domenica 30 novembre 2008

Sei personaggi in cerca d'autore. Cosa diavolo facevamo, chiusi in casa a digerire un pasto abbondante bevendo un bicchierino di grappa alle gemme di mugo. Fuori la neve copriva imparziale il bosco, le case e la strada; faceva freddo e tirava un vento antipatico, capace di ferire il viso ad ogni fiocco. Alle due del mattino, nella notte nera e bianca alla luce intermittente dei lampioni, eravamo sei puntini affaticati ed emozionati. Volevo solamente rotolare, sbandare, cadere, tuffarmi e nuotare, galleggiare e sprofondare in quel mare gelido che il cielo offriva generoso in dono. Non m'importava dell'oggi, nè del domani: vi sono stati momenti per cui l'unica cosa veramente fondamentale era riuscire a far rotolare una palla del diametro di un metro e mezzo ancora per qualche metro. Ho messo tutta la mia forza e gran parte del mio impeto per spingere, solamente spingere quella massa nevosa, all'unico scopo di spingere, solamente spingere ancora per un po'. Nessun reale obiettivo, tranne quello di rimanere bambino ancora per qualche istante. E poi il freddo ed il bagnato, che lentamente penetrano strato dopo strato fino alla pelle, quel momento in cui avresti preferito rimanere al caldo della stufa e che passa tanto rapido quanto intenso, subito sostituito da una ulteriore idea balorda, una slittata improbabile nella neve fresca, il desiderio di sotterrare qualcuno, un tuffo ad angelo per lasciare la propria orma sul pianeta.

Solo il cielo era testimone di quella gioia notturna; il cielo e quei piccoli esseri che rotolavano, sbandavano, cadevano, si tuffavano e nuotavano, galleggiavano e sprofondavano verso qualche altro attimo di felicità invernale. Forse oggi sono tremendamente stanco, ma nella notte abbracciavo un pupazzo alto due metri e trenta ed era tutto ciò di cui c'era bisogno.

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