Apre il concerto un violino di corvi,
il cielo ripiega le cime dei pini
come fossero corde d'un arpa
sedotte da invisibili dita.
Dal mare fa eco un naufragio di onde,
già dilaga una carezza di sale
e la risacca riporta nel ventre
un acciottolio breve di granchi.
Distante mormorio di natura
infinito duetto di voci celesti,
bisticciano il vento e l'oceano.
Riuniti a riva, nuova famiglia
si sposano in un bianco di schiume:
muta intesa, scompare l'orizzonte.
2 commenti:
Wow Giulio, un sonetto!
Uhuahuahuahua, hai visto? Anche le case dei poveri era un sonetto, mi sto dando alla metrica!
Faccio un po' fatica con gli endecasillabi...li sciolgo un po' :P
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