mercoledì 30 aprile 2008

La prima volta ad un depuratore di acque reflue non si scorda in vita. Io ho perso la mia verginità a quello di Lavis, questo pomeriggio. Vasche piene di acqua e merda, piscio e acqua. La filtratura iniziale serve per eliminare bastoncini per le orecchie, assorbenti, preservativi, manici di scopa e stracci. Poi la vasca di sedimentazione, quella di nitrificazione dell'ammoniaca e di denitrificazione. I fanghi quando sono in eccedenza vengono allontanati, densificati fino a formare un liquido della densità della cioccolata calda, poi disidratato per formare delle "focacce di merda" alte qualche centimetro, che se ne escono su dei nastri. Puzza. Cose di dubbia forma e colore che galleggiano ovunque.

La prima volta ad un depuratore di acque reflue non si scorda in vita. E' importante sapere dove finisce la merda, limitarsi all'apparente semplicità della tazza del cesso è segno di superficialità nell'approccio al mondo.
Requiem for a dying Way of Life.

Una tazza di porcellana, riempita di tè verde fino ad un centimetro sotto il bordo, con il cucchiaino ben riposto sul piattino, è zen. Un recipiente quadrato, alto un centimetro, circa dieci per venti di area, riempito di sabbia, con qualche sassolino sopra ed un rastrellino miniaturizzato, è zen. Una stanza dipinta di bianco, con pochi mobili, fa molto zen. Avere poche cose, è zen. Una casa lungo il fiume, manco a dirlo, è zen. Soprattutto se c'è la ruota da mulino bianco. Anche vivere la vita con tranquillità, è zen. Tutto, poco a poco, diventa zen e poco a poco lo zen non diventa più nulla.
L'infinito finire del finito nell'infinito,
un frattale che ripiega su se stesso.

lunedì 28 aprile 2008

E' possibile, in speciali condizioni, nuotare in alta montagna e praticare una forma shaolin nell'acqua. Lo dico solamente perché oggi ho assistito a questi ed altri eventi particolari: alzando il culo sullo scivolo, in piscina, si va più veloci; dalla cacca secca di mucca, dopo il disgelo, nascono steli di fiori; è facile calpestare un bucaneve se non si osserva con attenzione dove si mettono i piedi; alle quattro del pomeriggio le mie mani erano biancastre e raggrinzite come quelle di una vecchia nobildonna...mani inadatte al lavoro; alle tre dello stesso pomeriggio mi mancava l'appoggio per i piedi e non riuscivo a fare una rotazione di centoottanta gradi senza sbilanciarmi da ogni lato.

Le mie parole sono sconnesse come i pensieri. Sono stanco morto e bruciacchiato dal sole. Sono stato bene con gli esseri umani con cui mi sono relazionato. Ho visto un triangolo equilatero nel cui centro esplodeva un sole d'oro.

Non è forse chiaro?

venerdì 25 aprile 2008

Certi discorsi sull'amore, certe convinzioni, mi riportano indietro nel tempo, quando ancora avevo capito così poco e pensavo di avere i piedi tanto saldi da poter sfidare le emozioni come un naufrago nella tempesta. A coloro che si sentono saldi, auguro davvero di non vivere un evento che sradichi tutto quello che avevano costruito, che non prenda la fatica di anni e la rovesci come farebbe un fiume con una barchetta di carta: con noncuranza. Quando si infrangono, i sogni fanno ben più rumore di un'onda sulla battigia.

Rispolvero gli accordi della canzone dell'amore perduto e ristagno un po' in un dolore vecchio, che poco a poco è diminuito fino quasi a scomparire, ricoperto da strati geologici di altre gioie e di altre sofferenze. Colgo l'occasione per mandare un abbraccio ad una persona in particolare.

Al tempo stesso attendo che un'altra persona speciale ritorni tra le mie braccia e che faccia rinascere un sorriso su questo volto un po' amareggiato da emozioni e pensieri difficili di un venerdì pomeriggio.

