lunedì 31 agosto 2009

Seduto sul letto in cui ho dormito per tanti anni, quello della casa che è sempre stata mia anche se ho voluto lasciarla, metto in fila gli eventi, ripenso agli ultimi giorni, alle sfumature di questo mio ritorno, a ciò che ho gradito davvero ed a ciò che mi ha lasciato perplesso. E' l'attenzione ai piccoli dettagli che porta in seno il significato della differenza; non è una frase mia, almeno nel significato. I piccoli dettagi nelle persone, la piega degli occhi, la qualità del sorriso, il tono della voce. Ho raccolto una massa di informazioni contorte e criptate e forse il tempo mi darà delle soluzioni o almeno ulteriori indizi.

La mia gioia è stata grande, il ritorno, quel primo punto di contatto, è un momento grande per chi arriva e per chi riceve, solo un minutino, solo un primo saluto, poi è già tutto come prima, almeno in apparenza.

La città è qui, sotto ai miei piedi ed ora esco, scendo giù e muovo qualche passo in questa realtà di porfido duro come la carta.

giovedì 27 agosto 2009

Qui in Mozambico, in tantissimi minuscoli piccolissimi addomi di zanzara, lasciamo il nostro sangue. Per l'ultima notte ho ascoltato quel ronzare ossessivo che sempre s'è mischiato coi sogni, per l'ultima notte ho agitato in aria le mani e la testa nel buio, nella vana speranza di scacciarle. Ecco, ogni piccolo oggetto trova il suo posto nella logica semipianificata del bagaglio. Abbiamo un batouk da cinque chili di troppo, chissà se riuscirà a ritornare con noi. Ho sei bottiglie piene di terra ed altrettante ne lascio qui nelle mani dei prossimi uccelli migratori fuori stagione. Spero che del sangue offerto al mondo animale si faccia buon uso, che ne venga fuori qualcosa di buono per l'Africa, che non sia solo malaria, fame, aids e povertà.


mercoledì 26 agosto 2009

Nella luce piena del pomeriggio Beira assume i colori dell'addio, del forse a mai più, in una emozione in cui si mescolano i ricordi già vissuti e la vita che pure qui continuerà, la vita che non potrò cogliere, la vita mozambicana senza il mio sguardo su di essa. La spiaggia sporca, il mare sporco, i corvi da spazzatura che volteggiano nell'aria, tutto assume la prospettiva dell'abbandono e si riempie di un non so che di indefinito e vivo, reale, come se il mondo fosse più denso in quest'angolo di terra. Domani si riparte, domani incomincia il lento ritorno in Italia di due giorni, mi apro al nuovo che verrà come nell'alba di un nuovo giorno, come pieno di speranza, come pieno di attesa e desiderio di vedere quale sarà il prossimo capitolo di questa specie di storia a puntate, che è la mia vita.

martedì 25 agosto 2009

Dialogando con le persone più disparate spesso vengo a contatto con un certo tipo di rassegnazione, di sfiducia nel futuro. La crisi è ovunque, palpabile, soprattutto una perdita di valori, di prospettive, come se al di là di qualche anno non vi fosse futuro, come se la nostra società fosse vecchia al punto che sia destinata a morire di qui a poco. Nelle persone non più giovani questi atteggiamenti forse ci sono sempre stati, ma sembra ora che siamo noi, siamo la mia generazione a non saper che cazzo fare della vita, come se fosse un peso, come se fosse difficile e non solo, impossibile anche, trovare una via per essere felici, liberi, soddisfatti anche da un punto di vista etico, come se l'intolleranza, la xenofobia, l'egoismo siano destinati a prevalere; quasi che gli stupidi debbano inevitabilmente prendere il sopravvento. Non serve andare oltre, quest'aria la respiriamo tutti o quasi.

A questo contrappongo il mio ottimismo, la mia speranza, la possibilità che intravedo tra le maglie del tempo. Il buono, il giusto, l'etica, la scienza, la felicità e la libertà non sono destinati a scomparire. Intorno a me, se solo spengo i "rettangoli per il lavaggio del cervello", le persone che crescono non sono stupide, non sono nani, ma giganti. Sono persone che un giorno o l'altro sposteranno le montagne se riusciranno a comprendere la loro forza ed a smettere di lagnarsi (alcuni già hanno smesso). A noi ce lo dicono, ce lo fanno credere che va tutto male e che siamo impotenti, e forse va tutto male, ma non saremmo impotenti per sempre, poiché prima o poi accadrà qualcosa e bisogna solamente stare attenti e rimanere puri al di dentro, per poter cogliere quei segnali una volta che saranno evidenti. Esiste la possibilità di un cambiamento. Quanto mi sono rotto delle persone che si piangono addosso!

