giovedì 19 febbraio 2009

Nel tempio di Ishtar, nella città di Mari, 4500 anni fa se ne stava una statuetta raffigurante un uomo con gli occhi spalancati sul mondo, una barba lunga curata in modo raffinato e le mani conserte giunte sul cuore. Mi domando perché uno scultore sumero avesse deciso di estrarre dalla pietra un tale segreto sull'uomo. Il non sapere mi spinge alla ricerca.

Mi domando che cosa significhi civiltà, mi domando, guardando in profondità in due occhi di pietra, quanti passi avanti o indietro siano stati fatti negli ultimi cinque millenni. Avanti o indietro? Non lo so. Me lo domando.

Mi chiedo anche che cosa potesse pensare dell'universo, della terra e dell'uomo un essere umano vissuto cinquemila anni fa e con una sensibilità tanto evoluta da curare la propria barba come quella di questa statua. Mi chiedo quanta strada dovrò fare per raggiungere quella visione, mi chiedo:


Esiste una visione dell'Esistenza che accomuna tutti gli esseri di tutte le epoche? Potrò abbandonare il relativismo che oggi sembra la soluzione meno invasiva e dogmatica? Quanto dovrò sudare per giungere, in questo senso, in qualche luogo? E voi che fate, venite con me o rimanete?

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