Ascolterò qualche canzone malinconica.

giovedì 24 aprile 2008

Alle 19.09 il sole tramonta. Non scompare più dietro le pendici del Bondone, ma scivola lungo il crinale e si nasconde dietro al Brenta, in lontananza. Fino al mattino nessun raggio ferirà più la terra in cui vivo. Solo ombra e notte.

L'anno lunare è composto da 360 giorni, che sono anche i gradi in cui si scompone il cerchio.

martedì 22 aprile 2008

In giardino ho un acero con quattro foglie. E' nato da seme la primavera scorsa e dopo un anno, due grandinate e parecchia indifferenza, da un mese ad oggi ha buttato fuori il doppio delle foglie che aveva l'anno scorso. Da due, a quattro. Un bel salto in avanti, un bel miglioramento. Ci sono affezionato: delle piante che ho, tra i bonsai che ancora sopravvivono alla mia incuria, a questo acero dalle foglie rossastre sono particolarmente affezionato.
L'assiuolo

Dov’era la luna? ché il cielo
notava in un’alba di perla,
ed ergersi il mandorlo e il melo
parevano a meglio vederla.
Venivano soffi di lampi
da un nero di nubi laggiù;
veniva una voce dai campi:
chiù...

Le stelle lucevano rare
tra mezzo alla nebbia di latte:
sentivo il cullare del mare,
sentivo un fru fru tra le fratte;
sentivo nel cuore un sussulto,
com’eco d’un grido che fu.
Sonava lontano il singulto:
chiù...

Su tutte le lucide vette
tremava un sospiro di vento:
squassavano le cavallette
finissimi sistri d’argento
(tintinni a invisibili porte
che forse non s’aprono più?...);
e c’era quel pianto di morte...
chiù...

- G.Pascoli -
E' stata una giornata piovosa, mi hanno rubato un ombrello, ho preso due multe (di cui una mi verrà abbonata domani, se dio e la polizia vogliono rendermi un favore), ho vagato per un'ora in città alla ricerca di un supermercato aperto, non ho trovato la guida del Mozambico che cercavo ed ho speso il pomeriggio a dimensionare due dannate pompe.

Tuttavia non ho smarrito il mio ottimismo. Sono stato bene con le persone intorno, con una in particolare, ho bevuto un altro sorso di grappa al mirtillo, just in case...per domani attendo il sole.

Arriverà?

lunedì 21 aprile 2008

Alle 15.42 di oggi un uomo con un lungo e ridicolo berretto bianco plastificato ha messo un foglio di carta dietro il tergicristallo dell'auto che, nello stesso luogo, avevo parcheggiato un'ora prima. Pioveva a dirotto, nessun posteggio tra le righe nel raggio di un chilometro. Questo dannato foglietto bagnato porta il numero 75 su di esso: ho impiegato almeno trenta secondi per capire che quel numero corrisponde alle monetine che lo stato si è preso dalla mia famiglia, per l'errore commesso. Voglio andare a vivere in un paese dove non esistono i parcheggi. E dove non esistano i vigili.

Ora questo foglietto bagnato è qui che si asciuga, in casa. Avrei potuto comperarci una bottiglia di bianco dolcissimo, con il profumo del miele, ed invece questi soldi andranno nelle tasche dello stato, da cui pescheranno politici, buffoni, mafiosi, corrotti...per comperarsi una bottiglia di profumatissimo vino bianco da settantacinque euro, al posto mio. Li avrei dati più volentieri al vigile. Ce la saremmo potuta bere assieme. Una occasione persa: le cose non funzionano come vorrei.

Sono mogio.

domenica 20 aprile 2008

Week end Isf: una malga in montagna tutta per noi. Baraonda di tutti i tipi. Vino, sfide alla morra, alci alla grappa e le imitazioni di tutti gli animali della fattoria, lupo, elefante e tacchino compresi. Frrrrrrrrr! La cima del Palon sembra un dolce pendio visto da dietro, le Dolomiti se ne rimangono distanti a definire l'orizzonte, la Paganella sbuca sulla sinistra. Risate a fiumi, buona compagnia, avventure amorose inaspettate, cibo schietto come il vino: tosella appena munta dai sensuali capezzoli di uno di noi. Cazzate principalmente, un mare di cazzate con qualche sprazzo di serietà, con la creazione di un diagramma di Gannt con i colorini pastello per definire gli impegni dell'associazione fino al 2009. Chitarra, giochi di magia, cous cous ed un russare sommesso nella notte.