Ma non è ancora tempo per questo, forse però inizia ad essere tempo per affermare che un cambiamento è possibile, lo è, e quindi, ognuno con le proprie capacità, può iniziare almeno a vivere nell'ottica di essere persone migliori, di vivere nel meglio di sé stessi, per poi agire quando sarà possibile. Bisogna ripartire dalle persone. Ognuno da sé.

Il tempo mi darà ragione?

giovedì 20 agosto 2009

La diarrea e´un compagno di avventure davvero spietato. Ti coglie quando meno te lo aspetti e nel giro di pochi secondi realizzi di avere un dolorino alla pancia, forse di dover fare una scorreggina (si puo' scrivere scorreggina su un blog?), che sicuramente sia il caso di cercare un bagno, ed alla svelta, o mio dio, dannazione, oh no, ti prego aspetta, ti prego ancora trenta secondi, merda, sono spacciato! In somma una serie di aperture subitanee e serrate verso la consapevolezza della propria situazione intestinale.

E sapete perche´scrivo di questo? Perche´qualche istante fa avevo iniziato un post sull' interessante impianto portoghese di Maputo, dove sono, sul paradosso riguardante il fatto che cio´che di bello c'e´in una citta´come questa e´merito di chi ha sottomesso e schiavizzato...e tuttavia ecco, non riuscivo a concentrarmi a causa delle mie urgenze intestinali.

Un moto di sincerita´, in poche parole.

domenica 16 agosto 2009

L'emozione del ritorno a Beira, il rivedere persone amiche, volti noti, il pigiare pulito e sonoro della mia personale tastiera per portatile, dopo tredici ore di viaggio massacrante. Ma siamo di ritorno e stasera si mangia pesce per festeggiare, in barba al mal di pancia che si affievolisce.

Ecco il primo ritorno. Quello in Mozambico.

sabato 15 agosto 2009

Tra le regole base che ci vengono spiegate in caso di incontro ravvicinato di un elefante, la prima e´stare calmi e lentamente, senza voltarsi, camminare indietro o verso un riparo, guardando l'animale per vedere quel che fa. Se barrisce o agita orecchie e proboscide ci vuole solo spaventare, quando invece ha la testa bassa e le orecchie piegate, meglio correre: e´una carica vera a propria.

Vi confesso che, quando alle cinque e trenta di mattina assonnato esce dalla tenda per andare a lavarsi i denti, non e´che il cittadino italiano medio si aspetti di vedere una madre con piccolo, due massicci pachidermi grigi, scorrazzarli davanti a due metri di distanza. Quindi insomma, ho fatto tutto al peggio: mi sono voltato e spaventato sono corso alla tenda, con agitazione ho cercato di aprire la cerniera senza riuscirci e mi son detto "che coglione". Poi mi sono voltato a vedere quello che succedeva. Per fortuna madre e piccolo non erano interessati ai miei stupidi comportamenti da bianco inesperto. Bellissimo.

Il South Luangwa sono stati due giorni di emozioni spudorate, di stupore, di sorpresa. Il ruggito del leone mentre divora la cena, mentre strappa a morsi le interiora di un puku, nella notte, con le iene che ti guardano da dietro la macchina, in attesa della loro parte. L'eleganza della giraffa, la sua slanciata e femminile bellezza a chiazze.

Forse forse, tra qualche giorno, le foto. Spudorata bellezza di natura.

domenica 9 agosto 2009

Alla Lilongwe Wildlife Reserve vi sono alcuni animali tenuti in cattivita' in grandi aree recintate ed elettrificate. Questi animali sono tutti ammaccati, tenuti insieme con la colla, portati qui solo quando in altri posti non potevano piu' stare, per non parlare del loro ambiente naturale! Non sanno nutrirsi da soli, cacciare e' un concetto a loro del tutto sconosciuto. Passiamo ai dettagli.

C'e` una leonessa di nome Bella, tornata da cinque mesi dalla Romania, dove se ne stava in uno zoo. Bella e` parecchio bruttina, soprattutto perche` guercia da un occhio. Se ne sta appisolata tra gli alberi, la nostra guida tira una pietra al di la` della rete per svegliarla, ma Bella non fa una piega. E` un gattone. Dorme e forse farebbe le fusa. Sogna il numero dei cerchi infuocati al circo itinerante rumeno.

