, lo fanno inconsapevolmente senza cercare di migliorare. Ringrazio invece coloro che, oltre ad essere esseri umani, si comportano come tali, rendendo questo angolo di mondo migliore. Sto partendo per un luogo dove le persone scavano un buco in terra di circa due metri di profondità e lo riempiono con le proprie feci nel tempo, inquinando la falda cinquanta centimetri più in basso, e qui devo sentirmi in errore se non butto l'umido nel fine settimana. Sono prospettive troppo differenti per convivere, ma so già cosa deve rimanere e cosa morire, in me. Le persone sono deboli. Io cerco di essere forte, ma non è detto che ci riesca.

lunedì 2 giugno 2008

Aspetta. Perché sei qui? Scrivere. No, scrivere no, comunicare. Sei solo? No, sono in buona compagnia. Eppure si, anche solo. Piove? Pioveva fino ad un minuto fa, ora ha smesso. Ma il sole, il sole è solo un punto pallido in un cielo di nubi. Le stesse nubi che, giunte inaspettate nel mio pomeriggio, hanno oscurato il mio cuore. Il mio spirito è una chitarra con tre corde. Avrebbe qualcosa da esprimere, ma non sa come. Basterebbero altre tre corde, solo tre corde. Niente. Persone fanno musica, fuori - dove voglio arrivare? Non trovo la colonna sonora per questo pomeriggio incerto.

domenica 1 giugno 2008

Le parole sono uno strumento pericoloso. La dimensione mentale, soprattutto, porta a comporre frasi per lo scopo di argomentare le proprie teorie. Questo è l'aspetto che meno apprezzo delle parole: la capacità di esprimere concetti. E non è buffo usarle per esprimere proprio questo, concetto? Ancora di più mi infastidisce chi le usa solamente per argomentare: usare lo scrivere ed il parlare per il solo gusto di espandere il proprio ego, di imporsi e di porsi al di sopra.

Le parole, nella loro funzione più meravigliosa, sono strumento per esprimere i sentimenti, per esprimere le dimensioni profonde del proprio essere. Solo se usate per questo scopo raggiungono l'obiettivo, la comunicazione tra gli esseri umani. Per il resto, sono inconsistenti, frivole e destinate a perdersi. Non usarle per questo scopo significa avere un'arpa ed usarla come soprammobile.
Se osservi attentamente, alla festa di Mesiano puoi vedere alcuni tra i casi di devastazione più affascinanti. Camminando tranquilli per le stradine, sui prati ancora bagnati si notano persone di ogni genere, dai fichetti ai punk, dai bambini agli adulti. Uno se ne sta steso su un asciugamano, rannicchiato, a dormire. Un'altro scivola ubriaco da una scarpatina e cade rovinosamente a terra; si rialza barcollando, puntando i quattro arti dove può, in modo goffo e scoordinato. Ricade nella melma e lì si divincola, combatte, proprio come un pesce intrappolato in una pozza d'acqua stagnante. Molti altri invece abbandonano le piccole inibizioni quotidiane e, stesi anch'essi a terra, si strusciano in effusioni amorose che possono durare anche per ore, senza mai giungere all'orgasmo. La genticola passa ubriaca davanti alla bancarella isf e prende una fetta di pane alla nutella senza pagare, di fretta e con arroganza: alla fame si mischia il bisogno di trasgredire regole troppo strette. Una tipa, come "Alessia", vuole aprire un banchetto come quello Isf, per una - parole sue - "mesiano diversa" (?). In molti tentano di catturare una noce con il tubetto grigio del rotolo della carta igienica.

E' stato un pomeriggio davvero divertente.