E come se non bastasse, ci si ritrova questa sera, per sicurezza, per un filmetto con proiettore. Quasi tutte persone speciali.

venerdì 18 aprile 2008

Pompe, tubi, diametri nominali, scarichi di fondo e di troppo pieno, cipolle di presa, saracinesche, valvole di non ritorno. E poi muri in calcestruzzo, impermeabilizzazioni, retini in autocad. Momenti di vanagloria e di sconforto. Un raggio di luce dal sorriso splendente all'ora di cena, in una giornata di buio ingegneristico.

Non che non mi interessino i serbatoi, ma quanto dannato tempo sprecato, lontano da se stessi. Se non sono attento rischio di diventare, anche solo per qualche ora, quello che non sono.

giovedì 17 aprile 2008

Unendo indici e pollici delle mani mi ritrovo ad osservare un triangolo equilatero. Mi domando se sia una proporzione perfetta del corpo umano, se accada per tutte le mani del mondo, per tutti gli indici e tutti i pollici esistenti sulla terra.

martedì 15 aprile 2008

Croci di ombra, incise
nell'assenza di luce
di cristallo riflesso,
nel vetro di lenti
che riveste il tuo sguardo.
Sicuro e insicuro si nasconde e confonde
l'oro bianco dei tuoi occhi.

Dall'incavo sensuale delle clavicole
d'un tratto profumato e distratto
scivola il blu cobalto
d'una collana d'altri mondi.
Persa nel cielo
lungo la notte del mio cammino
sono due luci
che mi accompagnan
dovunque sto
una nel sole
per quando il sole
mi copre d'oro
una nel nero
per quando il gelo
mi vuole a sé.

Signora luna che mi accompagni
per tutto il mondo
puoi tu spiegarmi
dov'è la strada che porta a me
forse nel sole
forse nell'ombra
così par esser
ombra nel sole
luce nell'ombra
sempre per me.

- Vinicio Capossela -
Piovono gocce fradice dal cielo. Piovono gocce di malinconia dalle persone intorno. Mi piovono addosso le emozioni degli altri, mentre la loro assenza di emozioni mi grandina addosso con ancora più vigore. L'interno rischia di allagarsi, le lacrime che ingoio si raccolgono nel cuore. Incastro ombrelli nel soffitto come il mago Merlino nella fatiscente torre della "spada nella roccia". Anacleto rischia di prendersi la polmonite. Se strizzato come un panno, quello stesso cuore gocciolerebbe di malinconia. E quindi mi rifugio nelle note umide della canzone più adatta, che riascolterò ancora una volta.

sabato 12 aprile 2008

Ieri, durante il rilassamento, alla fine della Pratica, steso per terra nel tentativo di raccogliere le forze, d'un tratto alla mia mente sono affiorante queste parole "Arahat, il risvegliato". Avevo già sentito questa parola, da qualche parte, ma il suo significato mi è sembrato chiaro e conseguente alla parola stessa, non ho cercato in alcun cassetto della mia memoria, la soluzione era lì, assieme all'enigma.

Mezz'ora fa invece, camminavo per il centro con una borsa contenente una pentola piena di macedonia ed un sedano inutile che, una volta sedutomi su una panchina, mi è caduto in terra. Una verdura appoggiata sul porfido.
Che cosa sei? Sono un uomo che ha scelto la strada della ricerca, la faticosa ed affascinante meta di spingersi lontano, più lontano del mio stesso orizzonte. Amo il diverso, ma soprattutto mi sento a casa quando tra i diversi trovo affinità, quando guardo negli occhi un etiope, un cinese, un uzbeko e provo la dolce sensazione dell'assenza di differenze.

