giovedì 26 febbraio 2009

Eccomi. Divento un diverso. Mettimi su una sedia a rotelle, fai si che il mio corpo tremi scomposto, toglimi l'armonia. Toglimi le mie fortune. Mi trasformo. Sono negro, sono ebreo, sono marocchino. Sono sfigato e poco sociale, timido ed introverso, brutto. Non ho lavoro. Sono un emarginato beone.

Rimarrei me stesso? Vivrei la vita come una partita a poker? Dove sarebbero gli occhi delle dame intorno? Starei bene, avrei la possibilità di trovare l'equilibrio? Rido a crepapelle dell'apparenza con cui mi ricopro, rido della mia estrema superficialità, della mia vanità.

Vai cercando qua, vai cercando là,
ma quando la morte ti coglierà
che ti resterà delle tue voglie?
Vanità di vanità.
Sei felice, sei, dei pensieri tuoi,
godendo solo d'argento e d'oro,
alla fine che ti resterà?
Vanità di vanità.

Vai cercando qua, vai cercando là,
seguendo sempre felicità,
sano, allegro e senza affanni...
Vanità di vanità.

Se ora guardi allo specchio il tuo volto sereno
non immagini certo quel che un giorno sarà della tua vanità.

- Angelo Branduardi -

1 commento:

Anonimo ha detto...

" La strada che ci separa dal giardino del nostro Desiderio, amico, non può che esistere in noi stessi.
Ci è vicina e lontana, quanto possiamo esserlo noi, da noi stessi... "

Faouzi Skali



Buona giornata, Julius