domenica 2 agosto 2009

L'Ilala non e' solamente una nave, e' il ventre metallico a cui uomini e cose legano il proprio destino, e' l'unica possibilita' per tutta una popolazione costiera ed insulare di commerciare, di spostarsi, di sopravvivere. Sulla spiaggia dell'isola di Likoma, insieme a noi nel buio pesto delle sette di sera, ci sono due o trecento persone, tutte accalcate, tutte in attesa con i loro enormi bagagli. La nave e' ancorata nel golfo, il suo profilo e' disegnato dalle innumerevoli lampade luccicanti nei riflessi del lago e le persone vi salgono grazie ad una scialuppa che fa la spola con la spiaggia. Questa scialuppa porta a prua l'ironica scritta ''22 person'', come a tentare di stabilire il numero massimo di esseri umani trasportabili per volta. Ironica perche' per ogni tragitto ne salgono almeno una quarantina o piu', stipati, assieme ai propri sacchi pieni di pesce secco, alle galline, a delle casse contenenti chissa' quale preziosa organica merce. Tutti su, insieme, alla rinfusa ed una volta raggiunta la nave, nell'instabile equilibrio tra il bordo di una piccola imbarcazione ed una scaletta di metallo, tutti giu', catapultati da qualche misteriosa forza sconosciuta nel ventre dell'Ilala. Una follia pvs, una forza irrazionale di persone le une sulle altre, accatastate, tutte alla ricerca di uno spazio libero. Noi emergiamo dal caos, galleggiamo verso il ponte alto, dove troveremo spazio ed aria per sopravvivere alle dodici ore di viaggio notturno. Ma i malawiani, eccetto per una piccola ricca percentuale, rimangono sotto, rinchiusi e in attesa.

Si spostano, questi uomini donne e bambini, per tutto il grande lago Malawi, alla ricerca di cibo, commercio e denaro. Sono centinaia, poverissimi, eppure migranti, come uno scuro sciame d'api in volo nella scura notte africana.

Poi, alle cinque del mattino mi sveglio e il sole sorge rapido, esce dall'acqua con quel suo colore rosso smorto e i primi raggi freddi. Inizia la giornata e dopo poche ore l'Ilala attracca a Nkhata Bay. Terra ferma.

1 commento:

Giacomo ha detto...

te ami i viaggi in barca vecchio mio, sono le tue descrizioni preferite, specie quelli passati al limite delle condizioni umane!
sembra che te ne vai in giro per il mondo proprio per vedere il limite delle condizioni di viaggio, da piccoli pullman dove tutti stanno costipati a navi sovraffollate, dai cassoni duri metallici di scassati pickup al sedile di una vecchia moto.
Le tue avventure sono sempre spunto di risate e riflessioni.
Un abbraccio,
a presto.