Forse sono un cosmopolita ed un astronauta.
Abitante del Cosmo e Viaggiatore tra gli Astri.

martedì 8 aprile 2008

Quando il seme dell'idea emerge dal profondo dell'essere, esso germina rapido ed ora è già uno stelo. Mi è già capitato. Avere una intuizione e, ancor prima che sia formulata, avere la percezione che la stessa abbia già generato delle conseguenze ed abbia già disegnato un futuro differente da quello precedente. Incredibilmente differente. Questi sono i punti di svolta della vita, e sarà la vita ad adattarsi ad essi.

Come passeggiando con il mio cane, in una sera di novembre del duemilaequattro, quando capii per la prima volta che dovevo partire.
Perché mi chiami, Kilimanjaro.
Perché mi attiri a te, perché calamiti la mia attenzione africana. Perché mai sei così distante da me, al punto da essere difficilissimo da raggiungere, ma non così distante da farmi rinunciare prima di provarci. Posso spingermi così lontano da me stesso? Posso attraversare uno stato africano solo per raggiungerti, brufolo innevato sul viso della terra?

Ho le mani sudate,
perché mi chiami, Kilimanjiaro.
Non sono sicuro di potermi spingere oltre fino a tal punto, ma ti sento nelle viscere, come un mal di pancia d'amore.

lunedì 7 aprile 2008

Cinquanta vini o forse più. Tutti rigorosamente sputati. Tranne i migliori, tranne quei bianchi emozionanti, dal profumo di miele d'acacia, che, anche in una bocca stupida ed inesperta, regalano sorrisi. E quelli che ti sorprendono, dove il profumo ha il carattere della roccia su cui cresce il vitigno, ed il sapore invece ti colpisce con la sua dolcezza - inaspettato. I rossi odor di cuoio, svuotati a volte nella sputacchiera ancora prima di essere bevuti, senza nemmeno una possibilità di mostrarsi. Il sapore del pane tostato. Dai vini base alle riserve, cercando le differenze tra le varie annate, muovendosi sul sottile confine tra reale percezione dei frutti tropicali e l'immaginato soltanto retrogusto di topo morto.

Vino. Semplicemente vino.

sabato 5 aprile 2008

Shhhhhhhhhhh. Silenzio. Anche le parole rallentano le cinetiche. Ho rivoluzonato la mia stanza: Diogene disse ad Alessandro "questa botte è il mio cosmo". Vorrei poter dire altrettanto. Il ritmo degli jambè di ali farka toure mi accompagnano in questa cicolpica impresa di pulizia domestica.

La polvere accumulata nel tempo, tuttavia, non si cancella con una sola passata di scopa.
Il toro va preso per le corna.

giovedì 3 aprile 2008

Sale, di tanto in tanto, la sensazione che la fisica abbia per ora descritto e spiegato una minima parte dell'esistente. Non vorrei che facessimo l'errore di pensare di essere vicini alla scoperta di tutte le leggi universali, quando magari invece ci troviamo nel paleolitico della scienza. In questi momenti mi sento come un Galileo, scopritore della cinematica, estasiato dal suo piano inclinato e dalle relazioni lineari tra velocità ed accelerazione, che non riesce a comprendere fenomeni incredibili come l'elettromagnetismo o la relatività ristretta, sebbene esistessero anche nella sua realtà.

Cosa avrebbe pensato Galileo se, interrotto, avesse potuto osservare da vicino l'orgogliosa ed immane esplosione di una supernova? Forse, tra centomila anni, gli uomini sorrideranno al pensiero delle nostre conoscenze primitive...

mercoledì 2 aprile 2008

I like to spend some time in Mozambique
The sunny sky is aqua blue
And all the couples dancing cheek to cheek.
It's very nice to stay a week or two.

There's lots of pretty girls in Mozambique
And plenty time for good romance
And everybody likes to stop and speak
To give the special one you seek a chance
Or maybe say hello with just a glance.

Lying next to her by the ocean
Reaching out and touching her hand,
Whispering your secret emotion
Magic in a magical land.

And when it's time for leaving Mozambique,
To say goodbye to sand and sea,
You turn around to take a final peek
And you see why it's so unique to be
Among the lovely people living free
Upon the beach of sunny Mozambique.

-Bob Dylan-

...con estrema calma, e vari temporeggiamenti...ma sto arrivando. E non per "one week or two". Forse perchè non mi interessa che sia "nice".