martedì 13 gennaio 2009

Un giorno il monaco Vetta-che-Ride scese dall'alta montagna dove  si era ritirato per lungo tempo e, sentendo il bisogno trovare ristoro per le membra, avendo per lungo tempo mangiato solamente bacche e radici, con un sorriso si diresse verso la locanda del paese più vicino. Si sedette su uno sgabello basso di legno ed appoggiò le braccia esili sul tavolaccio massiccio e sporco. Il locale sembrava promettere un pasto lauto e quando la pietanza giunse,  portata per lui dal cuoco in persona, il monaco notò come i tratti di quello fossero crespi di una certa gioia e che delle piccole rughe si erano formate su quel volto di uomo alle stremità degli occhi, quasi volesse gioire per il piatto cucinato. Il monaco prese il cucchiaio di legno e mentre stava per portare alla bocca il primo agognato boccone accadde qualcosa che fece sussultare il suo animo quieto: dal tavolo vicino un altro avventore grosso e barbuto batté il pugno pesante sul tavolo che risuonò con un tonfo sordo. Vedendo il cuoco disse: "E che pietanza sarebbe mai questa? Non è di certo un piatto delle nostre parti! Phua! Carne e riso assieme!" e con fare arrogante ed una manata veloce diede un colpo al piatto con l'avambraccio e quello cadde a terra e si ruppe. Il cuoco non disse nulla e spari nelle cucine, ma Vetta-che-Ride vide scomparire dal suo volto quell'espressione gioiosa. In quel momento entrò un viaggiatore che sembrava aver percorso moltissimi li [unità di misura di lunghezza in uso nell'antica Cina, nda] e toltosi il mantello disse ad alta voce: "Avete forse una zuppa con il cavolo in questa locanda? Sono mesi che cerco in questa terra una zuppa col cavolo simile a quella della mia gente!" Un garzone disse: "In questa locanda serviamo solamente riso e carne, viaggiatore venuto da lontano." Ma quello aveva già infilato nuovamente il mantello ed a testa bassa uscì alla ricerca della sua zuppa con il cavolo. Vetta-che-Ride, sentendo finalmente giunto il momento di assaggiare quella pietanza agognata da molti mesi e temendo che il piatto di riso e carne si freddasse nell'attesa, portò con decisione il cucchiaio alla bocca. Già sentiva qualche chicco di riso sfiorargli il palato ed il sugo della carne gocciolare sulla lingua, quando da un altro tavolo un uomo con fare raffinato sibilò: "Psssst! Io l'ho assaggiato sa! M'è bastato un boccone per capire e capire a fondo! Il riso è scotto e la carne troppo cruda." Il monaco non disse nulla, ma volle esagerare un poco i suoi gesti mentre sfilava compiaciuto il cucchiaio dalla bocca. Quando le papille gustative assaporarono quella pietanza fu un momento di grande gioia, non ricordava nemmeno l'ultima volta che aveva assaporato qualcosa di così saporito. Finì il piatto di riso e carne in breve tempo, si alzo contento e satollo e si diresse verso il bancone per pagare. Estratta la sacca di cuoio dove teneva i pochi spiccioli udì, da dietro le sue spalle, la voce del cuoco che disse: "Per coloro che sanno apprezzare la mia cucina, il pasto è offerto!" Vetta-che-Ride si girò piano e disse: "Non rammaricarti, cuoco, se la tua ricetta non piace agli uomini del paese! Tutti quanti loro infatti, non hanno fame! Torneranno a tempo debito, quando capiranno che le loro zuppe ed i loro piatti sono simili alle radici di cui mi sono cibato sulle montagne!"

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