mercoledì 26 dicembre 2007

Sono seduto ad un tavolo, bevo caffè, nel tentativo di dare al mio cervello un motivo per non impigrirsi. Ricopio formule da una pagina all'altra, improbabili e perigliosi viaggi di equazioni differenziali mi portano in mondi che non conosco comprendo. Sebbene accetti la loro esistenza. In rari momenti d'eccitazione, ogni cosa vola al suo posto, tutto sembra sensato. Per gran parte del tempo, mi osservo da fuori e mi dico "povero imbecille".

La mattina mi sveglio tardi per la stanchezza, ma soprattutto perché la preoccupazione di non riuscire si mischia alla poca voglia di fare, in un pendolo di indecisione. E così mi arrotolo nel letto, mi incarto nelle coperte come un sigaro nella foglia di tabacco. Ed attendo che una mente più sveglia e raziocinante mi strappi dal caldo e dal morbido per rimettermi su questo tavolo dannato.

Sopraggiungono anche pensieri interessanti, ma non c'è tempo per sviscerarli.
Peccato.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono seduto ad un tavolo, bevo caffè, nel tentativo di dare al mio cervello un motivo per non impigrirsi. Ricopio formule da una pagina all'altra, improbabili e perigliosi viaggi di equazioni differenziali mi portano in mondi che non conosco né [qui va l'accento] comprendo. Sebbene accetti la loro esistenza. In rari momenti d'eccitazione, ogni cosa vola al suo posto, tutto sembra sensato. Per gran parte del tempo, mi osservo da fuori e mi dico "povero imbecille".

La mattina mi sveglio tardi, sia per la stanchezza, sia (soprattutto) [devi "chiudere" il secondo sia] perché la preoccupazione di non riuscire si mischia alla poca voglia di fare, in un pendolo di indecisione. E così mi arrotolo nel letto, mi incarto nelle coperte come un sigaro nella foglia di tabacco. Ed attendo che una mente più sveglia e raziocinante mi strappi dal caldo e dal morbido per rimettermi su questo tavolo dannato.