mercoledì 30 gennaio 2008

Quest'oggi avrei voluto partire per San Pietroburgo. Ad ora di pranzo, avrei voluto godere del gelo penetrante dell'inverno russo, quello dei libri di Dostoevskij. Tra una forchettata di spaghetti e l'altra mi muovevo nella neve alta sulla prospettiva Nevski, con un vento a trenta gradi sotto zero, proprio come nella canzone di Battiato. Mi è mancato, Battiato. Così ora mi concedo per un poco la sua voce pulita.

Pochi minuti di immaginazione sono sufficienti per creare una realtà fisica, per rendere le cose reali? Dipende dai particolari, dipende da quale visione s'accamperà di gitto, voltandosi di scatto, se vi saranno particolari definiti (una donna che chiude per bene il cappotto al figlioletto? - un uomo barbuto che entra in una locanda?), o se vi sarà invece un nulla indefinito, ed un terrore ubriaco ad attenderci. A farci tornare nella dimensione reale.

Come si può "andare in un'aria di vetro"?

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