mercoledì 4 febbraio 2009

Senza più trattenere

Botton d'oro del mattino
schiudo le dita come petali.
Il vento accarezza le palme:
vedo frusciare lontano
ciò che non ho mai posseduto.

Sui sentieri di rughe sottili
si posa l'ambrosia del cielo,
una mosca di luce solletica
il lieve respiro della pelle
ch'accoglie un raggio di sole.

In su la terra baciata da stelle
crescono svelte vette di larici,
mutan due lacrime di rugiada
in trasparenti acque montane
al centro della mia mano aperta.

Sono ormai monti innevati
le carni ondulate all'intorno.
Stupito partecipo al nascere
d'un microcosmo primevo
d'una elegante letizia interiore.

Gli animali tutti ora popolano
il mio palmo finalmente disteso;
odo il bramire del cervo,
una lince dorata beve non vista
alla fonte della mia stessa visione. 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

dopo averla letta e riletta...semplicemente geniale ingegneria poetica!

GiulioDelleStelle ha detto...

Apprezzo davvero quel "letta e riletta"! Mi piace pensare che prima o poi, il significato emerga...!

A presto!
Giulio