martedì 20 ottobre 2009

Ecco, correggo errori d'ortografia disseminati nella mia tesi, ascolto la voce elegante, aulica e poetica di Branduardi e tutto d'un tratto, proprio un istante fa, dentro mi torna quell'aria di certi luoghi marocchini, quel buio quando di luci sulla terrazza del Riad Rahba dove stavo a Marrakech, il rumore lontano di una discoteca. E' l'inizio di un violento ritorno di luoghi, volti, gesti, atti passati, andati per sempre eppure vivi, come fossero qui, davvero, adesso, vissuti di fresco. Così ancora una volta riscopro quanto sia fragile il concetto di reale, qui davanti allo schermo a correggere errori e con dietro gli occhi una cascata di Ouzud che romba nel caldo di mezzogiorno.

2 commenti:

Paolo ha detto...

" Nella levità di questo giorno perfetto,
respira la notte di ciò che sei stato. "

Koan - pf 21 ottobre 2009

Giacomo ha detto...

Sostanzialmente il tempo è sempre perfetto. Siamo noi ad essere spesso altrove.

Non centra nulla con il discorso lo so, però mi è venuta in mente questa frase che mi sembrava proprio figa.