Poi c'e` un leopardo con il ginocchio rotto, che non puo` correre, ferito sul Nykya Plateau e portato qui. Due condor con le ali spezzate che possono permettersi voli di massimo qualche metro, da terra al primo ramo dell'albero cresciuto nella grande voliera che li ospita. C'e` un coccodrillo maschio di quattordici anni che non sara` mai rilasciato in natura perche` l'unica cosa che sa mangiare e` il pollo e non sa ucciderlo, devono accopparlo prima senno` non lo mangia. A lui la carne viva gli fa ribrezzo, e` un coccodrillo di citta`, dopotutto.

Le scimmie ed i babbuini sono invece stati riportati da Israele con un programma di reinserimento di animali esportati all'esterno abusivamente. I babbuini sono stati tutti castrati perche` si teme che diffondano, accoppiandosi, malattie contratte oltre il mar rosso. Quattordici babbuini eunuchi....un'immagine esotica.

Gabriel infine, la nostra guida, fa questo lavoro gratuitamente, nella speranza che prima o poi o molto poi lo assumano e gli paghino uno straccio di stipendio. Ha studiato giornalismo a Blantyre...non ci chiede la mancia e gli offriamo una fanta passion fruit come ricompensa.

giovedì 6 agosto 2009

Lilongwe, Malawi, la dolce semplicita' della citta', dell'avere le cose a portata di mano, del poter andare a mangiare qualcosa all'indiano sotto casa, del riprendere un po' i contatti con il mondo civile, del comperarsi qualcosa al supermercato. Stiamo vivendo un particolare momento, da questa parte del mondo, una parentesi temporale che separa questa vita africana gia' trascorsa dal futuro pieno che ci aspetta al ritorno. Una parentesi temporale che si esplicita nel viaggio, nel safari a cui prenderemo parte nei prossimi giorni in Zambia, non lontano da qui, che si conclude con il ritorno in Mozambico: un ritorno che precede il ritorno vero e proprio.

Domani le fotografie di queste ultime settimane.

domenica 2 agosto 2009

L'Ilala non e' solamente una nave, e' il ventre metallico a cui uomini e cose legano il proprio destino, e' l'unica possibilita' per tutta una popolazione costiera ed insulare di commerciare, di spostarsi, di sopravvivere. Sulla spiaggia dell'isola di Likoma, insieme a noi nel buio pesto delle sette di sera, ci sono due o trecento persone, tutte accalcate, tutte in attesa con i loro enormi bagagli. La nave e' ancorata nel golfo, il suo profilo e' disegnato dalle innumerevoli lampade luccicanti nei riflessi del lago e le persone vi salgono grazie ad una scialuppa che fa la spola con la spiaggia. Questa scialuppa porta a prua l'ironica scritta ''22 person'', come a tentare di stabilire il numero massimo di esseri umani trasportabili per volta. Ironica perche' per ogni tragitto ne salgono almeno una quarantina o piu', stipati, assieme ai propri sacchi pieni di pesce secco, alle galline, a delle casse contenenti chissa' quale preziosa organica merce. Tutti su, insieme, alla rinfusa ed una volta raggiunta la nave, nell'instabile equilibrio tra il bordo di una piccola imbarcazione ed una scaletta di metallo, tutti giu', catapultati da qualche misteriosa forza sconosciuta nel ventre dell'Ilala. Una follia pvs, una forza irrazionale di persone le une sulle altre, accatastate, tutte alla ricerca di uno spazio libero. Noi emergiamo dal caos, galleggiamo verso il ponte alto, dove troveremo spazio ed aria per sopravvivere alle dodici ore di viaggio notturno. Ma i malawiani, eccetto per una piccola ricca percentuale, rimangono sotto, rinchiusi e in attesa.

Si spostano, questi uomini donne e bambini, per tutto il grande lago Malawi, alla ricerca di cibo, commercio e denaro. Sono centinaia, poverissimi, eppure migranti, come uno scuro sciame d'api in volo nella scura notte africana.

Poi, alle cinque del mattino mi sveglio e il sole sorge rapido, esce dall'acqua con quel suo colore rosso smorto e i primi raggi freddi. Inizia la giornata e dopo poche ore l'Ilala attracca a Nkhata Bay. Terra ferma.